Roma Pride 2010:Noi non ci saremo

ROMA PRIDE 2010: NOI NON CI SAREMO

A Roma, negli ultimi mesi, sono accadute cose talmente sconcertanti e rilevanti in
merito al Pride della Capitale del 2010
da indurre molte
Associazioni, gruppi e singoli/e ad una riflessione comune, avvenuta
nella sede del Circolo Mario Mieli in tre riunioni molto partecipate e
ricche di diversità.

Dopo un’ ampia analisi della situazione politica
attuale del movimento lgbtiq e dei fatti di Roma, le Associazioni, i
gruppi, i/le singoli/e che sottoscrivono questo documento hanno deciso
di non aderire a Roma Pride del 2010, per ragioni sia di metodo sia di
sostanza politica, che riassumiamo con poche righe non esaustive ma
indispensabili
.

Il comitato che organizza e promuove il
Roma Pride, costituito alla fine da sole quattro
associazioni romane
, ha effettuato una serie di operazioni, da aprile ad oggi, tali da impedire modalità di costruzione condivisa.
Prima sono stati contestati i Pride precedenti e si è richiesta una
nuova entità organizzatrice a ridosso dell’evento, invocando maggiore
collegialità ma estromettendo dalla costruzione
tutte le realtà non della Capitale, per la prima volta dal 1994
.
Poi si è perpetrata una messa in scena di falsa
democrazia
attraverso il passaggio di due brevi
workshop
di proposizione di idee sotto la
guida di una psicoterapeuta, delegando poi le decisioni sostanziali a
piccoli gruppi di lavoro scollegati fra loro
. Successivamente
si è spostata la data dell’evento dal 12
giugno al 3 luglio, incomprensibilmente verso un periodo più infelice
per la partecipazione e contro una decisione
assunta a febbraio durante un incontro nazionale di movimento a Napoli
,
questo mentre i gruppi di lavoro in teoria dovevano ancora decidere in
raccordo fra loro. Analogamente l’ufficio stampa ha
scelto e resi pubblici slogan, data e logo prima che si pensasse a
quale dovesse essere l’essenza del documento politico da stilare,
capovolgendo la logica di qualunque manifestazione esistente
. E
via discorrendo, con tante e tali “novità” di cui via via si prendeva
atto senza alcun vero confronto politico. E potremmo continuare. Un Pride che si autoproclamava “di tutti” è diventato nei
fatti di pochi, in particolare di sole quattro sigle
.

Si è perpetrata una involuzione sostanziale
dei contenuti politici, a partire dallo slogan e dal comunicato stampa
di annuncio della manifestazione: questo Pride
trova la sua rivoluzione nei i baci e nell’affettività, cioè in quanto
di più blando e generico esista, con la sconvolgente amnesia delle
pietre miliari e quarantennali delle lotte di movimento lgbtiq, ovvero
orgoglio, liberazione, visibilità, autodeterminazione, sessualità, lotta
per i diritti, laicità etc
. Si è compiuta inoltre una
regressione culturale di cui forniamo solo alcuni degli innumerevoli
esempi: la rinuncia alla politica costruendo un Pride che passa
attraverso una psicoterapeuta; la perdita dell’uso
del femminile nel linguaggio; l’irrilevanza della questione transessuale

(persino nella esiguità impressionante di persone trans nel comitato),
salvo talune richieste di specifici interventi normativi nella
piattaforma rivendicativa più lunga della storia,
talmente tecnica da sembrare una tesina da giovane avvocato lgbtiq
;
l’uso smodato del vittimismo; la ossessiva e plumbea richiesta di
supporto di polizia e telecamere; la perdita del senso della storia e
delle indubbie conquiste sociali e culturali ottenute dal movimento;
l’idea che le Associazioni hanno fatto il loro tempo e devono fare passi
indietro, salvo poi dirigere il tutto attraverso poche persone che
nelle Associazioni ci stanno da decenni o ne hanno attraversate
parecchie, e magari militano anche nei partiti; l’uso spregiudicato
delle vicende di cronaca di transfobia e di omofobia, ignorando le prime
e strumentalizzando le seconde come spot davanti ai media, magari
appropriandosi anche di iniziative altrui (vedi la fiaccolata
organizzata da We Have a Dream il 30 maggio scorso), rilasciando
dichiarazioni alla stampa e appiccicando cartelli con il logo del
“proprio” Pride sul petto di chi ha promosso, dietro alla sola bandiera
rainbow, una manifestazione di solidarietà e di risposta agli episodi di
violenza. E potremmo continuare.

