comiunicato stampa zetalab rioccupato

“I nivuri oggi ci sù e dumani ‘un ci sù cchiù”

zetalab

Palermo 25
Gennaio 2010- Questa una delle minacce verbali di stampo mafioso fatte
pervenire al Laboratorio Zeta. Le intimidazioni che da più parti si
sono susseguite negli ultimi giorni contro il Laboratorio Zeta, hanno
iniziato a fare emergere più di un sospetto sul fatto che le attenzioni
rivolte allo stabile di via Boito 7 siano mosse da interessi di natura
non semplicemente economico-affaristica, ma che siano anche fortemente
impregnati da ragioni legate al controllo mafioso del territorio.

Abbiamo
già visto con i vergognosi e tragici accadimenti di Rosarno cosa può
succedere quando le mafie, gli interessi economici, i fascismi e il
razzismo si intrecciano nel tentativo di governare persone e territori.

E’ chiaro che riteniamo preventivamente responsabili di qualsiasi intimidazione, ritorsione o atto violento dovessimo
subire, tutte quelle istituzioni, forze politiche e realtà associative
cittadine che in questi giorni hanno delegato, con la propria voce o il
proprio silenzio, alle organizzazioni che controllano criminalmente il
territorio, la soluzione della nostra vertenza.

Ci auguriamo
di essere smentiti dagli eventi e, soprattutto, che trionfi la legalità
dei fatti e non quella formale, assieme alla nostra storia siciliana,
quella fatta di dignità e conquista di diritti, e non quella che
abbiamo più volte conosciuta, fatta dallo stretto intreccio tra mafia,
lobby affaristiche, manovalanza fascista e potere politico.

La solidarietà del Quartiere allo ZETALAB
Chiediamo
oggi a chi è sceso in piazza a dire a voce alta che il Laboratorio Zeta
è una storia comune, e anche a chi fino ad ora non l’ha fatto, di
esprimere più che mai concretamente solidarietà e sostegno ad una lotta
che ogni giorno di più sta diventando la battaglia di civiltà di una
città intera.

Domani, martedi 26 gennaio 2010, alle ore 11.00
si svolgerà al Laboratorio Zeta in via Arrigo Boito 7 una conferenza
stampa di denuncia e di aggiornamento sui risultati del tavolo tecnico
tenutosi oggi 25 gennaio in prefettura.

ANCORA UNA VOLTA ZETALAB NON SI TOCCA

25 novembre giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne

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UNA DONNA SU TRE NEL MONDO
SUBISCE O HA SUBITO VIOLENZA NEL CORSO DELLA SUA VITA!
Il 70% DI QUESTE VIOLENZE AVVIENE TRA LE MURA DOMESTICHE!!!


Nonostante questi dati, i governi continuano ad ignorare la realtà e a
strumentalizzare la violenza maschile sulle donne per approvare leggi razziste,
xenofobe, e lesive dei diritti dei/delle cittadini/e, come il pacchetto
sicurezza! Così facendo le istituzioni non soltanto deviano la discussione e
l’attenzione dell’opinione pubblica su temi altri che non riguardano, né
risolvono il problema, ma soprattutto perpetuano un atteggiamento
discriminatorio per le donne, e in questo senso commettono una violenza di
eguale entità, di chi ci uccide, ci stupra, ci costringe a vestire dei ruoli
che non abbiamo scelto, limitando le nostre libertà.
In altri paesi del mondo, e in effetti anche in Europa, e ovunque si siano
sviluppati movimenti di donne e dibattiti sul fenomeno, da anni ormai si parla
di femminicidio.
Per femminicidio si intende qualsiasi violenza sulle donne in quanto donne, e
per questo essa non dipende né dal passaporto, né dalla religione, né dalla
situazione economica, ma è una violenza esercitata sulle donne dagli uomini,
dalla cultura dominante (che è maschile), dalla società, da istituzioni e
legislazioni che sono frutto della cultura patriarcale! Trattasi della costante
situazione di discriminazione a cui le donne sono sottoposte dalle famiglie ai luoghi
di lavoro, dalle concrete azioni quotidiane alle limitazioni poste alla nostra
libertà di scelta.
Slogan quali l’”utero è mio e lo gestisco io”, oggi guardati con un ghigno o
considerati retrogradi, esprimono in poche parole concetti chiave della vita
delle donne: in Italia qualsiasi dibattito politico, partitico o istituzionale
sui diritti delle donne, passa automaticamente attraverso la normazione dei
nostri corpi e la violazione della nostra sessualità; sul controllo dei nostri
desideri e delle nostre scelte; sul mantenimento di un “decoro” imposto sulla
nostra pelle da secoli di cultura maschile, una cultura che vede le donne solo
come mogli e/o oggetti sessuali che DEVONO DARE all’uomo, e la cui sessualità è
vista come complementare a quella maschile ( concezione da cui deriva
l’omofobia, la lesbofobia, la transfobia)!
Siamo stanche di vedere i nostri diritti calpestati e i nostri sogni spegnersi
dentro le mura di casa, spesso insieme alla nostra dignità. Noi non abbiamo
scelto, tocca a noi adesso decidere!
Repressivo e violento è imporci un modello familiare etero patriarcale,
un’istituzione cioè per noi totalizzante e totalitaria, una prassi, inoltre,
che equivale a quel 70% di violenze di cui si è detto prima.
Repressivo e violento è far credere che la nostra sicurezza passa per un
rinvigorimento delle forze dell’ordine, non soltanto perché maggiore controllo
è sempre uguale a maggiore violazione della nostra dignità, ma soprattutto
perché sono proprio loro a garantire la conservazione di questo sistema, e non
di rado, a non riconoscere la violenza e a rinviare a casa chi si rivolge loro
a denunciare il convivente, il padre, il fratello, lo zio, il marito, ecc…
Repressivo e violento è per noi donne, vedere oggi legittimate tutte quelle
ideologie fasciste e razziste che ci vedono come madri della patria,
conservatrici di una razza pura che ci fa paura!
A questo continuo crescendo di leggi, decreti e politiche repressive, si
aggiunge una politica indirizzata alla riduzione dell’informazione e dei servizi
per le donne dovuta al pericoloso crescendo di medici obiettori in ospedali,
farmacie e consultori. Per questo rilanciamo la campagna OBIETTIAMO GLI
OBIETTORI (www.ogo.noblogs.org), e la raccolta di informazioni e dati sulla
presenza degli obiettori e sui disservizi che ne conseguono.

