inchiesta

Inchiesta

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Libere
di scegliere, libere di vivere, libere di essere noi stesse.


Da
tempo immemorabile ci ritroviamo, unite, a ribadire le nostre
libertà. C’è da sempre una forte volontà di
controllo sulle donne: controllo della nostra sessualità, dei
nostri desideri, delle nostre relazioni, del nostro immaginario, dei
nostri modi di vivere noi stesse slegate da vincoli e ruoli che ci
vengono imposti.

In
tutte le ere, e in tutte le storie e le favole, c’è
ricorrente uno stereotipo: la donna è bellissima, deve
sposarsi, la sua purezza – cioè la sua integrità
sessuale – deve essere controllata.

Da
qui in poi la storia la conosciamo tutt@: la donna è
“strumento” di “procreazione”, “lavoratrice” per la
famiglia, svolge compiti di cura.Ma riveste anche un altro ruolo:
quello di oggetto sessuale.

Cioè
in
ogni contesto o situazione in cui normalmente svolgono le loro
attività, le donne vengono sottoposte a dei vincoli, di
carattere religioso, sociale e politico.

Non
si studia, infatti, che la forma base di una società è
la famiglia?

E
non è forse la famiglia il luogo in cui viviamo costrette in
questi ruoli?

La
famiglia è quindi il luogo in cui più spesso perdiamo
la nostra libertà e tutto il mondo che “dobbiamo” vivere
è quello racchiuso nelle mura domestiche.

Come
non ricordare infine che la famiglia è il luogo in cui
vengono consumate le peggiori violenze e molestie sulle donne?


Oggi di certo sono
cambiati i modi e gli stili di vita, i lavori, ma i compiti affidati
alle donne restano i medesimi. Ancora oggi ci troviamo a leggere la
società, analizzarla e scrivere documenti sulla nostra libertà
di scegliere se essere madri o no, sulla nostra libertà
sessuale, sulla nostra vita che, ovviamente, non deve essere legata a
paradigmi. Viviamo liberamente noi stesse!


Da
tutto ciò nasce il Collettivo Malefimmine, dalla
rabbia
per ciò che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle ogni volta
che sentiamo la notizia di una donna uccisa per troppo amore, di una
ragazza violentata perché provocante, di una donna picchiata
perché ribelle, ma soprattutto dalla sete di
riscossa
e
libertà
che
attraversa le nostre vene, dalla
gioia
di amare e di voler esistere come decidiamo noi!

La
nostra necessità basilare è quella di poter
condividere, l’una con l’altra, le nostre esperienze, partire da
noi stesse per riuscire ad analizzare e scardinare le contraddizioni
del sistema maschile e patriarcale che risiedono in noi.

Per
questo abbiamo deciso, insieme a realtà , movimenti e donne di
tutta Italia, di dare vita a momenti di riflessione e discussione che
possano portarci nelle strade e nelle piazze tutte insieme a
riprenderci i nostri spazi, i nostri tempi e le nostre vite.


Da
mesi ormai non si fa che discutere del valore della vita in assoluto,
della famiglia come principio, delle donne, sulle cui scelte devono
essere fatti dibattiti e leggi. Di futili momenti della vita politica
italiana siamo stanche, non solo perché gestiti da uomini o
secondo logiche maschili, ma anche perché distolgono
l’attenzione dai veri problemi che angustiano la società:
primo tra tutti l’assenza di un reddito garantito, di un lavoro e
spesso di una casa. In queste condizioni, le donne che volessero
diventare madri come potrebbero farlo?E certamente questo sarebbe un
dibattito utile su un problema reale.

Per
non parlare della totale assenza di servizi pubblici quali asili nido
e scuole per l’infanzia.

La
competizione elettorale a cui stiamo assistendo si veste ancor più
di ridicolo alla luce del fatto che la disputa è su quale
delle due parti riesce ad applicare meglio le leggi del liberismo,
cioè a mettere meglio in pratica la logica del profitto,
dello sfruttamento e delle ineguaglianze.


Argomento
frequente degli ultimi dibattiti politici, e addirittura di molti
programmi-varietà, è la legge 194/78( legge
sull’aborto). E’ chiara la strumentalizzazione del corpo delle
donne in questo contesto. Nessuno dei partiti politici prende
posizione e viene lasciato ampio spazio ad affermazioni gravi sulle
responsabilità delle donne e sui loro diritti.