Si è sostanziata una marginalizzazione delle realtà
lgbtiq di area culturale di sinistra e si è proposto un indistinto
qualunquismo politico, basandosi su un progetto ipotetico di
trasversalità che vuole andare a tutti i costi a scovare una sensibilità
della destra italiana verso le tematiche gay, lesbiche e transessuali
che nella realtà non esiste, se si escludono rare e in fondo doverose
estemporaneità istituzionali o amministrative
. Si è arrivati a
preoccuparsi più della questione della necessità e volontà di cercare
sponde a destra, anche in quella cosiddetta "estrema", che coinvolgere
nel Pride i collettivi universitari e non, i centri sociali, le
femministe, i partiti, i sindacati, le Associazioni che si occupano di
diritti umani, le radio e le televisioni che aprono al territorio, i
testimonial sensibili, migliaia di cittadine e cittadini comuni che nel
Pride hanno visto negli ultimi anni un momento essenziale per stare
insieme con consapevolezza e gioia, reagendo all’involuzione politica e
sociale del nostro Paese. Ci si è naturalmente preoccupati di non
dimenticare nel documento politico la parola antitotalitarismo, affinché
la parola antifascismo non rimanesse sola ed inequivocabile.

C‘è talmente più realismo del re, che ci
si preoccupa di evitare qualunque possibile polemica con
l’amministrazione di turno (comunque guarda caso di destra), risolvendo persino le questioni politiche con un semplice e
docile “ci ripensi”
rivolto al sindaco Alemanno, che si
dichiara contrario ad una legge contro l’omofobia e la transfobia E
potremmo continuare.

Ma ci fermiamo nell’elencazione dei vari motivi che
ci allontanano da questo Pride non perché non ve ne siano altri, ma in
quanto riteniamo che quelli esposti siano già sufficienti per spiegare
un atto così serio ed inedito da parte nostra.

Ci sentiamo orfani/e quindi di un appuntamento
vero, vitale, condiviso
, ricco e coinvolgente quale è stato
fino ad oggi il Pride romano, significativo per tutta la comunità lgbtiq
italiana e per la città di Roma. Non riusciamo in
nessun modo a riconoscerci in nulla di ciò che Di’Gay Project, Arcigay
Roma, Gaylib Roma e Azionetrans, ovvero il Comitato del Roma Pride 2010,
hanno realizzato a testa bassa
sino ad ora, senza nemmeno un
attimo di ripensamento. Quindi con dolore immenso non aderiamo al Pride,
con la scelta condivisa che ogni Associazione firmataria, se vuole,
possa trovare liberamente proprie modalità di presenza per i propri
associati e prendiamo le distanze dall’atto di destrutturazione
metodologica, politica e culturale che si è perpetrato ai danni di un
appuntamento da sempre e da tutto il movimento italiano sentito e
ritenuto importantissimo . Ci aspettavamo da parte
del comitato un qualche momento di consapevolezza del crescente
sfaldamento, soprattutto dopo le continue critiche piovute da ogni dove e
dinanzi al progressivo rimanere da soli. Non c’è stato nulla, non si
capisce se per incapacità politica e inesperienza, o per la precisa
volontà di provocare una spaccatura nel movimento
. Noi vogliamo
invece ristabilire modalità serie di coesione e fiducia, ribadire
contenuti e storia del movimento, rilanciare percorsi di costruzione
politica. Bisogna riattivare un dibattito vero, ribadendo vigorosamente
lo spirito di liberazione di Stonewall.