Collettivo
Malefimmine
simbolo malefimmine

Per info: malefimmine@gmail.com – www.malefimmine.noblos.org –
www.myspace.com/malefimmine

in prossimità del 25 novembre

 

 

In prossimità della giornata mondiale contro la violenza
sulle donne, vorremmo portare alla luce un esempio di violenza che passa inosservata
ai più.

Riferiamo infatti della perenne presenza sui muri d’ingresso
degli ospedali di scritte offensive per le donne, quasi sempre, per di più,
siglate da croci celtiche o simboli politici che richiamano chiaramente al
fascismo!

Gli ospedali, e gli avamposti sanitari in genere, sono
strutture pubbliche aperte a tutt*, che hanno il compito, sancito per legge, di
recare ausilio e giovamento agli/alle utenti, e ci chiediamo onestamente come
sia possibile che da anni sui muri dei più grossi centri ospedalieri della
città vi siano scritte come: “donne assassine”, “aborto legalizzato, assassinio
di stato” e similari.

Riteniamo la presenza di tali scritte lesive della nostra
dignità, della nostra capacità di scelta, delle nostre sofferenze.

Per questo abbiamo deciso in prossimità del 25 novembre di
iniziare un’opera di pulizia dei muri della città in generale, degli ospedali
in particolare.

Non possiamo più accettare alcuna violenza sulle donne sia
essa domestica, sia essa compiuta da estranei, sia sia essa di Stato in ogni
sua forma:psicologica, fisica, economica,ecc…

L’appuntamento è sabato 14 novembre davanti l’ingresso
dell’ospedale Civico alle ore 12.30.

Con questa giornata cerchiamo di riprenderci i nostri spazi
di vita e di rivendicare uno Stato più laico, con servizi e strutture a misura
anche di donna, in cui la sessualità femminile non sia vissuta come un tabù
peccaminoso, ma come espressione della nostra differenza di genere.

Per questo lanciamo in città anche la campagna “obiettiamo
gli obiettori”, puntando la nostra attenzione sui diritti spesso negati, come
quello di vivere una sessualità libera e consapevole, iniziando una capillare campagna
d’informazione, a partire dalle scuole, sull’utilizzo degli anticoncezionali e
sulle malattie sessualmente trasmissibili.

Collettivo Malefimmine

– Mostra testo citato –

A proposito di aggressioni omofobe, transfobiche, lesbofobiche

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Martedì 13 ottobre 2009
      

Due ragazzi, dichiaratamente
omosessuali, all’uscita dall’Istituto di moda da loro frequentato a Canicattì
(provincia di Agrigento) hanno subito una brutale aggressione omofobica.
Calogero è stato ricoverato per una lesione al timpano mentre Vincenzo è stato
costretto a portare un collare rigido per diversi giorni.

 Roma
11 ottobre 2009

«Eravamo appena usciti da
Palazzo Venezia – ha raccontato Massimo Fusillo – dopo aver visitato la mostra
l’intenzione era quella di andare a pranzare in un ristorante al Pantheon. Ci
siamo incamminati lungo via del Corso e abbiamo deciso di tagliare per una
delle stradine laterali quando siamo stati avvicinati da sei ragazzi in
motorino: erano giovanissimi, forse dai 16 ai 18 anni». Probabilmente ad
attirare l’attenzione degli aggressori è stato l’abbigliamento della coppia
gay, che indossava capi in stile Skinhead sharp, l’acronimo di skinhead against
racial prejudice, ovvero contro il pregiudizio razziale. “ (…) Ci hanno
avvicinato, erano alle nostre spalle, ci hanno fatto il saluto romano, ma noi
non abbiamo risposto, poi ci hanno più volte gridato "camerati". Io
ho cominciato a correre verso via del Corso pensando che anche il mio compagno
lo stesse facendo ed invece è rimasto indietro. Il tempo di accorgermene e lo
avevano già aggredito. "Io non sono fascista" ha gridato Francesco
mentre i suoi aggressori fuggivano in sella agli scooter diretti verso piazza
Venezia. "Appunto, lo siamo noi", hanno risposto. Fisicamente Francesco
sta abbastanza bene, a parte il dolore alla mano con cui ha cercato di
proteggersi dal colpo alla testa.

