due giorni Comitato di difesa Palermo e collettivi studenteschi e documento politico

E’ doveroso rivederci tutti quanti per fare il punto della situazione, per ricapitolare questi ultimi due mesi di straordinaria agitazione e per trarne dei risultati. Il malcontento civile di questa nostra società si va a legare sempre di più alla crisi economica che imperversa nell’occidente europeo, rendendo di fatto questo straordinario clima politico la conseguenza quasi scontata di scellerate politiche governative basate su… logiche di profitto in atto, ormai, da decine di anni. Il malcontento è generalizzato, ed è dovere morale di tutte le categorie “in lotta” tessere rapporti e socializzare i bisogni e i beni comuni.

Socializzare i percorsi di lotta per comprendere al meglio i conflitti che viviamo giorno per giorno: è con questa finalità che abbiamo organizzato questi 2 giorni di attività e incontri.

CALENDARIO:
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Venerdì 21 Gennaio presso il Laboratorio z (via Arrigo Boito 7)

– ORE 17.00
Assemblea delle Soggettività in Lotta dal titolo “Quali prospettive per il Movimento: Percorsi Autorganizzati tra Crisi e Repressione”

Interverranno:

° Studenti Medi e Universitari
° Lavoratori
° Comitati per la difesa dei Beni Comuni

– ORE 20.00
Cena Sociale / Benefit “Cassa di Resistenza”
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Sabato 22 Gennaio:

– DALLE ORE 17.00
Banchetti Informativi di Collettivi & Associazioni + Estemporanea Pittorica Libera (a cura del Collettivo Artistico “CREA”: http://www.facebook.com/profile.php?id=100001731997010)

– DALLE ORE 18.00
Live di Gruppi Studenteschi

Suoneranno:

° “Lamiera” (Thrash Metal dallo Scientifico Cannizzaro)
° “Favequaid” (Rock/Hard Rock da Linguistico Cassarà, Classico Garibaldi e Scientifico Einstein)
° “Dirty Side” (Rock/Hard Rock dallo Scientifico Cannizzaro)
° “Bursting” (Rock dal Classico Umberto I)
° “Begliri” (Rock dal Classico Garibaldi)
° “Lightwave” (Rock/Alternative/Inediti da Classico Umberto I e Scientifico Cannizzaro)
° “Metronova” (Elettronica/Drum&Bass/Hardcore)

– ORE 20.00
Aperitivo Sociale

– DALLE ORE 23.00 TILL LATE
Live Set di Elettronica

° “Oscar Miguél Gutierrez” (Dubstep/Hardtek)
° “Badtrip” (Drum&Bass/Dubstep/Breakbeat/Jungle)
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REDITTO E CULTURA PER TUTT@

“Comitato di Difesa Palermo”
° comitatodidifesapa@autistici.org
°www.comitatodidifesa.noblogs.org

“Rete dei Collettivi Studenteschi”
° http://www.facebook.com/group.php?gid=151978751508199

Il Comitato di difesa Palermo nasce all’indomani degli arresti di 6 antifascisti davanti al liceo Umberto I, una scuola in cui la destra cittadina ha tentato più volte di veicolare i suoi messaggi xenofobi e razzisti.

Questo progetto politico nasce soprattutto dall’esigenza  di costruire dei percorsi autorganizzati  di resistenza alla repressione, al controllo, al fascismo ed alla mafia in tutte le sue forme.

Questa scelta si è inserita in un processo di evoluzione e crescita complessiva di un movimento di opposizione culturale, sociale e politico alle logiche mafiose e clientelari dei nostri territori; questo processo non ha seguito linee e strategie politiche calate dall’alto; partendo dai bisogni e dalle esigenze di un contesto sociale soffocato dal clientelismo mafioso e dal potere politico affaristico ha portato avanti percorsi di antimafia sociale in totale autonomia dal contesto politico in cui viviamo.

Come scriveva Peppino Impastato 30 anni fa “ La tendenza del sociale all’autonomia comporta si il rifiuto del politico inteso in senso tradizionale (delega, rappresentatività e centralizzazione burocratica), ma non il rifiuto dell’organizzazione autonoma di base e della teoria rivoluzionaria”.

Durante tutto il 2010 il nostro paese è stato attraversato da focolai di lotta che hanno coinvolto tutti gli strati sociali colpiti dalla crisi e dalle politiche reazionarie del governo, dai/dalle  precari/e della scuola ai/alle cittadini/e de L’Aquila, dagli/dalle studenti/esse ai/alle lavoratori/trici della Fiat, dai/dalle migranti a tutti coloro che hanno visto minacciati i propri diritti.

Quotidianamente veniamo colpiti/e attraverso la cancellazione dei diritti basilari e con  l’intimidazione poliziesca volta a scoraggiare chiunque decida di lottare per difendere il diritto all’istruzione, al lavoro, alla casa, alla libertà di espressione e ad un futuro.

L’obiettivo di tutta la classe politica è quello di precarizzare ogni aspetto delle nostre vite,   contrastando e bloccando con tutti i mezzi possibili la crescita delle strutture, delle organizzazioni e delle reti che stimolano e spesso pongono le basi per la strutturazione delle lotte di emancipazione e di rivendicazione dei diritti e delle libertà.

Negli ultimi 2 anni questo progetto di totale precarizzazione, ai fini di un totale controllo, ha trovato la sua giustificazione nella crisi e nella necessità di risollevarsi da questa.

La via è una via suicida che ha portato al disastro sociale e che non ha certo risolto quello economico e che non lo risolverà.

Il Comitato nasce come laboratorio politico che riunisce individui, collettivi e associazioni che vogliono costruire un’analisi condivisa delle lotte, della repressione e del controllo nella società neoliberista.

La reazione governativa ai conflitti e alle lotte in atto non si limita più, alla repressione della piazza, ma va ben oltre: costruire una società precarizzata composta da individui asserviti alle logiche del profitto smembrando qualsiasi coscienza critica individuale e, soprattutto, collettiva. Il controllo è assolutamente totalizzante e passa dalla repressione delle nostre lotte alla coercizione e controllo dei nostri bisogni e delle nostre scelte di vita.