Le
donne sarebbero delle assassine e incapaci di prendere decisioni
sensate.

E
la Chiesa in questo contesto trova larghi margini per potersi
inserire nei dibattiti politici, emergendo quale forza estremamente
reazionaria , capace di mobilitare molti voti, pertanto, la sua, è
una presenza importante per entrambe le coalizioni.

La
decisione di ricorrere all’interruzione di gravidanza non è
mai semplice né affrontata con leggerezza.

Il
principio assoluto che guida la nostra lotta è la possibilità
di scelta e il diritto assoluto di non ricevere pressioni né
offese.

La
moratoria sull’aborto è uno degli esempi con cui si rende
evidente la lontananza della politica istituzionale dai bisogni della
gente.

L’obiezione
di coscienza ( possibilità dei medici ginecologi di non
praticare l’i.v.g. ) spesso non corrisponde a necessità di
fede religiosa ( che tra l’altro non dovrebbe vincolare le scelte
altrui ), ma ad adesione a determinate lobby ecclesiastiche o
partitiche che consentono l’accesso clientelare del personale
sanitario negli ospedali. Traendo spunto dagli ultimi episodi di
cronaca, evidenziamo come molti dei medici, obiettori presso le
strutture ospedaliere, pratichino poi aborti privatamente, cioè
lucrano su momenti di particolare delicatezza per le donne. Ci
chiediamo dunque se la fede religiosa non riconosca la libertà
di scelta solo perché assolutamente individuale, gratuita, e
soprattutto indipendente da mere logiche di mercato! E sappiamo
quanto la Chiesa sia affezionata alle proprie ricchezze e ai propri
privilegi, non ultimo quello di non pagare l’ici su tutte le
centinaia di beni immobili presenti sul territorio nazionale.


In molte
città italiane, i Consigli di Amministrazione delle ASL sono
nelle mani di politici e politicanti che vincolano la carriera dei
medici alla decisione di questi ultimi di dichiararsi obiettori. In
alcune di queste il servizio di i.v.g.(interruzione volontaria di
gravidanza) non viene effettuato, e in altre vi sono delle liste
d’attesa lunghissime che chiaramente provocano un’ulteriore
sofferenza delle donne e un rischio per la loro salute.

Nella
città di Palermo, capitale dell’affarismo e di loschi
espedienti, i medici non obiettori sono solo una decina, e questi non
di rado si trovano a dover effettuare quasi esclusivamente i.v.g.,
impedendo così loro di svolgere appieno le loro professioni.
Oltretutto la degenza in alcune delle strutture è degradante e
lesiva della dignità delle donne.

Denunciamo
anche che adesso l’obiezione di coscienza comincia a travalicare i
termini previsti dalla legge. Infatti, in molte strutture sanitarie
pubbliche non viene prescritta la pillola del giorno dopo, che non
essendo un farmaco abortivo non prevede obiezione.In più,
molte farmacie non si riforniscono della suddetta e addirittura
cominciano a non vendere i preservativi: questa non è
obiezione di coscienza,ma sospensione di servizio pubblico e rifiuto
d’atti d’ufficio ( il comportamento del farmacista, penalmente
rilevante in ragione del disposto di cui all’art. 328, comma 1,
c.p. (Rifiuto d’atti d’ufficio), è contrario all’art. 38
del R.D. del 30 settembre 1938, n. 1702, il quale, nel testo vigente,
precisa che:
“I
farmacisti
non
possono rifiutarsi

di vendere le specialità medicinali di cui siano provvisti e
di spedire ricette firmate da un medico per medicinali esistenti
nella farmacia. I farmacisti richiesti di specialità
medicinali nazionali, di cui non siano provvisti, sono tenuti a
procurarle nel più breve tempo possibile, purché il
richiedente anticipi l’ammontare delle spese di porto.”
).
Riteniamo
che il modo migliore per vivere con se stess@ sia quello di
conoscersi e sapere vivere liberamente e svincolat@ da bigottismi e
credenze. La decisione di non vendere gli anticoncezionali, tra le
altre cose, è controproducente rispetto alla battaglia contro
le malattie sessualmente trasmesse.