 

È cresciuta finalmente
l’attenzione dei media per le aggressioni nei confronti di gay, lesbiche e
trans… eppure pestaggi, violenze e omicidi sono all’ordine del giorno da anni
in questo paese in cui ci vengono spesso negati i diritti civili.

Attraverso i mezzi di comunicazione, però, le
aggressioni, sempre più frequenti negli ultimi anni, sono state fatte passare
come episodi isolati e privi di qualunque matrice politico – culturale,  come puri e semplici atti di balordi. Ci pare
però innegabile come il lancio di bombe carta in una strada affollata,
aggressioni individuali e pestaggi, attacchi alle sedi di collettivi e
organizzazioni lgbt e femministe, siano in realtà frutto di una trasformazione
culturale e politica, in cui la crisi economica e la precarietà dell’esistenza
vengono usate per alimentare la paura e focalizzare la rabbia verso il/la
diverso/a. Inoltre, la maggior parte di queste aggressioni ai danni di gay,
lesbiche e trans, ma anche ai danni di immigrati/e e di chi propone una società
diversa, sono compiuti da esponenti di organizzazioni di estrema destra
razziste, fasciste, xenofobe ed omofobe (e anche da parte di chi semplicemente
vive immerso in questa cultura facendola propria), sempre più legittimate e
coperte dalle istituzioni di questo paese.

Il disegno politico di chi governa il paese, inoltre,
prevede la ghettizzazione del diverso, il divieto alla libera circolazione
(fino a considerare la clandestinità come categoria di etichettamento della
gente), rende reato la sola presenza di una persona sul suolo italiano, e
ancora, impone un’omologazione culturale su valori clerico-fascisti con lo
scopo di plasmare una società su modelli e valori quali la famiglia
eterosessuale e patriarcale (un modello ormai in crisi, che rappresenta
un’istituzione totalitaria e totalizzante per le donne e per tutti quei
soggetti che non rientrano nei suoi standard, coercitiva e che lede
giornalmente le dignità).

L’approvazione del pacchetto
sicurezza, l’istituzione delle ronde, i decreti antistupro, le ordinanze contro
le prostitute, e ancora l’etichettamento dei gay, lesbiche, trans come soggetti
incostituzionali paragonati a pedofili, necrofili e masochisti,  sono la risposta che viene data alla
rivendicazione di diritti e libertà.

La laicità e la libertà di scelta
e di pensiero sono svenduti dai governanti ad una chiesa che cerca di garantire
la più totale adesione al sistema in cambio del controllo sulle nostre esigenze
più intime a suon di anatemi.

Questa è la politica da cui ci
allontaniamo, che non riconosciamo e che osteggiamo. Pensiamo che non esista
un’alternativa di società diversa se non nelle menti e nelle quotidianità di
chi giorno per giorno cerca i ritagliarsi, con fatica, uno spazio sempre più
ampio nella coltre di intolleranza e discriminazione, che sono, queste si (!)
il “nostro pane quotidiano”.

Non esiste un bavaglio tanto
forte per fermare i nostri pensieri e non esiste repressione tanto dura sa
impedirci di vedere e sognare!

Guardiamo il modo con l’occhio
del ciclone e sempre con maggior convinzione urleremo i nostri NO e
sventoleremo i nostri bisogni e desideri.

Non crediamo che il problema del
razzismo, del neofascismo e delle violenze possa essere risolto da chi dai
pulpiti di una sinistra che mette le bende sugli occhi, partecipa al
revisionismo storico e non vuole nemmeno immaginare un modello diverso di
economia e di società.

 

Crediamo fermamente che
l’omofobia e la transfobia siano assolutamente connessi al sessismo.  

«(…)
Questo tipo di aggressioni rende più evidente il legame di necessità tra
fascismo e sessismo, fascismo uno dei cui fondamenti è rappresentato dal
mantenimento violento del sistema patriarcale di sottomissione di un sesso
all’altro. Ma la cultura patriarcale non si esaurisce nel fascismo, sottende le
relazioni tra maschi e femmine così come le ha strutturate l’eterosistema, quel
sistema ideologico cioè che persegue la normazione dei generi come
“complementari” l’uno all’altro, sistema che quindi non può che combattere
ferocemente il lesbismo, soggettività che lega esplicitamente l’accesso
maschile al corpo femminile, che rifiuta l’obbligatorietà e la naturalità
dell’etero-sessualità.(…)»[1].