Questo è tanto più vero quanto più tragico per le lavoratrici. La flessibilità del lavoro accompagnata dallo smantellamento del Welfare State finisce con l’espellere le donne dal mondo del lavoro ( es. la percentuale di donne che subiscono i tagli della riforma Gelmini) per ricondurle tra le mura domestiche a rivestire compiti di cura e assistenza di cui lo Stato non si fa carico. Per non parlare poi delle continue minacce di questo governo a diritti basilari quali la maternità o i congedi parentali o ancora l’allungamento dell’età di pensionamento. La logica conseguenza di questa scelta è la riproposizione di un modello culturale che vede un annichilimento delle differenze di genere accompagnato da un’imposizione di ruoli e stereotipi umilianti, degradanti e discriminatori per le donne che continuano a subire una doppia oppressione, quella statale e quella di genere.

I tentacoli di questa “nuova” pratica politica, nella sua totalità, si snodano in due direzioni: da un lato la negazione di un accesso libero ai saperi e alla cultura accompagnato da un plagio mentale somministrato dalle televisioni e da una rigida informazione di regime, dall’altro la ridefinizione autoritaria e gerarchica dei rapporti sociali tanto nelle scuole e nelle università quanto nei posti di lavoro.

In questo contesto rientra a pieno l’interesse da parte del mondo economico/finanziario e della classe politica di frammentare qualsiasi composizione di classe, rimettendo in discussione paletti fondamentali come la contrattazione collettiva e la rappresentanza sindacale e studentesca.

I paladini di questo progetto, Marchionne e Confindustria in primis, trovano terreno fertile in un governo pronto ad appoggiare le loro richieste emanando leggi criminali come il “Collegato Lavoro”, la “legge Brunetta” e le varie riforme Gelmini e appoggiando direttamente i nuovi piani industriali, dando man forte a chi questa crisi l’ha creata.

Il decreto 150/2009 come la legge 183/2010 non solo riducono gli spazi di espressione e di formazione di una coscienza critica, ma concretamente dissuadono dalle procedure di contestazione contro provvedimenti ingiusti, con l’obiettivo di toglierci non solo la possibilità di lottare.

Lo stesso obiettivo hanno l’introduzione del ricatto del voto in condotta e della soglia delle 50 assenze utilizzate come arma dagli/alle insegnanti e dai/dalle presidi che si sono prestati ad un gioco più grande del loro ruolo.

Il capitale oggi presume di poterci tenere a bada andando oltre gli strumenti che esso stesso si era dato, superando il modello concertativo svuotando di significato altri strumenti come il referendum o lo statuto dei lavoratori.

L’arroganza sta nel presumere che non ci sia più bisogno di indorare la pillola della violenza capitalistica.

La crisi creata dai padroni è l’unico velo di giustificazione utilizzato per asservire un popolo non più nel nome di una strumentale pace sociale ma esplicitamente nel nome del profitto.

Per questo è necessario raccogliere la sfida, cambiare il segno dei rapporti di forza di fronte ad un esplicito esautoramento dei canali ufficiali come partiti e sindacati, ripartire dalle proprie forze autorganizzate che facciano leva sulle contraddizioni del sistema stesso.

Il comitato è uno strumento che ci siamo dati per resistere e andare oltre; il nostro è un percorso di crescita collettiva e politica anche per la  difesa tecnico-legale, perchè in questo presunto stato di diritto vogliono ridurre le lotte di emancipazione a reati individuali; è un percorso di crescita e svilupppo di un’analisi che sia frutto di una connessione e confronto orizzontale tra tutti i luoghi che hanno generato conflitto.

Da questo nasce anche la necessità e il dovere di una informazione dal basso che stimoli, attraverso l’individuazione delle forme di controllo (che sia poliziesco, ricattatorio come nelle scuole e nell’impiego pubblico e privato, mafioso, di genere), una interconnessione e multidimensionalità delle lotte.

Comitato di Difesa Palermo

www.comitatodidifesa.noblogs.org

comitatodidifesapa@autistici.org

Il coordinamento delle donne per i diritti aii danisinni adotta asilo e consultorio

Alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, un gruppo di donne ha deciso di ripulire le strutture dell’asilo ai danisinni e del giardino antistante l’edificio scolastico e il consultorio.

E’ stata una giornata eccezionale in cui gruppi e collettivi femministi, associazioni, donne del quartiere e della città, hanno con un gesto concreto deciso di affermare i propri diritti.

Molte delle lotte delle donne degli anni 70 sono state portate avanti per la costruzione di asili e consultori. Oggi, in uno Stato che combatte la crisi anche a colpi di pacchetti sicurezza e ordinanze antistupro e che cerca di relegare le donne all’interno delle mura domestiche a supplire le carenze dello Stato in materia di welfare, asili e consultori ritornano ad essere le parole d’ordine delle nostre lotte!

La violenza sulle donne si combatte cambiando la cultura maschilista e machista di questo Stato

Ni una mas! Stop feminicidio!

Per l’autodeterminazione delle donne!

A seguire le foto di questa splendida giornata, il comunicato stampa del Coordinamento delle donne per i diritti ai Danisinni e un nostro volantino

)comunicato stampa
In atto uno SCIOPERO ALLA ROVESCIA per adottare Asilo Nido e Consultorio, contro ogni forma di violenza sulle Donne – MEZZO SECOLO DOPO, SULLE ORME di Danilo Dolci a Danisinni
24/11/2010 ore 11.00
Poco meno di mille donne l’anno  (circa il 50% nuove utenti) hanno frequentato il consultorio di piazza Danisinni dal 1983 ad oggi, con una media di cinquemila prestazioni l’anno; molte di loro hanno portato i loro figli all’asilo “G.L. Galante”,  adiacente i locali dell’ex Onmi, che da quasi trent’anni rappresenta le istituzioni nel quartiere.
Se l’asilo ha chiuso i battenti già  alcuni anni fa, dopo il furto e l’incursione nei locali del Consultorio  la prospettiva di una chiusura del servizio (o del suo spostamento)  potrebbe essere una minaccia piuttosto concreta. Per questo, oggi, alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, il Coordinamento Donne per i diritti a Danisinni propone uno sciopero alla rovescia, coniugando la pratica non violenta di Danilo Dolci, inaugurata dal pacifista nel lontano Natale del 1956 nella stessa piazza Danisinni, “alla difesa dei  diritti di quelle persone escluse dal potere e dalle decisioni” come lo sono ancora oggi le donne. Il tema dei diritti negati non è estraneo alla violenza di genere che sulle donne diventa violenza di Stato, se si sottintende con l’espressione anche la progressiva eliminazione delle reti di servizi sociali a sostegno delle donne, come consultori familiari e asili nido, che costituiscono anche gli autentici avamposti  della legalità  nelle zone più degradate  della città . Stamattina, una cinquantina di donne, molte dello stesso quartiere Danisinni, seguendo l’esempio del sociologo Danilo Dolci, si sono armate di ramazze, secchi e attrezzi da giardinaggio per ripulire il giardino e i locali dell’asilo nido. Un gesto simbolico e di riappropriazione di diritti contro i luoghi comuni che considerano il quartiere zona off-limits. Un gesto che vuol far riflettere sullo stato di abbandono di una storica zona della città  promosso dalle donne del quartiere con la solidarietà e la partecipazione di tante altre associazioni di donne, di singole cittadine e di Antonella Monastra Consigliera Comunale di Un’Altra Storia, da anni ginecologa del Consultorio. Donne che non vogliono cedere alla rassegnazione, riappropriandosi invece di servizi chiave come il consultorio e l’asilo nido, che insieme alla parrocchia S. Agnese rappresentano punto di riferimento  e di aggregazione sociale a portata di mano, a differenza invece del vicinissimo palazzo dei Normanni, dato che la bassura di Danisinni si trova proprio alle sue spalle, sede del Governo delle Regione.
COORDINAMENTO DONNE PER I DIRITTI A DANISINNI