Su questo solco è quindi indispensabile continuare il percorso sia di
lotte per i diritti e tutele verso coppie e singoli/e lgbtiq, sia di
battaglie più ampie per una società più libera, come quelle contro le
politiche di repressione e strumentalizzazione sui corpi delle persone
trans, di donne e di migranti, contro il pacchetto sicurezza (come non
ricordare i Cie – Centri di espulsione), contro la privatizzazione dei
servizi e dei beni comuni, e via discorrendo. La
nostra mancata adesione è un atto di vera assunzione di responsabilità
,
l’unico possibile rimasto: non nel nostro nome tanta pochezza di
contenuti, manifesta incapacità e tanta
mistificazione, non nel nostro nome la ricerca di visibilità di pochi
i.

Non ci sarà da parte nostra nessun atto se non
questo: noi non ci saremo. E non andremo nemmeno a inizio parata a
cercare solo le telecamere per comunicare urbi et orbi la nostra
distanza, come ha fatto in passato chi si è ricordato di amare tanto il
Pride solo quest’anno, che l’ha voluto organizzare a tutti i costi e a
modo proprio
.

Andremo invece tutti ed tutte a Napoli il 26
giugno, a sostenere un Pride che condividiamo e sentiamo nostro
,
anche se la gioia di quel giorno non colmerà il senso di perdita umana e
politica del Pride di Roma, stracciato e mortificato come un pannetto
inutile in mano a pochi in totale smarrimento.

Antagonismo Gay Bologna
Associazione Culturale Gender
Associazione Libellula Trans
Associazione LLI – Lista Lesbica Italiana
Azione Gay e Lesbica Firenze
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Circolo Pink Verona
Coordinamento Facciamo Breccia
CLR Coordinamento Lesbiche Romane
Coordinamento Trans Sylvia Rivera
Coq Madame
Corpolibero – Coordinamento lgbtiq di Rifondazione Comunista
Fuoricampo Lesbian Group Bologna
Gayroma.it
Il collettivo tilgbq "Sui Generis"
La Roboterie
Leather Club Roma
Le Ribellule
M.I.T. – Movimento Identità Transessuale
Open Mind Catania
REFO – Rete Evangelica Fede e Omosessualità
Subwoofer Bears

ADESIONI PERSONALI
Alessandra Marinucci
Diego Tolomelli
Fausto Perozzi
Marcella Di Folco
Massimo Quinzi
Porpora Marcasciano
Nicole De Leo
Laurella Arietti
Valerie Taccarelli
Massimo Vario
Federica Pezzoli
Paolo Violi
Samuele Benedetti
Ugo Malatacca
Gianluca Manna
Franco Salaris
Manuel Savoia
Mauro Cioffari

Per adesioni
noncisaremo2010@gmail.com

incontro con il sexy shock di bologna: “temporaneamente tua” – workshop sex toys

 temporaneamente_toy_bn.pdf

Venerdì 14 maggio
Presentazione del libro
Temporaneamente tua
Identità, autenticità e commercio del sesso
 di Elisabeth Bernstein, a cura del collettivo Sexyshock di Bologna.
interverranno:
– Collettivo sexyshock Bologna,
– Comitato SiciliaPride2010,
– Collettivo Malefimmine,
– Zetalab.
A seguire cena vegan

ore 22:00
(SEXY)SHOCK PARTY
Dj Nia e The Tornadeos
ingresso 2 euro

 Sabato 15

dalle 15.30
seminario sull’utilizzo, la cura e la manutenzione dei sextoys

INGRESSO CON SOTTOSCRIZIONE – 3 EURO – PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA (entro il 105) ALL’INDIRIZZO EMAIL malefimmine@gmail.com, in cui specificare nome, telefono, mail, numero dei partecipanti.
I sex_oggetti sono simpatici, goduriosi, cavalcano l’autonomia sessuale, cavalcano l’incontro divertente con altre donne o con uomini fantasiosi, vibrano e massaggiano, dalla clitoride all’orecchio sinistro.
Ironici, sfatano miti sfeticciano feticci, sono loro stessi possibili feticci perché il mondo é sessuabile, tutto il bello della vita é la sperimentazione.
Nella sperimentazione sessuale c’è molta energia bella e rivoluzionaria.