 

Finché la nostra differenza di genere non sarà
riconosciuta e finché i nostri corpi verranno violati da legislatori e politici
sordi alle nostre esigenze, e abituati a usarci quale merce di scambio, saremo
sempre qui nelle piazze a lottare per la nostra libertà di scelta e per la
nostra autodeterminazione.

 

CONTRO
SESSISMO, OMOFOBIA, LESBOFOBIA E TRANSFOBIA

ORA E SEMPRE
ANTIFASCISTE!

INDECOROSE E
LIBERE

Il collettivo Malefimmine


[1] Elena Biagini, Lesbiche
che fanno paura. Una mina al sistema-famiglia
. Pubblicato su “In fondo
l’Itaglia è tutta qua
”. Facciamo Breccia. www.facciamobreccia.org

 

CONTINUIAMO A RESISTERE

g8 genova

 

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ITALIA, 2009 : AMNISTIA PER POLIZIA, CARCERE
DURO PER CHI È ACCUSATO DI AVERE SPACCATO UNA VETRINA..

Otto anni fa, a Genova, per le
manifestazioni contro il G8, le forze del (dis)ordine eseguirono  cariche ingiustificate e pestaggi brutali,
reclusioni coatte, torture alla caserma di Bolzaneto; infine, l’irruzione ed il
massacro alla scuola Diaz, dove dormivano i manifestanti e gli attacchi ai
media centre, con il sequestro e la sparizione immediata di filmati che
riprendevano le manifestazioni di quei giorni.

Tutto quello che è successo, in
questi anni, è stato falsato e riscritto, ed oggi, sembra quasi che tutto
quello che è accaduto non abbia mai avuto luogo: in otto anni, le istituzioni
hanno costruito la loro “verità", e false ricostruzioni degli avvenimenti
sono state create ad hoc per giustificare l’operato del governo italiano e
delle “forze dell’ordine”.

I filmati, i documenti e le
testimonianze dirette, smontano pezzo per pezzo la montatura istituzionale,
rovesciandola completamente. Ma i documenti che girano  nel sottobosco della vera informazione ,
delle pubblicazioni indipendenti, del tam tam telematico sono sepolti
dall’assoluto silenzio della (dis)informazione ufficiale.

Oggi, il capolavoro delle
istituzioni si sta  definitivamente
compiendo.

Il tribunale di Genova  ha sepolto sotto un secolo di carcere,
comminati a 10 manifestanti, un movimento straordinario che ha voluto mettere
in discussione le scellerate politiche dei padroni del mondo.

 Alle violenze di quei giorni, sono seguiti
l’archiviazione dell’omicidio di Carlo Giuliani, la promozione di tutti gli
alti vertici della polizia responsabili del massacro della Diaz, la
prescrizione dei processi riguardanti le forze dell’ordine, e addirittura
l’assoluzione per De Gennaro, (ex capo della polizia, oggi direttore del Dipartimento delle Informazioni per
la Sicurezza), uno dei mandanti di quella carneficina, uno dei cervelli che
comandò i manganelli che spaccarano teste e gli spara lacrimogeni. È stato
assolto anche l’ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola, accusato
anche lui di aver indotto alla falsa testimonianza l’ex questore di Genova
Francesco Colucci riguardo all’irruzione della Polizia nella scuola Diaz .

Succede invece che 10 presunti
black block siamo diventati il capro espiatorio di tutto, un monito vivente del
fatto che da 16 a 6 anni di reclusione è il prezzo da pagare per chiunque
decide di alzare la testa.

Le pene inflitte per reati di
“devastazione e saccheggio” (anche se fosse, solo ai danni di cose materiali),
sono semplicemente “esemplari”. qualsiasi cosa abbiano o non abbiano fatto
questi 10 manifestanti in quei giorni di certo non può assolutamente nemmeno
essere messo a paragone rispetto alla violenza indiscriminata e ingiustificata
che fu messa in atto in quei giorni dall’allora compiaciuto governo su migliaia
di persone. Inoltre  nessuna azione di
autodifesa può essere punita con anni di galera. Una pietra contro un
lacrimogeno, scudi di plastica contro defender, furgoni e plotoni di polizia
che effettuavano caccia all’uomo indipendentemente da quello che i manifestanti
stessero effettivamente facendo, cassonetti di spazzatura rovesciata contro chi
in quei giorni sparò e uccise!!!!!

 

Eppure almeno adesso qualcosa
dovrebbe muoversi:

e non solo nelle coscienze dei/delle
militanti e di chi a Genova c’era,

ma di tutti quelli/e che ogni
giorno continuano a rivendicare il loro diritto di esistere, di vivere
dignitosamente e di essere liberi/e.

Abbiamo il diritto di resistere ad
uno stato di cose che ci relega alla precarietà lavorativa ed esistenziale, che
vorrebbe costringerci all’immobilismo ed alla condizione di ricatto continuo,
sotto cui non soggiaciamo!