Contro sessismo, fascismo, razzismo e omo-lesbo-transfobia

Autodeterminazione

La lotta per l’autodeterminazione delle donne si basa innanzitutto sulla libertà di vivere una sessualità libera e consapevole. Conoscere il proprio corpo, i propri bisogni e desideri è la prima strada verso l’affermazione di noi stesse. E ciò è reso molto difficile in questo momento storico. L’assenza sempre maggiore di strutture pubbliche sui territori è accompagnata da una riproposizione pesante e permanente di stereotipi di donna e di famiglia categoricamente eterosessuale e patriarcale che negli anni abbiamo sempre cercato di distruggere.

Lo stereotipo della donna madre-angelo del focolare e lo stereotipo della donna oggetto sessuale, sono solo due facce della stessa medaglia, che ogni giorno ci vengono con vigore riproposti su tutti gli schermi da politici e politiche pubbliche. In ogni caso i ruoli che vengono oggi attribuiti alle donne passano attraverso ciò che la donna rappresenta nell’immaginario machista, riproposto da una cultura maschilista e da istituzioni maschili.

La rivisitazione di ruoli e culture, che sapevamo non superate ma speravamo almeno molto indebolite, si affermano per l’appunto attraverso l’annientamento delle strutture pubbliche, come consultori asili nido che hanno il compito di sostenere le donne come soggetti politici e sociali indipendenti e autonome, ma anche attraverso la divisione tra “sante e puttane” che non ci piace e che ci viene tutti i giorni riproposta.

Le ordinanze sul decoro urbano emanate da comuni e sindaci –sceriffi negli ultimi anni in molte città o il ddl Carfagna del 2008 sono un aspetto preoccupante in questo senso (su 12 grandi città in Italia, 11 hanno adottato tali provvedimenti. Il maggior numero di tali ordinanze ha interessato La Lombardia, la Toscana, l’Emilia Romagna).Il controllo diretto a sanzionare qualsiasi atteggiamento o abbigliamento considerato “trasgressivo” passa attraverso la valutazione e la sanzione non di azioni o comportamenti non giusti, ma di ciò che una persona è e di ciò che una persona rappresenta. E ‘ un controllo diretto ad uniformare sulla “morale” confessionale e patriarcale la società tutta guardando alle differenze e alle eterogeneità  come dei limiti alla “pace sociale”. Non è un caso che tali ordinanze somiglino a leggi adottate nei peggiori regimi nazisti e fascisti che hanno caratterizzato il Novecento.

Tali ordinanze  misurano sui centimetri delle nostre gonne quali comportamenti siano accettabili o meno! Da questa valutazione alla legittimazione della violenza di genere il passaggio è pericolosamente molto breve.

Con il decreto antistupro (Decreto Legge 23 febbraio 2009 n.11), ad esempio, di nuovo la violenza  diventa un problema esclusivamente di tutela della sicurezza pubblica e non viene analizzata rispetto alle cause scatenanti. Inoltre nel decreto si parlava di esclusiva violenza sessuale, ma non si proponeva  di affrontare il problema della violenza più diffusa ( colpisce il 70% delle donne) che è quella domestica.

La violenza maschile sulle donne è frutto della stessa cultura che trasforma i consultori in avamposti sanitari che hanno come scopo la cura del concepito e della donna solo in quanto madre. La violenza maschile sulle donne è la riduzione della donna da soggetto a oggetto rispondente solo ad aspettative e voleri imposti da altri.

Viviamo in uno Stato che ogni giorno promuove politiche “femminicide” senza valutare i costi che tali politiche hanno per noi.

Ribadiamo  il nostro impegno contro le politiche sessiste di questo Stato  e la nostra lotta per l’autodeterminazione delle donne.

Collettivo Malefimmine


in occasione del 25 novembre 2010 giornata mondiale contro la violenza sulle donne mercoledi 24 novembre ore 11,00 CONFERENZA STAMPA Segreteria Organizzativa Casa Internazionale delle Donne

Segreteria Organizzativa Casa Internazionale delle Donne
Via della Lungara 19 – 00165 Roma – tel. 06 68401720 – fax 06 68401726 – segreteria@casainternazionaledelledonne.org


in occasione del 25 novembre 2010 giornata mondiale contro la violenza sulle donne