8 marzo 2010

lunedì 8 marzo dalle 18.00 allo z rioccupato (via Boito 7) avrà
inizio un pomeriggio di mostre, incontri, banchetti,letture sulle lotte
delle donne, accompagnati da performance musicali.
Nel corso del
pomeriggio saranno proiettati dei video tra i quali : " il movimento
delle donne in Sicilia negli anni ’70 – ’80" video accompagnato
dall’esposizione della mostra sul movimento delle donne negli anni 70 a
cura di Ambra Mangani, "il corpo delle donne" di Lorella Zanardo e
Marco Malfi Chindemi, proiezione di foto e immagini de "i monologhi
della vagina" lettura dei monologhi di Eve Ensler da parte delle donne
di Palermo.
Che ognun* porti il suo contributo fotografico, cartaceo, video ecc…
Questo
è un modo per non far passare inosservata una data tanto importante,
soprattutto in questo momento storico di revisionismo culturale,
sociale istituzionale,contro un rimodellamento della società  in senso
securitario e oppressivo, in cui la famiglia patriaracale eterosessuale
diventa il nucleo fondante e fondamentale, e in cui i diritti delle
donne, ottenuti con anni di lotte, vengono sempre più messi in
discussione.

Alle 20.00 sarà offerto anche un "gustoso aperitivo"!

Per noi compagne importante è che questa giornata venga svolta allo z, laboratorio politico e autorganizzazione sociale.
 
8 marzo 2010
 
 

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UNA DONNA SU TRE NEL MONDO SUBISCE O HA SUBITO VIOLENZA NEL CORSO DELLA SUA
VITA!
Il 70% DI QUESTE VIOLENZE AVVIENE TRA LE MURA DOMESTICHE!!!


Nonostante questi dati, i governi continuano ad
ignorare la realtà e a strumentalizzare la violenza maschile sulle donne per
approvare leggi razziste, xenofobe, e lesive dei diritti dei/delle cittadini/e,
come il pacchetto sicurezza! Così facendo le istituzioni non soltanto deviano
la discussione e l’attenzione dell’opinione pubblica su temi altri che non
riguardano, né risolvono il problema, ma soprattutto perpetuano un
atteggiamento discriminatorio per le donne, e in questo senso commettono una
violenza di eguale entità, di chi ci uccide, ci stupra, ci costringe a vestire
dei ruoli che non abbiamo scelto, limitando le nostre libertà.


In altri paesi del mondo, e in effetti anche in Europa, e ovunque si siano
sviluppati movimenti di donne e dibattiti sul fenomeno, da anni ormai si parla
di femminicidio.
Per femminicidio si intende qualsiasi violenza sulle donne in quanto donne, e
per questo essa non dipende né dal passaporto, né dalla religione, né dalla
situazione economica, ma è una violenza esercitata sulle donne dagli uomini,
dalla cultura dominante (che è maschile), dalla società, da istituzioni e
legislazioni che sono frutto della cultura patriarcale! Trattasi della costante
situazione di discriminazione a cui le donne sono sottoposte dalle famiglie ai
luoghi di lavoro, dalle concrete azioni quotidiane alle limitazioni poste alla
nostra libertà di scelta.
Slogan quali l’”utero è mio e lo gestisco io”, oggi guardati con un ghigno o
considerati retrogradi, esprimono in poche parole concetti chiave della vita
delle donne: in Italia qualsiasi dibattito politico, partitico o istituzionale
sui diritti delle donne, passa automaticamente attraverso la normazione dei
nostri corpi e la violazione della nostra sessualità; sul controllo dei nostri
desideri e delle nostre scelte; sul mantenimento di un “decoro” imposto sulla
nostra pelle da secoli di cultura maschile, una cultura che vede le donne solo
come mogli e/o oggetti sessuali che DEVONO DARE all’uomo, e la cui sessualità è
vista come complementare a quella maschile ( concezione da cui deriva
l’omofobia, la lesbofobia, la transfobia)!