Continuiamo a portare avanti le
nostre vertenze e rivendicazioni, la repressione non spegnerà la nostra rabbia .

Per i 10 processati resta solo la
cassazione, poi potrebbero aprirsi le porte delle carceri.

 

Non vogliamo che queste condanne
restino nel silenzio, non vogliamo che qualcuno paghi per il diritto di tutti e
tutte i/le cittadini/e di questo paese di poter giustamente manifestare il
proprio dissenso alle scellerate e criminali politiche economiche, ambientali,
sociali e estere che i governi impongono su tutt* noi .

 

 

Diffondiamo l’informazione

ALZIAMO LE BARRICATE E CONTINUIAMO
A R*ESISTERE

 

Laboratorio Antifascista
Palermitano –  lab.antifa.pa@gmail.com – labantifapa@wordpress.com

 

CONTRO GLI SGOMBERI DEI CENTRI SOCIALI

Zetalab non si tocca                                                  zetalab

Oggi, mercoledì 22 aprile, è stata comunicata al Laboratorio Zeta una inginuzione di sgombero.Lo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) proprietario dell’immobile, nel 2002, mentre era in corso una vertenza da parte del Laboratorio Zeta (poi interrotta dallo stesso Istituto), emana un bando per l’assegnazione dei locali. Il bando viene vinto da tale Associazione Aspasia che, venendo a conoscenza dello stato di occupazione di via Boito 7, denuncia alla magistratura lo IACP. Pochi giorni fa è arrivato un provvedimento di condanna dello IACP, e l’ ingiunzione di sgombero. Le operazioni si sono conclusa con la presa d’atto dell’impossibilità a procedere. Lo IACP si è impegnato a convocare un tavolo con tutte le parti coinvolte. Lo sgombero è stato rinviato al 22 giugno.A partire da tale atto il civico di via Boito 7 è sotto sfratto.Quella di Zeta è una storia collettiva, che sta dentro i percorsi di democrazia partecipata e di difesa dei diritti sociali che hanno segnato la nostra città negli ultimi dieci anni.La storia del Laboratorio Zeta è la storia di quanti in questi anni hanno condiviso, sostenuto e accompagnato questo percorso politico, per un tratto breve o lungo, per una sera o per anni interi contribuendo alla sua trasformazione.Dal 20 marzo 2001, quello che era uno stabile abbandonato è stato trasformato in uno spazio pubblico, divenendo laboratorio di sperimentazione culturale e di partecipazione sociale e politica in prima linea nelle lotte per il diritto alla casa, la difesa dei beni comuni, i diritti dei migranti, la denuncia del sistema di potere affaristico-politico-mafioso che governa la città.In questi 8 anni abbiamo prodotto e ospitato laboratori e spettacoli teatrali, presentazioni di libri e di video, concerti, rassegne cinematografiche, seminari, dibattiti, mostre fotografiche e pittoriche, corsi di informatica, corsi di italiano per stranieri, ecc… E’ attiva una biblioteca con più di 2000 volumi.Dal marzo 2003 ha preso vita un’esperienza di cogestione abitativa. Questa esperienza nasce dall’incontro con un gruppo di richiedenti asilo sudanesi, insieme ai quali è stato intrapreso un percorso di rivendicazione dei diritti dei migranti.Lo Zeta è così diventato un punto di riferimento, stabile o di passaggio, per centinaia di migranti di ogni nazionalità che hanno collaborato alla trasformazione e alla gestione degli spazi, sperimentando una forma di accoglienza lontana da logiche paternalistiche ed assistenziali. In quest’ottica nel 2006 abbiamo lanciato una campagna di solidarietà, che grazie ad una sottoscrizione popolare, ha consentito l’autorecupero e la ristrutturazione degli spazi abitativi (bagni, lavanderia, cucina).Nell’assenza totale di politiche di accoglienza da parte dell’Amministrazione, lo Zeta è l’unico spazio di accoglienza laico della città, ruolo ipocritamente legittimato dalle stesse istituzioni che, pur non riconoscendolo ufficialmente, lo hanno inserito nell’elenco dei servizi agli immigrati presenti sul territorio.Gli attacchi susseguitisi nell’ultimo anno ad esponenti del movimento e al comitato di lotta per la casa sono segnali che vanno nella stessa direzione, quella del tentativo di azzeramento dei conflitti sociali e della normalizzazione di una città che è tutt’altro che normale.Sono tutte questioni non tecnico-giuridiche, ma politiche e sociali.Ciò che è in gioco non è la destinazione d’uso di un posto, ma la quota di democrazia di una città.