mercoledi 24 novembre ore 11,00
CONFERENZA STAMPA

“La violenza contro le donne si manifesta ogni volta che viene lesa la loro libertà e dignità. Le stesse istituzioni talvolta possono esercitare questa violenza. Per questo respingiamo in blocco la proposta di legge regionale del centrodestra che modificherebbe profondamente l’organizzazione e i principi ispiratori dei Consultori”. L’Assemblea Permanente delle donne con queste parole comunica le ragioni della conferenza stampa del 24 novembre e dell’invito a partecipare alle manifestazioni previste per la GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE.
“La proposta Tarzia vorrebbe cancellare i consultori pubblici a favore di un nuovo servizio confessionale e totalitario contro la donna e contro la stessa famiglia, dirottando risorse economiche pubbliche a favore di soggetti privati con dichiarato scopo di lucro. Inoltre, gravissimo, il Consultorio si rivolgerebbe solo alle coppie sposate e la donna sarebbe espropriata della libertà di decidere se e quando procreare. Bolliamo come medievale la definizione di procreazione come ‘dovere morale’ per la donna e riteniamo che la maternità e la paternità libere e responsabili, nonché desiderate, siano un valore per tutta la società. Inoltre appare inadeguata la retorica sulla famiglia a modello unico, quando la realtà è ben altro con la sua molteplicità: coppie di fatto, persone conviventi, famiglie allargate, separati/e e divorziati/e. Le politiche per la famiglia chiederebbero strumenti concreti, e! conomici e organizzativi, per le vere necessità: asili nido, asili aziendali, servizi alla persona, sostegno alla genitorialità, misure di conciliazione.”
Questa proposta del centrodestra ha il sapore di un manifesto ideologico, infatti fin nelle sue premesse si rivela in netto contrasto con le leggi nazionali e con la Costituzione. “Nonostante i Consultori siano stati poco finanziati se non addirittura boicottati dalle stesse istituzioni, il loro buon operato è certificato dalla drastica riduzione delle interruzioni volontarie di gravidanza. Sono assolutamente infondate, quindi, le accuse rivolte a questi preziosi presidi territoriali quando vengono definiti ‘abortifici’.”
Manifestare affinché non sia modificata la normativa vigente che regolamenta l’attività dei Consultori e affinché le risorse loro destinate siano incrementate vuole essere un richiamo alle tante forme di violenza contro le donne e contro le famiglie.

Intervengono
Pina Adorno, Loretana Angelici, Claudia Bella, Lisa Canitano, Fabiola Correale, Rosella Giangrazi, Luisa Laurelli, Cinzia Paolillo, Serena Orazi, Carlotta Sorrentino, Vittoria Tola.
Coordina Elena Ribet

Saranno presenti
Giovanna Cau, Furio Colombo, Simona Marchini, Lidia Ravera, Ettore Scola.

Hanno aderito all’appello per salvare i consultori del Lazio
Milvia Amurri, Francesca Archibugi, Alessandra Bartoleschi, Enrica Bonaccorti, Maria Luisa Busi, Francesca Comencini, Giancarlo De Cataldo, Valeria Di Napoli, Iaia Fiaschi, Raffaella Fioretta, Rosetta Loy, Pia Mancini, Dacia Maraini, Giovanna Mezzogiorno, Susanna Nicchiarelli, Ilaria Occhini, Veronica Pivetti, Lucia Poli, Tiziana Pomes, Saviana Scalfi, Grazia Scuccimarra, Clara Sereni.

L’Assemblea permanente delle donne contro la proposta di legge Tarzia invita a partecipare al PRESIDIO indetta in occasione del 25 NOVEMBRE, GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE a partire dalle ORE 10,00 di fronte alla REGIONE LAZIO – Via Rosa Raimondi Garibaldi.

dalle ore 18,30 continuiamo a stare insieme alla Casa Internazionale delle Donne – Via della Lungara, 19 – con la stessa tenacia abbiamo organizzato una serata dal titolo SALVIAMO I CONSULTORI DEL LAZIO sostenuta dalla eccezionale presenza di LUCIA POLI.
Presentata da SILVIA NEBBIA con FAUSTA MANNO che interpreta “la proposta di legge Tarzia”. Segue il concerto delle ARDESIA formato da Stefania Tarantino (voce) e Letizia Pelosi (chitarra) il loro gruppo, da loro definito, pop-acustico-sperimentale viene dalla città di Napoli.
Al termine del concerto nel ristorante LUNA e L’ALTRA c’è la Cena di sostegno ai progetti della Casa (€30,00 cad.) Aperta a tutti. Vi preghiamo di prenotarvidi alla segreteria Tel. 06 68401720


se vuoi saperne di più visita sempre il nostro sito www.casainternazionaledelledonne.org

TI ASPETTIAMO!!!!

I figli degli altri e le battute dei potenti (http://www.famigliearcobaleno.org/Comunicati.asp?id=102)

Ho letto questi giorni tutti i commenti e le esternazioni possibili sull’infelice e terribile “battuta” del signor Berlusconi.
Qualcuno sostiene che questa non sia una battuta, bensì un messaggio chiaro inviato agli elettori, rivolgendosi agli istinti e sentimenti più bassi che, senza riflettere, la gente può esternare; come fa quando ride delle barzellette sui carabinieri, sui froci, sugli ebrei, sulle bionde…

Vorrei rivolgermi anche io agli elettori di Berlusconi e, più in generale, a quelli che sogghignano compiaciuti alle battute illuminate del presidente del Consiglio.
Vorrei farvi notare, in particolare, come sia facile ironizzare e sogghignare sulle sorti delle figlie e dei figli degli altri!
Quando i potenti si trovano in difficoltà, cercano il sostegno di una platea per un applauso compiaciuto. E, chissà perché, l’applauso arriva sempre se chi viene deriso è più debole. Nel nostro paese, i più deboli sono i bambini, le donne, gli omosessuali, tre categorie ad alto rischio.
Basta leggere i giornali (di destra, di sinistra e del centro, cattolici e laici) per constatare quante donne ogni giorno vengano picchiate, uccise, violentate da mariti, fidanzati, padri e zii o perfetti sconosciuti. Basta leggere gli stessi giornali per constatare il numero orrendo di casi di pedofilia e di maltrattamenti perpetrati nelle case di Dio e nel contesto di quella “famiglia”, tanto osannata da chi applaude alle battute rivoltanti di chi ci dovrebbe rappresentare e tutelare. Basta leggere i giornali per constatare quanti gay, lesbiche, transessuali vengono con regolarità picchiati a sangue o trucidati sulla pubblica via… e a qualcuno piace.
Forse piace agli stessi che non si scandalizzano più di tanto nel vedere ragazze minorenni invitate ai festini dei potenti-impotenti, ultrasettanteni, strafatti di droga e di denari rubati ai metalmeccanici di Melfi o a qualche disgraziato disoccupato e suicida. Piace forse, tra i tanti, a chi non si stupisce più di vedere al nord come al sud, le città sommerse dal fango mentre i responsabili della sicurezza vanno a spasso liberi e ricchi, di vedere spazzatura ovunque, di vedere aule sovraccariche di alunni e insegnanti a spasso, ecc…
Nel frattempo, mentre scrivo questa lettera, un’altra donna, forse minorenne, è stata venduta al potente di turno, un’altra lesbica è stata picchiata a sangue dal padre o cacciata via da casa, un altro bimbo violentato da qualche prete frustrato.