A
proposito delle aggressioni di stampo omofobo che hanno riempito le pagine dei
giornali e che purtroppo non si esauriscono:
«(…) Questo
tipo di aggressioni rende più evidente il legame di necessità tra fascismo e
sessismo, fascismo uno dei cui fondamenti è rappresentato dal mantenimento violento
del sistema patriarcale di sottomissione di un sesso all’altro. Ma la cultura
patriarcale non si esaurisce nel fascismo, sottende le relazioni tra maschi e
femmine così come le ha strutturate l’eterosistema, quel sistema ideologico
cioè che persegue la normazione dei generi come “complementari” l’uno
all’altro, sistema che quindi non può che combattere ferocemente il lesbismo,
soggettività che lega esplicitamente l’accesso maschile al corpo femminile, che
rifiuta l’obbligatorietà e la naturalità dell’etero-sessualità.(…)»
[1].

 

Siamo stanche di vedere i nostri diritti calpestati e i nostri sogni
spegnersi dentro le mura di casa, spesso insieme alla nostra dignità. Noi non
abbiamo scelto, tocca a noi adesso decidere!
Repressivo e violento è imporci un modello familiare etero patriarcale,
un’istituzione cioè per noi totalizzante e totalitaria, una prassi, inoltre,
che equivale a quel 70% di violenze di cui si è detto prima.
Repressivo e violento è far credere che la nostra sicurezza passa per un
rinvigorimento delle forze dell’ordine, non soltanto perché maggiore controllo
è sempre uguale a maggiore violazione della nostra dignità, ma soprattutto
perché sono proprio loro a garantire la conservazione di questo sistema, e non
di rado, a non riconoscere la violenza e a rinviare a casa chi si rivolge loro
a denunciare il convivente, il padre, il fratello, lo zio, il marito, ecc…
Repressivo e violento è per noi donne, vedere oggi legittimate tutte quelle
ideologie fasciste e razziste che ci vedono come madri della patria,
conservatrici di una razza pura che ci fa paura!
A questo continuo crescendo di leggi, decreti e politiche repressive, si
aggiunge una politica indirizzata alla riduzione dell’informazione e dei
servizi per le donne dovuta al pericoloso crescendo di medici obiettori in
ospedali, farmacie e consultori. Per questo rilanciamo la campagna OBIETTIAMO
GLI OBIETTORI (www.ogo.noblogs.org), e la raccolta di informazioni e dati sulla
presenza degli obiettori e sui disservizi che ne conseguono.

Collettivo Malefimmine

Per info: malefimmine@gmail.com – www.malefimmine.noblos.org –
www.myspace.com/malefimmine

 


[1] Elena
Biagini, Lesbiche che fanno paura. Una mina al sistema-famiglia.
Pubblicato su “In fondo l’Itaglia è tutta qua”. Facciamo Breccia. www.facciamobreccia.org

Verso il No Vat 2010

Vi invitiamo a partecipare alla cena sociale che si terrà domenica 7 febbraio alle 20.00 presso il laboratorio z, per contribuire tutt* alla manifestazione nazionale No Vat del 13 febbraio a Roma.
Dopo la cena proietteremo il film-documentario "Il corpo delle donne" di Lorella Zanardo.
Arrivate numeros* e diffondete questa email!
Sempre in difesa dello Zetalab rioccupato e di tutti gli spazi liberati.
 
Il collettivo Malefimmine

In basso la piattaforma No Vat 2010
Per maggiori informazioni visitate il sito http://www.facciamobreccia.org/
Per aggiornamenti sul laboratorio z http://www.kom-pa.net/

no vat

Il 13 Febbraio 2010 per il quinto
anno scendiamo ancora in piazza contro il Vaticano per denunciarne l’invadenza
nella politica italiana: è infatti uno degli attori che agiscono nelle
complesse dinamiche di potere sottese a un sistema autoritario e repressivo.