Zetalab non si tocca

Laboratorio Zeta

– Palermo – 21/4/2009       

  Il Laboratorio Zeta è anche la nostra storia  Tutti noi al suo interno abbiamo presentato i nostri libri, proiettato i nostri video, abbiamo organizzato dibattiti e vi abbiamo assistito; tutti noi abbiamo partecipato a incontri, cene, concerti, seminari; abbiamo provato i nostri spettacoli e suonato la nostra musica; abbiamo fatto crescere la biblioteca di quartiere.Abbiamo soprattutto sperimentato e sviluppato forme reali di partecipazione politica e socialità non mediata. Tutti noi abbiamo vissuto il Laboratorio Zeta.Lo abbiamo attraversato ed ha attraversato le nostre vite.  Con lo Zetalab abbiamo contribuito alle battaglie per la libertà ed i diritti degli esclusi, promuovendo centinaia di iniziative che nel tempo hanno coinvolto migliaia di persone in difesa del diritto alla casa, alla libera circolazione delle persone, al rispetto dei beni comuni.In otto anni di storia lo Zeta ha restituito uno spazio pubblico nel quale la dimensione locale e le dinamiche globali sono state raccontate ed intrecciate in un unico vissuto. La presenza dello Zeta in città ci ha permesso di vivere meglio una Palermo in cui la cultura, gli spazi di socialità e scambio sono sempre più ristetti e relegati alla sfera del privato. La cogestione degli spazi con la comunità sudanese, la scuola di italiano per stranieri, hanno rappresentato un modo diverso di vivere le trasformazioni del nostro territorio, nella prospettiva della valorizzazione delle differenze e della lotta alle disuguaglianze.Il Laboratorio Zeta è un’altra idea di Palermo, di Italia e di Mediterraneo;è un luogo da cui continuare a muoversi per interpretare il nostro presente e per inventarci il nostro futuro.Lo Zeta è anche la nostra storia. E deve continuare ad esserla.    

  Per sottoscrivere l’appello e inviare comunicati: laboratoriozeta@yahoo.itOppure su: 

http://www.kom-pa.net/index.php?option=com_content&task=view&id=389&Itemid=1

25 APRILE GIORNATA DI LOTTA!

SENZA MEMORIA NESSUN FUTURO
 
Dai più considerata come ricorrenza e negli ultimi giorni per giunta beffeggiata dai politici italiani, il 25 aprile rappresenta in realtà una giornata ricca di significato soprattutto alla luce delle novità giuridico-istituzionali che sono state introdotte negli ultimi mesi.
E’ il simbolo della sconfitta del nazifascismo in Europa, della fine del regime mussoliniano in Italia, rappresenta cioè una data importante per tutt* i cittadin* che sotto le bombe hanno perso la vita, ma lo è di più per coloro che hanno resistito e che dalle barricate hanno lanciato un No al fascismo, al razzismo, alla censura e al regime; un grido forte che riecheggia ancora oggi non soltanto nelle menti di chi ha vissuto quelle giornate più o meno direttamente, ma soprattutto nelle azioni e reazioni di chi ancora oggi, memore di un passato nero, decide di alzarsi a gran voce contro chi vuole cancellare la storia del nostro passato a forza di decreti legge, revisionismo storico e controllo dell’informazione.
 
L’approvazione negli ultimi mesi del pacchetto sicurezza si iscrive nella volontaria riconfigurazione in senso razzista-repressivo dello Stato e delle sue leggi.
Il pacchetto “insicurezza” infatti dimostra in ognuno dei suoi articoli la logica e la cultura che lo hanno ispirato. Attraverso la creazione di un vero e proprio clima di terrore (clima creato soprattutto attraverso l’uso distorto e distorsivo dei mezzi di comunicazione di massa) attorno alla figura del diverso, dell’immigrato, dello straniero, si è fatta passare una legge razzista e discriminatoria  che arriva ad ipotizzare la possibilità di denuncia da parte dei medici di propri pazienti, l’impossibilità di registrare i bambini figli di “irregolari”, l’espulsione coatta dal paese di chi qui è venuto soltanto alla ricerca di un posto di lavoro, di una casa, di un luogo dove non morire sotto mine antiuomo (molte delle quali costruite proprio dall’industria bellica italiana).
RAZZISMO
 
Ma il pacchetto prevede anche il rispetto per il “decoro urbano”, un decoro che certamente è minato non già dai licenziamenti, cassa integrazioni, precarietà e abbassamento del livello di vita e delle possibilità economiche, ma da chi la crisi economica in atto non ha contribuito a creare e che pertanto sente l’esigenza di manifestare il proprio disappunto, i propri bisogni. Una rabbia cioè normale per chi non arriva a fine mese e vive in una condizione di perenne precarietà lavorativa ed esistenziale!
Esigenze che lo Stato decide di non ascoltare, esigenze a cui lo  Stato risponde a suon di manganellate, ordinanze antisciopero, e negli ultimi giorni anche con colpi di pistola delle forze dell’ordine.
REPRESSIONE
 