Applaudiamo e ridiamo alle battute del nostro presidente del Consiglio. Giustifichiamolo.
Ma quanto è facile ridere sulle sorti delle bambine e dei bambini degli altri?
In tutta onestà, quante e quanti di voi divertiti manderebbero la figlia diciassettenne a quegli appuntamenti da puttanieri? Quanto è divertente e appagante ridere sulle vite fantasma di 5 milioni di gay, lesbiche e trans italiani?
Ma di chi sono figli i gay, le lesbiche e i trans?
Sbaglia chi crede che tocchi sempre all’altro! Tra una risata e l’altra, potreste scoprire che il vostro adorato figlio, così maschio, è felice solo nel letto del suo vicino, o che la vostra figlia, così in gamba, se la caverà solo se accetterà di compiacere l’anziano potente di turno.
Mentre voi ridete, a me viene solo una grande tristezza. Non per la battuta squallida, né per la promozione elettorale, una tristezza immensa per la cecità che colpisce questa nazione assurda e ipocrita.
Vi auguro di smettere di ridere, di concedervi un pianto liberatorio e rimboccarvi le maniche per costruire altro da questo schifo, un paese degno per i vostri figli e le vostre figlie, non più obbligati a sottostare al potere, ai soldi, all’impotenza, alla disonestà, alla paura, all’orrendo e vigliacco sfottò mortifero.

Alla signora Rizzoli, che ha scritto un articolo demenziale su “Il giornale” in cui scomoda addirittura la partenogenesi a difesa della potenza delle donne, vorrei ricordare che forse succederà fra milioni di anni (sempre che, malgrado gli uomini, riusciamo a cavarcela), ma che le donne hanno bisogno ADESSO di rispetto e tutela.
Vorrei altresì ricordarle che i gay e le lesbiche hanno sempre avuto figli, da che mondo è mondo, e che oggi, grazie a persone e nazioni illuminate, le coppie gay e le coppie lesbiche riescono, se lo desiderano, a concepire e crescere insieme dei bambini che, come può immaginare, sono estremamente felici di leggere le battute del loro Presidente del Consiglio. Ma, come dicevo prima, è molto facile ridere o considerare dall’alto i sentimenti dei figli degli altri.
Quando mia figlia è nata, signora Rizzoli, non ho pensato nemmeno un secondo “speriamo che sia etero”. Ho pensato solo “speriamo che riusciremo, io e l’altra sua madre, a renderla felice”. E’ quello che dovrebbero pensare tutti i genitori del mondo, etero o gay che siano, senza soffermarsi nemmeno su quello che sarà l’orientamento sessuale dei figli.
Le ricordo anche che se gli adolescenti gay si suicidano è per il peso di essere sottoposti ad un continuo bombardamento fatto di battute divertenti e molto maschie, come quella di cui parliamo, e tanti articoli come il suo.
Non è l’omosessualità la responsabile della morte e dei suicidi dei giovani, è l’omofobia. Una brutta malattia da cui la signora Rizzoli, come tanti, è affetta. Ma non si preoccupino ! da quella malattia non muore chi ne soffre, muoiono molto più spesso i figli e le figlie degli altri.
La signora Rizzoli, come tanti, in questi giorni, si arrampica su specchi scivolosi. Se almeno avesse declinato l’invito a scrivere quell’articolo, avrebbe dato dignità al suo essere donna, figlia e madre.

Giuseppina La Delfa
presidente@famigliearcobaleno.org (ma soprattutto madre lesbica orgogliosa)
Famiglie Arcobaleno
associazione genitori omosessuali

http://www.famigliearcobaleno.org/Comunicati.asp?id=102

Per una sessualità libera e consapevole e contro la violenza maschile sulle donne, DIFENDIAMO I CONSULTORI!

Era il 29 luglio 1975 quando con la legge  n° 405 venivano istituiti i consultori. Le finalità di tali strutture (articolo 1 della suddetta legge) dovevano essere  “a)l’assistenza  psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile; b) la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’integrità fisica degli utenti; c) la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento; d) la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso.”

Succede oggi però che da tutte le parti “scese in campo” per governare questo strano Stato Italiano popolato da cittadin* ormai senza diritti, ci sia stato un continuo attacco alla libertà di scelta delle donne e delle coppie eterosessuali, omosessuali, lesbiche, transessuali, queer.

A partire dai referendum sulla “procreazione assistita” abbiamo assistito a ripetuti attacchi alle libertà di scelta delle donne passati  innanzitutto attraverso il tentativo di svilimento delle leggi ( es. legge 194 1978 o 405 1975) che avevano garantito, sebbene in termini relativi, l’affermazione di un principio fondamentale: la tutela della salute della donna INNANZITUTTO, attraverso “la somministrazione di mezzi necessari per conseguire le finalità LIBERAMENTE  scelte dalla coppia o dal singolo in ordine alla procreazione responsabile NEL RISPETTO DELLE CONVINZIONI ETICHE E DELL’INTEGRITA’ FISICA DEGLI UTENTI”. In altri termini si riconosceva finalmente, dopo anni di dure battaglie e lotte, alle donne il potere di scegliere autonomamente sulla propria vita e sulla maternità e spettava loro il diritto di poter accedere alle “<span>informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso”.</span>

Oggi, nella regione Lazio la ”riforma Tarzia” cerca di colpire in modo diretto i consultori stravolgendone le finalità: non più tutela della donna ed informazione per i problemi sulla sessualità e sulla maternità, ma “sostegno ai servizi alla coppia e alla famiglia solo rispetto al suo COMPITO GENERATIVO,  contribuendo alla preparazione della coppia al matrimonio responsabile, al rispetto della vita fin dal concepimento”!

Medesimi obiettivi ha Cota, Presidente regione Piemonte, il quale propone di “formare il personale qualificato delle associazioni pro-vita che opereranno nelle strutture ospedaliere”.

E nelle altre regioni la situazione non è migliore: l’assenza di fondi erogati da Stato, Regioni e Comuni mette spesso nell’impossibilità di agire tali strutture sanitarie fondamentali. Il tentativo di chiusura di tali avamposti è fin’ora fallito spesso grazie alla resistenza del personale sanitario e sociosanitario che opera nei consultori.

La lotta per l’autodeterminazione delle donne è una lotta che si basa innanzitutto sulla libertà a vivere una sessualità libera a consapevole! Conoscere il proprio corpo, i propri bisogni e desideri è la prima strada verso l’affermazione di noi stesse. E ciò è reso molto difficile in questo momento storico. L’assenza sempre maggiore di strutture pubbliche sui territori è accompagnato da una riproposizione pesante e permanente di stereotipi di donna e di famiglia categoricamente eterosessuale e patriarcale che negli anni abbiamo sempre cercato di distruggere.