L’11 febbraio 1929 i Patti Lateranensi sancivano la saldatura tra Vaticano e
regime fascista, oggi le destre agitano il crocefisso per legittimare un ordine
morale in linea con l’integralismo delle gerarchie vaticane, lo
strumentalizzano per costruire un’identità nazionale razzista e una
declinazione della cittadinanza eterosessista e familista.

Da una parte le
destre criminalizzano immigrate ed immigrati, istigano a una vera “caccia all’
uomo”, li/le rappresentano come la concorrenza nell’accesso alle risorse
pubbliche mentre nessuno affronta il problema di un welfare smantellato e
comunque disegnato su un modello sociale che non c’è più. D’altra parte la
chiesa cattolica  legittima esclusivamente questo modello di società, basato
sulla famiglia, sulla divisione dei ruoli sessuali, dove un genere è
subordinato all’altro e lesbiche, gay e trans non hanno alcun diritto di
cittadinanza.

Su un altro fronte, destra moderata e sinistra riformista
attuano il tentativo di procedere ad un’assimilazione selettiva dei soggetti
minoritari sulla base della disponibilità espressa a offrirsi docilmente a
legittimare discorsi razzisti, eterosessisti e repressivi. E’ prevista
l’inclusione solo di quelle soggettività che non mettono in discussione il
potere: c’è un piccolo posto anche per gay, lesbiche e trans e per altre figure
della diversità, purché confermino l’ordine razzista, sessista e repressivo.


In questo quadro, nel movimento lgbtq, abbiamo assistito alla comparsa di
“nuovi” soggetti che ne usano le parole d’ordine per produrre un ribaltamento
della realtà: a protezione delle soggettività supposte deboli pongono i loro
carnefici. Chi legittima questi “nuovi” soggetti, contribuisce a produrre un
ulteriore spostamento a destra, a normalizzare la presenza delle destre
radicali nel dibattito pubblico.

Fuori da queste lotte interne al potere,
dobbiamo constatare la diffusa e asfissiante presenza di un’etica cattolica, un
modello di politica che propone come uniche alternative di “rinnovamento” il
moralismo e il giustizialismo. Sappiamo che se oggi  il Vaticano appare meno
interventista è solo perché non ne ha bisogno: già nel nostro paese possiede il
monopolio dell’”etica” che abbraccia indistintamente governo e opposizione
parlamentare che fanno a gara – come sempre – ad inginocchiarsi all’altare del
giustizialismo e del buonismo ipocrita.

Respingiamo il tentativo di
espropriare anche i movimenti di lesbiche, gay, trans e femministe, di
categorie fondamentali quali l’antifascismo, altrimenti l’ambiguità politica
finirebbe per rendere le nostre soggettività complici di quest’ordine morale e
politico che concede una legittimazione vittimizzante e minoritaria in cambio
dell’assuefazione alla repressione.

Contrastiamo questo potere che, dove non
addomestica, reprime e, attraverso l’ordine morale vaticano, assume dispositivi
di disciplinamento e controllo sociale che negano qualunque tipo di
autodeterminazione: l’autodeterminazione sociale ed economica dei e delle
migranti, l’autodeterminazione dei corpi e degli stili di vita di donne, gay,
lesbiche e trans,  ogni percorso di autorganizzazione, di dissenso e di
conflitto.

Denunciamo che quando il  processo di addomesticamento non si
compie viene utilizzato il carcere, il CIE (centri di identificazione ed
espulsione), la repressione, la paura, la noia, la solitudine, l’intimidazione
e la criminalizzazione per neutralizzare gli elementi di dissenso non previsti
e non gestibili: migranti, movimenti, studenti, lavoratori e lavoratrici,
disoccupati/e.