Poiché
crediamo nella libertà di scelta e nel diritto fondamentale di
poter decidere per noi stess@ lanciamo a Palermo la campagna
“obiettiamo gli obiettori”, ideata dal collettivo
Mai
State Zitte

di Milano.


Obiettiamo
gli obiettori" significa che esercitiamo il diritto di scegliere
da chi farci curare, pretendendo un rapporto di fiducia, trasparenza
e assunzione di responsabilità con la persona a cui affidiamo
la nostra salute. Significa, quindi, pretendere dalle Asl, dai
Consultori e dagli Ospedali l’elenco del personale medico-sanitario
che pratica l’obiezione di coscienza. Alle donne che intendono
difendere e affermare il diritto all’autodeterminazione proponiamo
di:

  1. costituirci
    come soggetti politici che esigono la pubblicizzazione e
    l’affissione pubblica negli ospedali e nei consultori delle liste
    del personale sanitario che fa obiezione;

  2. cominciare
    a raccogliere città per città, ospedale per ospedale,
    consultorio per consultorio tutte le informazioni che già si
    hanno, facendo una prima lista dei nominativi che si posseggono

  3. promuovere
    il boicottaggio in toto di tutti i reparti e di tutte le prestazioni
    (analisi del sangue, visite, ecc) degli ospedali in cui ci sono più
    obiettori;

  4. creare
    un sito dedicato a questo dove raccogliere informazioni.




Inestimabile
è il lavoro portato avanti dai consultori, avamposti sanitari
pubblici e gratuiti, che spesso operano in condizioni precarie e
senza finanziamenti. Queste strutture nascono con la legge 405/1975
grazie alle lotte delle donne degli anni ‘70. Sono un luogo in cui
trovare ausilio medico, indipendente da ospedali e da lobby di potere
( nella maggior parte dei casi), e sostegno psicologico. Oggi anche
questi luoghi sono in pericolo a causa delle pressioni del Movimento
per la Vita

(
organizzazione dell’Opus Dei ) che cerca di inserirsi nei
consultori per insinuare opinioni e giudizi sulle scelte delle donne,
in un momento particolare come quello della gravidanza, in cui le
donne dovrebbero potere parlare esclusivamente con personale
competente e quindi sanitario.



Ricordiamo
che:

  • chiediamo
    l’introduzione della RU-486 ( pillola per aborto farmacologico);

  • la
    pillola del giorno dopo non è una pillola abortiva;



Stiamo
pertanto dando vita ad un’inchiesta sulle farmacie “obiettrici”,
sui medici obiettori.

Abbiamo
bisogno della collaborazione di tutt@.

Se
avete situazioni da denunciare, conoscete farmacie che non vendono la
pillola del giorno dopo o gli anticoncezionali, o incontrate il
movimento per la vita in ospedali o consultori, mandate una e-mail a
:
malefimmine@gmail.com,
oppure registratevi sul portale www.kom-pa.org e lasciate un
commento.

Oppure
venite ogni sabato pomeriggio dalle ore 17.00 alle 20.00 all’”area
di ascolto e di informazione sulla sessualità”presso il
centro sociale ASK 191

(
viale Strasburgo 191 )





AVANZIAMO
LIBERE E PRENDIAMOCI TUTTO CIO’ CHE CI SPETTA!


RIPRENDIAMO
IL CONTROLLO DELLE NOSTRE ESIGENZE SESSUALI, DEI NOSTRI PIACERI E
DESIDERI.

SU
QUESTO COSTRUIAMO IL NOSTRO MONDO POSSIBILE E SU DI ESSO LE NOSTRE
RIVENDICAZIONI PER UN FUTURO CHE SOLO NOI POSSIAMO CONQUISTARE
ABBATTENDO IL SISTEMA LIBERISTA E SFRUTTATORE CHE CI COSTRINGE CHINE
AD ACCETTARE SILENZIOSE UN MONDO DI PRECARIETA’,

SOFFERENZE
E DISUGUAGLIANZE!







Viviamo
liberamente noi stess@.

Libertà di scelta

Autodeterminazione

Resistenza.


4 risposte a “inchiesta”

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