Lo stereotipo della donna madre-moglie -angelo del focolare –fattrice, lo stereotipo della donna oggetto sessuale,  vengono con vigore riproposti su tutti gli schermi dai politici e dalle politiche pubbliche e non sono che due facce della stessa medaglia. In ogni caso i ruoli che vengono oggi attribuiti alle donne passano attraverso ciò che la donna rappresenta nell’immaginario machista, riproposto da una cultura maschilista e da istituzioni maschili.

Questa rivisitazione di ruoli e culture, che sapevamo non superate ma speravamo almeno molto indebolite, si affermano per l’appunto attraverso l’annientamento delle strutture pubbliche che hanno il compito di sostenere la donna come soggetto politico e sociale indipendente e autonomo, come consultori e asili nido, ma anche attraverso la divisione tra “sante e puttane” che non ci piace e che ci viene tutti i giorni riproposta!

Le ordinanze sul decoro urbano emanate da comuni e sindaci –sceriffi negli ultimi anni in molte città o il ddl Carfagna del 2008, sono un aspetto preoccupante in questo senso(su 12 grandi città in Italia, 11 hanno adottato tali provvedimenti. Il maggior numero di tali ordinanze ha interessato La Lombardia, la Toscana, l’Emilia Romagna).Il controllo diretto a sanzionare qualsiasi atteggiamento o abbigliamento considerato “trasgressivo” passa attraverso la valutazione e la sanzione non di azioni o comportamenti non giusti, ma di ciò che una persona è e di ciò che una persona rappresenta. E ‘ un controllo diretto ad uniformare sulla “morale” confessionale e patriarcale la società tutta guardando alle differenze e alle eterogeneità  come dei limiti alla “pace sociale”. Non è un caso che tali ordinanze somiglino a leggi adottate nei peggiori regimi nazisti e fascisti che hanno caratterizzato il Novecento.

Ad esempio, per fortuna ancora in attesa di delibera, è un regolamento di polizia urbana, la norma “anti abbigliamento succinto” proposta dal sindaco di  Castellammare di Stabia (Napoli): prevede che alla polizia municipale sia demandato il ruolo di “misurare” la lunghezza delle gonne delle donne. (http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/10/26/denuncia-per-stalking-ai-vigili-misuratori/).Tali ordinanze  misurano sui centimetri delle nostre gonne quali comportamenti siano accettabili o meno! Da questa valutazione alla legittimazione della violenza di genere il passaggio è pericolosamente molto breve! Non dimentichiamo che solo dal 1996 nel nostro paese la violenza sessuale è valutata violenza contro la persona e non contro la morale. E rispetto a questo il decreto antistupro, ad esempio, rappresenta un passo indietro. La strumentalizzazione della violenza maschile sulle donne ha avuto un doppio obiettivo repressivo:

a)      Creare l’immagine dell’immigrato pericoloso stupratore contro cui fare battaglia legislativa (e non solo se si pensa alle ronde);

b)      Creare un’immagine raccapricciante delle donne, dipinte come esseri indifesi da tutelare, con nessuna capacità di reazione e di analisi politica. Da questo viene il decreto antistupro (Decreto Legge 23 febbraio 2009 n.11) il cui fine dichiarato dal governo è “assicurare una maggiore tutela della sicurezza della collettività a fronte dell’allarmante crescita degli episodi collegati alla violenza sessuale attraverso un sistema di norme finalizzate al contrasto dei delitti  di violenza sessuale e ad una più concreta tutela delle vittime dei suddetti  reati, all’introduzione di una disciplina organica in materia di atti persecutori, ad una più efficace disciplina dell’espulsione e del respingimento degli immigrati irregolari, ad un più articolato controllo del territorio”( per un’analisi del decreto: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2009/02/24/decreto-antistupro-un-analisi-di-barbara-spinelli/ ) . Quindi di nuovo la violenza  diventa un problema esclusivamente di tutela della sicurezza pubblica e non viene analizzata rispetto alle cause scatenanti. Inoltre nel decreto si parlava di esclusiva violenza sessuale, ma non si proponeva  di affrontare il problema della violenza più diffusa ( colpisce il 70% donne) che è quella domestica.

Rispetto a quanto detto dunque non riusciamo a cogliere alcuna differenza tra chi commette una qualsiasi forma di violenza sulle donne e chi ci vuole privare di tutti quegli avamposti pubblici che ci hanno accompagnato nel nostro lungo percorso di autodeterminazione.

La violenza maschile sulle donne è frutto della stessa cultura che trasforma i consultori in avamposti sanitari che hanno come scopo la cura del concepito e della donna solo in quanto madre. La violenza maschile sulle donne è la riduzione della donna da soggetto a oggetto rispondente solo ad aspettative e voleri imposti da altri.

Viviamo in uno Stato che ogni giorno promuove politiche “femminicide” [i] senza valutare i costi che tali politiche hanno per noi.

Gli atti di vandalismo al consultorio Danisinni rispondono alla stessa logica!

Esprimendo la nostra solidarietà alle/agli  operatrici/operatori dei Danisinni, ribadiamo  il nostro impegno contro le politiche sessiste di questo Stato  e la nostra lotta per l’autodeterminazione delle donne.

A seguire i link per firmare la petizione contro la riforma Tarzia:

http://www.petizionionline.it/petizione/salviamo-i-consultori-della-regione-lazio-dalla-proposta-di-riforma-tarzia/1977

[i] Per femminicidio si intende qualsiasi violenza sulle donne in quanto donne, e per questo essa non dipende né dal passaporto, né dalla religione, né dalla situazione economica, ma è una violenza esercitata sulle donne dagli uomini, dalla cultura dominante (che è maschile), dalla società,da istituzioni e legislazioni che sono frutto della cultura patriarcale! Trattasi della costante situazione di discriminazione a cui le donne sono sottoposte dalle famiglie ai luoghi di lavoro, dalle concrete azioni quotidiane alle limitazioni poste alla nostra libertà di scelta.