Riaffermiamo che antirazzismo, antifascismo, antisessismo sono
lotte, necessarie l’una  all’altra, da condurre anche contro l’uso strumentale
delle libertà di donne e lgbt per rafforzare e legittimare un modello razzista.


Portiamo in piazza i nostri percorsi di autodeterminazione nell’acutizzarsi
della crisi economica e dello smantellamento dello stato sociale – in
particolare della scuola e dell’università –  che tanto spazio lascia alle
imprese private e  confessionali.

Riaffermiamo le diversità e le differenze
sociali, sessuali, culturali, contro l’identità nazionale razzista e
eterosessista che ci vogliono imporre e contro l’ordine morale vaticano.


Portiamo in piazza i nostri percorsi di liberazione per ribadire la nostra
volontà di agire nello spazio pubblico per produrre trasformazione sociale e
culturale.

Sabato 6 febbraio dal pomeriggio alla notte il Laboratorio Zeta invade la città!

zeta iniziativa di piazza

Dopo lo sgombero violento e la rioccupazione vogliamo che ciò che è accaduto ed accade dentro le pareti dello Zeta sia visibile a tutta la città.Per questo a partire dal pomeriggio si alterneranno artisti di strada, musicisti, attori, mostre… per ribadire che LO ZETA NON SI TOCCA! All’interno della giornata è prevista per ognuno la possibilità di dare il proprio contibuto alla narrazione della storia dello Zeta. Il gioco è molto semplice:Ci sarà una superficie ampia dove nel pomeriggio sarà proposto un grande collage di immagini aventi come tema lo ZetaLab e le giornate recentemente trascorse. Chiunque potrà incollare le proprie foto scattate, nel numero e nel formato che più preferisce, bianco/nero o colore, stabilendo egli stesso la posizione e l’associazione da fare, rispetto anche alle altre immagini che di volta in volta i partecipanti inseriranno.
Lo scopo è quello di raccontare una storia che più sarà varia più sarà ricca,partendo dal contributo singolo di ognuno, protagonista o semplice spettatore degli eventi.
Partecipate numerosi/e!

programma ed iniziative prossima settimana allo zetalab rioccupato

PRESIDIO PERMANENTE IN DIFESA DELLO ZETALAB

zetalab
Programma eventi ed iniziative
Sabato 30 gennaio
h. 11.00 Conferenza stampa
ore 17 Incontro di formazione_informazione "Acqua bene pubblico diritto di tutt@"
dibattito con: U. Santino e D. Giannopolo
dalle ore 22 "MEATMEETBEAT" Laptop music liveset & ELectro-mash up party: DRLR
ROMANCINO,RINAUDO + OREINOI & GS : Clabrò/Scuderi- Destruction Beat CLUSTER
BOMB. LiveVJset: MOTIONTRICK+COLOMBO
Domenica 31 gennaio
SCIOPERO ALLA ROVESCIA dalle 10.00 in poi – sistemiamo Via Boito e lo ZetaLab -Grigliata
a pranzo
21.00 Concerto “Encontros e despedidas” (Florinda Piticchio voce, Gabrio Bevilacqua
contrabbasso, Aki Spadaro pianoforte)
Lunedì 1 febbraio
h 17.00 Messa interculturale con Padre Notari e i laici comboniani
h. 19.00 Assemblea cittadina (aggiornamento vertenza ZetaLab)
h 21.00 Spettacolo teatrale “Orlando” di e con Alberto Nicolino e Dario Compagna,
H 21.00 Riunione dell’associazione Articolo 3
Martedì 2 febbraio
h 19.00 DanLeNuar – romanzo di Giacomo Guarneri. Presentano Ottavio Navarra e Preziosa
Salatino. Sarà presente l’autore.
h. 20.00 Z CENA (tutti cibi con la z… zucca, zucchine, zenzero…) sottoscrizione libera
h. 21.00 Riunione Coordinamento Stop Omofobia
h. 21.00 Proiezione documentario “Danilo Dolci- memoria e utopia”. Sarà presente il regista
Alberto Castiglione. Letture di Danilo Dolci con Daniele Moretto
h 21.30 Collegamento web con il VAG di Bologna
Mercoledì 3 febbraio
Dalle 18.00 Assemblea cittadina “Emergenza lavoro”
h.19.00 Presentazione del documentario “Un caso di ordinaria ingiustizia. I palermitani
processano la Fincantieri per il caso Palumbo” Incontro con Salvatore Palumbo.
h. 20.00 Video “Radio Aut fuori dei cancelli della FIAT” e “Lotte degli operai”
h 20.30 Cena sociale per il finanziamento della cassa di resistenza FIAT
21.30 Concerto dei C.P.F con Moffo Schimmenti
giovedì 4 febbraio
h 18.00 compleanno Kom-Pa “Nostalgia del contemporaneo” Incontro con Matteo di Gesù
Marcello Faletra e Giuseppe Marsala
h 19.00 Assemblea Malefimmine
h 20.00 Cena sociale sottoscrizione per lo Zlab
h. 21.00 Concerto MatriMia e Lalla into the Garden
venerdì 5 febbraio
dalle ore 15,30 G.A.P. gruppi d’acquisto popolare di rifondazione comunista.
h 21.00 Incontro con la cittadinanza “Cosa vuol dire vivere sotto la minaccia mafiosa” con G. Lo
Verso -dipartimento di psicologia – Università di Palermo.
P.S. Il calendario è dinamico e quindi soggetto ad integrazioni e modifiche. Si accettano proposte da
cu e gghiè