Ma gli oscuri potenti vogliono anche istituire le ronde, gruppi di liberi cittadini o associazioni che hanno il compito di “segnalare” alle forze dell’ordine chi commette atti non “decorosi” o di disturbo alla quiete urbana. Tentano cioè di legalizzare le azioni di quanti in questi anni hanno covato odio e razzismo sfociati poi in violenze, aggressioni, omicidi; stanno offrendo una copertura legale a chi dalla Costituzione dello Stato non è nemmeno riconosciuto, i (neo)fascisti , cancellando con un solo decreto 64 anni di storia e resistenze.
E fanno tutto ciò servendosi di un decreto antistupro che di certo non attenuerà per nulla la percentuale degli stupri e delle violenze sulle donne.
La violenza sulle donne è MASCHILE e non etnica, e avviene per il 70% tra le mura familiari.
E in risposta a questa realtà hanno tagliato i fondi ai centri antiviolenza e continuano a ridurre i posti di lavoro, ricacciando le donne all’interno delle proprie “abitazioni – celle”, inchiodate a svolgere compiti di cura e assistenza  nel triste silenzio di chi viene costretto  a vivere alle spalle di qualcuno!
Le donne sanno cosa vogliono e non si sottometteranno a nessun ordine decoroso che le vede solo subalterne!
CONTROLLO E FASCISMO
 
Per tutto questo il 25 aprile è per noi una giornata di lotta:
–         contro la precarietà e una crisi che non abbiamo creato e che non vogliamo pagare;
–         contro uno Stato oppressivo che risponde alle nostre esigenze con repressione, controllo, ordine, cancellando i nostri pensieri e i nostri diritti giorno dopo giorno;
–         contro le ronde e il pacchetto sicurezza;
 
Per l’autodeterminazione delle donne, dei popoli!
Per il diritto ad un’esistenza senza ricatto, liberi da logiche clientelari e mafiose.
 
NESSUN CONTROLLO SUI NOSTRI CORPI, NESSUN CONTROLLO SULLE NOSTRE VITE, NESSUN CONTROLLO SULLE NOSTRE MENTI!
ORA E SEMPRE ANTIFASCISTI/E
25 APRILE PER LA LIBERTA’ E LA RESISTENZA!
25 APRILE PER LA LIBERAZIONE!
 
CORTEO ORE 18.00 PIAZZA MASSIMO
LABORATORIO ANTIFASCISTA PALERMITANO
 
Per info: labantifapa@gmail.com 
 
 
no repressione – contro il pacchetto sicurezza – no ronde – no revisionismo storico!

Dal 2005 al 2008 si sono verificate almeno 329 aggressioni
fasciste e 161 atti vandalici/danneggiamenti inneggianti al nazifascismo.

Dal 2005 sono almeno 5 i tentati omicidi, ovvero aggressioni in cui neofascisti tentano
di colpire organi vitali e i feriti versano in gravi condizioni.
Il 27 agosto 2006 viene ucciso a Focene (Roma) Renato Biagetti, accoltellato da due
giovani simpatizzanti di estrema destra.
Nicola Tommasoli, muore a Verona il 5 maggio 2008,
aggredito e picchiato da 5 neofascisti per futili motivi, perché portava i capelli lunghi.
Davide Cesare colpito da 13 coltellate inferte da un neofascista, muore la notte tra il 16 e il 17 marzo 2003.
99 attacchi a sedi di centri sociali/sedi militanti/ sedi di partiti/sindacati/ANPI
123 aggressioni a compagni, militanti, antifascisti, frequentatori di centri sociali
107 altre aggressioni (immigrati, omosessuali, testimoni di geova, giornalisti,
ragazzi)
161 atti vandalici nazifascisti/danneggiamenti/scritte e minacce personali.
 
 

PER UN 25 APRILE DI LOTTA!

25 APRILE GIORNATA DI LOTTA

SENZA MEMORIA NESSUN FUTURO

Dai più considerata come ricorrenza e negli ultimi giorni per giunta beffeggiata dai politici italiani, il 25 aprile rappresenta in realtà una giornata ricca di significato soprattutto alla luce delle novità giuridico-istituzionali che sono state introdotte negli ultimi mesi.

E’ il simbolo della sconfitta del nazifascismo in Europa, della fine del regime mussoliniano in Italia, rappresenta cioè una data importante per tutt* i cittadin* che sotto le bombe hanno perso la vita, ma lo è di più per coloro che hanno resistito e che dalle barricate hanno lanciato un No al fascismo, al razzismo, alla censura e al regime; un grido forte che riecheggia ancora oggi non soltanto nelle menti di chi ha vissuto quelle giornate più o meno direttamente, ma soprattutto nelle azioni e reazioni di chi ancora oggi, memore di un passato nero, decide di alzarsi a gran voce contro chi vuole cancellare la storia del nostro passato a forza di decreti legge, revisionismo storico e controllo dell’informazione.

 

L’approvazione negli ultimi mesi del pacchetto sicurezza si iscrive nella volontaria riconfigurazione in senso razzista-repressivo dello Stato e delle sue leggi.