Per info: malefimmine@gmail.com

www.malefimmine.noblogs.org

www.myspace.com/malefimmine

comunicato stampa

FURTO E ABBANDONO AL CONSULTORIO DANISINNI

Gravissimo il furto avvenuto questa stamattina(25 ottobre) nei locali del consultorio di Danisinni situato all’interno dell’edifico di proprietà comunale ove è situato anche l’asilo nido Galante, chiuso dal 2007 per una ristrutturazione ancora di là da venire.”Intendo denunciare con forza lo stato di abbandono di questi cittadini ‘sfortunati’ che vengono privati di un sevizio essenziale importantissimo  – spiega Antonella Monastra, gruppo Un’altra Storia – ma che sono sopratutto oggetto di un vergognoso disinteresse dell’Amministrazione comunale. Le donne del quartiere non hanno già più una risorsa fondamentale come l’asilo nido e viene coinvolto oggi un servizio sanitario dell’Asp , il consultorio, che svolge una intensa ed efficace attività di prevenzione e di supporto sia in ambito sociale che in ambito sanitario.Sarebbe gravissimo se l’Asp,infatti, ritenendo il consultorio a rischio di ulteriori aggressioni volesse chiudere questa struttura, presidio istituzionale importantissimo in un’area così degradata.Chiedo conto al Sindaco della tutela dei minori che a causa del fermo dei progetti finanziati con la legge 285 del 97 vengono lasciati a se stessi e in balìa di ogni possibile forma di devianza.” 25 ottobre 2010

ANTONELLA MONASTRA

COMITATO DI DIFESA

All’acuirsi delle contraddizioni, del disagio e della conflittualità sociale, il governo risponde con politiche repressive sempre più violente nei confronti dei nostri bisogni e della rivendicazione di diritti quali, casa, istruzione, libertà di espressione, spazi sociali e lavoro.

In molte città, ormai da tempo, si vedono i risultati di politiche sul territorio fallimentari, di  sperperi e malfunzionamento; si subisce la mancanza di servizi e fondi per l’istruzione, l’ aumento della precarietà e della disoccupazione.

Palermo si uniforma alle politiche repressive nazionali

Nell’ultimo anno l’ex questore Marangoni, e la questura di Palermo hanno tentato di reprimere  tutte le forme di dissenso e di arginare in maniera violenta la crescita esponenziale dei movimenti in città.

A gennaio lo sgombero del Laboratorio Z con tanto di carica e fermi (subito rilasciati), a giugno lo sgombero di Casa Guzzetta (un’esperienza di occupazione a scopo abitativo).

Il 3 ottobre la censura alla libreria AltroQuando durante la visita del papa e infine giorno 9 ottobre  l’attacco ingiustificato agli studenti da parte della polizia davanti al liceo  Umberto I.

Gli  studenti, universitari e liceali, stavano distribuendo dei volantini per denunciare le ripetute aggressioni, ai danni di ragazzi e ragazze della scuola, da parte di esponenti di Casa Pound.

In pochi  minuti sono arrivate le forze di polizia, che hanno intimidito e aggredito senza ragione gli studenti. Il risultato dell’azione repressiva è stato di 6 persone fermate, di cui 3 arrestate e trattenute più di 2 giorni in cella di isolamento, poi processate per direttissima e lasciate libere dal tribunale, dove è stata dichiarata l’illegittimità dell’arresto.

Molti dei ragazzi e dei passanti che si trovavano all’interno della scuola, o nelle vicinanze, hanno subito minacce verbali e aggressioni fisiche da parte di polizia e DIGOS , soprattutto affinché cancellassero i video di testimonianza fatti con i cellulari.

La questura ha dichiarato falsamente di essere intervenuta per fermare gli scontri che si erano creati tra  Antifascisti e Casa Pound; ma nessun esponente di Casa Pound era presente in quel momento e non era in corso alcuna colluttazione.

L’ormai ex questore Marangoni è stato trasferito, quasi promosso alla piazza più grande di Milano. Hanno calcato troppo la mano e lo spostamento del questore è simbolico di ciò; tuttavia pensiamo che il problema non sia un singolo questore ma le direttive nazionali che hanno dato mano libera alle questure locali di reprimere qualunque forma di protesta e dissenso, qualunque voce fuori dal coro della succube sopportazione ed hanno dato ai sindaci potere di “sceriffi”.

Gli arrestati, grazie alla mobilitazione di  centinaia di studenti (molti dei quali arrivati davanti al tribunale in corteo), sono stati rilasciati.

Il processo però sarà lungo e ci vorrà l’ impegno di tutti e tutte per sostenere i compagni e per raccontare la verità su quello che è successo quel giorno, affinché  tutto ciò non si ripeta più. Gli avvenimenti del nove ottobre non sono  un evento isolato. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a ripetuti attacchi alla libertà di espressione e di informazione. Eventi che diventano ancor più preoccupanti se avvengono nei pressi di una scuola, luogo che è stato e che deve continuare ad essere centro nevralgico di saperi  e di acquisizione della cultura di diritti sanciti dalla Costituzione.

Chiunque volesse contribuire alla Cassa di Resistenza per il pagamento delle spese legali può farlo direttamente tramite il Conto Corrente  IT23I06175045000007604380 carige  (causale: SPESE LEGALI 9 OTTOBRE)    o contattando i seguenti indirizzi mail: comitatodidifesapa@autistici.org

Comitato di difesa

COMUNICATO STAMPA TRE GIOVANI ANTIFASCISTI ARRESTATI A PALERMO PER UN VOLANTINAGGIO CONTRO LE AGGRESSIONI DEI FASCISTI DI CASA POUND

Palermo 10 ottobre 2010  Nella tarda serata di sabato il fermo di tre antifascisti palermitani (Cesare, Francesco, Ruggero) è stato trasformato in arresto. La gravissima azione di polizia segna la svolta repressiva che la Questura di Palermo da mesi sta attuando contro i movimenti sociali e antifascisti nella nostra città. Nella città capitale della mafia la questura di Palermo ha individuato il nemico dell’ordine costituito nelle lotte sociali, negli studenti, negli antifascisti. Lo sgombero violento dei centri sociali, Excarcere e con particolare violenza LaboratorioZ, lo sgombero di Casa Guzzetta occupata, le provocazioni contro giovani antifascisti e manifestanti, la distruzione della SantaRosalia dei senza casa durante il Festino del 14 luglio, l’irruzione all’AltroQuando e il sequestro di manifesti e striscioni durante la visita del Papa a Palermo il 3 ottobre segna una chiaro disegno di limitare diritti civili nella nostra città. Gravissimo è stato il comportamento della polizia sabato mattina davanti al Liceo Umberto dove un gruppo di antifascisti stava distribuendo un volantino di denuncia delle violente aggressioni operate dagli squadristi di Casa Pound contro gli studenti della scuola. La presenza della polizia non ha garantito il costituzionale diritto antifascista di esprimere la solidarietà agli studenti dell’Umberto ma è servita a fare tacere violentemente la voce dei sinceri democratici. False sono le notizie di uno scontro fisico fra antifascisti e squadristi di Casa Pound, che come loro costume non si fanno vedere in piazza se ci sono gli antifascisti e spuntano minacciosi e aggressivi contro singoli studenti di liceo. Nessun pericolo di sconvolgimento dell’ordine pubblico da giustificare l’intervento violento della Polizia contro antifascisti inermi. Gravissima la decisione di trasformare il fermo in arresto per Cesare, Francesco e Ruggero. Particolarmente grave ci sembra l’azione poliziesca all’indomani delle grandi manifestazioni studentesche contro le disastrose politiche governative sulla scuola che confluiranno nello sciopero generale della scuola del prossimo 15 ottobre e nella grande mobilitazione dei metalmeccanici del 16 ottobre a Roma. Siamo molto preoccupati e chiamiamo tutti i democratici, gli antifascisti al confronto e alla mobilitazione comune per la difesa della libertà di espressione e di tutte le libertà democratiche. Caratterizziamo la giornata del 15 ottobre in giornata in difesa dei diritti. CESARE, FRANCESCO, RUGGERO LIBERI SUBITO !