comunicato stampa laboratorio z rioccupato

“I nivuri oggi ci sù e dumani ‘un ci sù cchiù”

zetalab

Palermo 25
Gennaio 2010- Questa una delle minacce verbali di stampo mafioso fatte
pervenire al Laboratorio Zeta. Le intimidazioni che da più parti si
sono susseguite negli ultimi giorni contro il Laboratorio Zeta, hanno
iniziato a fare emergere più di un sospetto sul fatto che le attenzioni
rivolte allo stabile di via Boito 7 siano mosse da interessi di natura
non semplicemente economico-affaristica, ma che siano anche fortemente
impregnati da ragioni legate al controllo mafioso del territorio.

Abbiamo
già visto con i vergognosi e tragici accadimenti di Rosarno cosa può
succedere quando le mafie, gli interessi economici, i fascismi e il
razzismo si intrecciano nel tentativo di governare persone e territori.

E’ chiaro che riteniamo preventivamente responsabili di qualsiasi intimidazione, ritorsione o atto violento dovessimo
subire, tutte quelle istituzioni, forze politiche e realtà associative
cittadine che in questi giorni hanno delegato, con la propria voce o il
proprio silenzio, alle organizzazioni che controllano criminalmente il
territorio, la soluzione della nostra vertenza.

Ci auguriamo
di essere smentiti dagli eventi e, soprattutto, che trionfi la legalità
dei fatti e non quella formale, assieme alla nostra storia siciliana,
quella fatta di dignità e conquista di diritti, e non quella che
abbiamo più volte conosciuta, fatta dallo stretto intreccio tra mafia,
lobby affaristiche, manovalanza fascista e potere politico.

La solidarietà del Quartiere allo ZETALAB
Chiediamo
oggi a chi è sceso in piazza a dire a voce alta che il Laboratorio Zeta
è una storia comune, e anche a chi fino ad ora non l’ha fatto, di
esprimere più che mai concretamente solidarietà e sostegno ad una lotta
che ogni giorno di più sta diventando la battaglia di civiltà di una
città intera.

Domani, martedi 26 gennaio 2010, alle ore 11.00
si svolgerà al Laboratorio Zeta in via Arrigo Boito 7 una conferenza
stampa di denuncia e di aggiornamento sui risultati del tavolo tecnico
tenutosi oggi 25 gennaio in prefettura.

ANCORA UNA VOLTA ZETALAB NON SI TOCCA