Il pacchetto “insicurezza” infatti dimostra in ognuno dei suoi articoli la logica e la cultura che lo hanno ispirato. Attraverso la creazione di un vero e proprio clima di terrore (clima creato soprattutto attraverso l’uso distorto e distorsivo dei mezzi di comunicazione di massa) attorno alla figura del diverso, dell’immigrato, dello straniero, si è fatta passare una legge razzista e discriminatoria  che arriva ad ipotizzare la possibilità di denuncia da parte dei medici di propri pazienti, l’impossibilità di registrare i bambini figli di “irregolari”, l’espulsione coatta dal paese di chi qui è venuto soltanto alla ricerca di un posto di lavoro, di una casa, di un luogo dove non morire sotto mine antiuomo (molte delle quali costruite proprio dall’industria bellica italiana).

RAZZISMO

 Ma il pacchetto prevede anche il rispetto per il “decoro urbano”, un decoro che certamente è minato non già dai licenziamenti, cassa integrazioni, precarietà e abbassamento del livello di vita e delle possibilità economiche, ma da chi la crisi economica in atto non ha contribuito a creare e che pertanto sente l’esigenza di manifestare il proprio disappunto, i propri bisogni. Una rabbia cioè normale per chi non arriva a fine mese e vive in una condizione di perenne precarietà lavorativa ed esistenziale!

Esigenze che lo Stato decide di non ascoltare, esigenze a cui lo  Stato risponde a suon di manganellate, ordinanze antisciopero, e negli ultimi giorni anche con colpi di pistola delle forze dell’ordine.

REPRESSIONE

 Ma gli oscuri potenti vogliono anche istituire le ronde, gruppi di liberi cittadini o associazioni che hanno il compito di “segnalare” alle forze dell’ordine chi commette atti non “decorosi” o di disturbo alla quiete urbana. Tentano cioè di legalizzare le azioni di quanti in questi anni hanno covato odio e razzismo sfociati poi in violenze, aggressioni, omicidi; stanno offrendo una copertura legale a chi dalla Costituzione dello Stato non è nemmeno riconosciuto, i (neo)fascisti , cancellando con un solo decreto 64 anni di storia e resistenze.

E fanno tutto ciò servendosi di un decreto antistupro che di certo non attenuerà per nulla la percentuale degli stupri e delle violenze sulle donne.

La violenza sulle donne è MASCHILE e non etnica, e avviene per il 70% tra le mura familiari.

E in risposta a questa realtà hanno tagliato i fondi ai centri antiviolenza e continuano a ridurre i posti di lavoro, ricacciando le donne all’interno delle proprie “abitazioni – celle”, inchiodate a svolgere compiti di cura e assistenza  nel triste silenzio di chi viene costretto  a vivere alle spalle di qualcuno!

Le donne sanno cosa vogliono e non si sottometteranno a nessun ordine decoroso che le vede solo subalterne!

CONTROLLO E FASCISMO

 

Per tutto questo il 25 aprile è per noi una giornata di lotta:

         contro la precarietà e una crisi che non abbiamo creato e che non vogliamo pagare;

         contro uno Stato oppressivo che risponde alle nostre esigenze con repressione, controllo, ordine, cancellando i nostri pensieri e i nostri diritti giorno dopo giorno;

         contro le ronde e il pacchetto sicurezza;

 Per l’autodeterminazione delle donne, dei popoli!Per il diritto ad un’esistenza senza ricatto, liberi da logiche clientelari e mafiose. 

NESSUN CONTROLLO SUI NOSTRI CORPI, NESSUN CONTROLLO SULLE NOSTRE VITE, NESSUN CONTROLLO SULLE NOSTRE MENTI!

ORA E SEMPRE ANTIFASCISTI/E

25 APRILE PER LA LIBERTA’ E LA RESISTENZA!

25 APRILE PER LA LIBERAZIONE!

 

CORTEO ORE 18.00 PIAZZA MASSIMO

LABORATORIO ANTIFASCISTA PALERMITANO

 

Adesioni:….

Per info: labantifapa@gmail.com; e il blog di cui non so l’indirizzo

   

no repressione – contro il pacchetto sicurezza – no ronde – no revisionismo storico!

Dal 2005 al 2008 si sono verificate almeno 329 aggressioni
fasciste e 161 atti vandalici/danneggiamenti inneggianti al nazifascismo.

Dal 2005 sono almeno 5 i tentati omicidi, ovvero aggressioni in cui neofascisti tentano
di colpire organi vitali e i feriti versano in gravi condizioni.
Il 27 agosto 2006 viene ucciso a Focene (Roma) Renato Biagetti, accoltellato da due
giovani simpatizzanti di estrema destra.
Nicola Tommasoli, muore a Verona il 5 maggio 2008,
aggredito e picchiato da 5 neofascisti per futili motivi, perché portava i capelli lunghi.
Davide Cesare colpito da 13 coltellate inferte da un neofascista, muore la notte tra il 16 e il 17 marzo 2003.
99 attacchi a sedi di centri sociali/sedi militanti/ sedi di partiti/sindacati/ANPI
123 aggressioni a compagni, militanti, antifascisti, frequentatori di centri sociali
107 altre aggressioni (immigrati, omosessuali, testimoni di geova, giornalisti,
ragazzi)
161 atti vandalici nazifascisti/danneggiamenti/scritte e minacce personali.