Confederazione cobas della Sicilia Collettivo 20 luglio Associazione Radio Aut Collettivo malefimmine Collettivo Malaussene Laboratorio Antifascista – Palermo Comitato di Lotta per la Casa 12 luglio Rete Sociale di Resistenza – Palermo -Laboratorio z

Riportiamo il comunicato degli antifascisti palermitani. Oggi , sabato 9 ottobre alle ore 12 davanti i cancelli del liceo classico Umberto I, si è svolto un volantinaggio, con modalità pacifiche, per denunciare le continue minacce e aggressioni da parte di Casa Pound e Azione Giovani, organizzazioni dell’estrema destra, davanti ai cancelli del suddetto istituto. Dieci minuti dopo sono arrivate le forze di polizia, che hanno intimidito e aggredito senza ragione i manifestanti, sette dei quali sono stati prelevati ingiustamente, sempre con la forza e condotti in questura. Uno di loro, inerme, è stato buttato a terra, aggredito da 4 poliziotti e portato via in manette. Molte delle persone che si trovavano lì hanno subito minacce verbali e aggressioni fisiche da parte di polizia e di DIGOS. La questura ha dichiarato falsamente di essere intervenuta per fermare gli scontri che si erano creati tra antifascisti e casa pound; nessun esponente di Casa Pound era però presente in quel momento e non era in corso alcuna colluttazione. Il risultato della ” tutela “ dell’ ordine pubblico: sette feriti e in stato di fermoIl Il preside dell’ umberto I dopo avere saputo che la polizia da lui chiamata stava aggredendo i ragazzi, si è rifiutato di intervenire .Agli studenti, nel frattempo, è stato impedito di uscire dall’istituto. Diversi studenti del liceo, che avevano filmato l’ accaduto, sono stati minacciati e costretti dalla digos e dalla polizia a cancellare i filmati. ANTIFASCISTI E ANTIFASCISTE PALERMITANI/E

irruzione della digos da altroquando

COMUNICATO STAMPA

A PALERMO CENSURATO STRISCIONE “I LOVE MILINGO” DA ALTROQUANDO

Stamani, Domenica 3 Ottobre 2010, alle ore 11,30, numerosi agenti della polizia di stato in divisa e agenti della Digos hanno intimato la rimozione di uno striscione posto all’interno della vetrina della libreria AltroQuando in via Vittorio Emanuele 143 a Palermo. Lo striscione recitava la frase: I LOVE MILINGO. Gli agenti lo hanno sequestrato assieme alle locandine della mostra “La Papamobile del futuro” da tre giorni allestita presso la stessa libreria. La motivazione addotta al provvedimento è stata quella di ritenere offensiva una simile frase proprio nel momento in cui il corteo del pontefice sarebbe passato da corso Vittorio Emanuele.

Riteniamo che questo provvedimento mini fortemente i diritti costituzionali sulla libertà di manifestazione del proprio pensiero, sia attraverso la critica che la satira. Riteniamo che il messaggio in questione non offendesse nessuno, né tantomeno istigasse a comportamenti violenti.
Al contrario era un segno di quella politica dell’Amore che tanto ha fatto strada ultimamente in Italia. Perché un messaggio d’amore e riconciliazione dovrebbe essere offensivo? Perché Papa Benedetto XVI dovrebbe ignorare la regola del perdono su cui si fonda la dottrina cristiana? Veramente Milingo non merita di essere amato? Palermo si merita davvero questo miracolo alla rovescia?

E i parlanti diventarono muti… Così. Per miracolo.

Palermo, 3 Ottobre 2010

sotto  il link del video

http://www.kom-pa.net/index.php?option=com_content&task=view&id=712&Itemid=1

Lombardia, Formigoni paga un bonus alle donne “disagiate” perchè non abortiscano: 5 milioni di carità mentre si tagliano servizi e lavoro.

Si torna indietro di decenni con la carità che la giunta regionale Formigoni vuole elargire alle donne “in difficoltà”  per evitare che abortiscano: 250 € mensili, per un massimo di 4.500 se non si rinuncia alla gravidanza. “Così le donne non saranno costrette ad abortire”: dichiara in pompa magna Formigoni. Ma le leggi che permettono alle donne una maternità consapevole, esistiono da un pezzo e  andrebbero applicate e sostenute, anche se la sua giunta seguita ad osteggiarle  e sabotarle,  come avviene per  le regole sulla somministrazione della pillola RU 486, la progressiva  soppressione dei consultori in atto in buona parte della province lombarde, per non parlare dei continui attacchi alla 194 avviati proprio da Mlano, a partire dalla strenua difesa dell’obiezione di coscienza che di fatto ha introdotto il mercato delle interruzioni di gravidanza. Nelle strutture pubbliche, infatti, la maggioranza dei medici obietta, per cui i medici che intervengono lo fanno a
“gettone”,  sponstandosi in una miriade di strutture con la conseguente scadenza qualitativa del servizio.
Le donne che accettanno questa carità,  che nemmeno si capisce come possa servire a mantenere un figlio piccolo in una condizione di mancanza di lavoro, autonomia, sostegno economico e di servizi  sociali come quella attuale, in più, dovranno sottoporsi ad un vero condizionamento etico: 18 mesi di “progetto personale” di aiuto,  realizzato da Consultori, Centri aiuto alla vita ed altri soggetti individuati fra pubblico e privato che, insieme alla Regione, gestiranno pure l’anagrafe delle beneficiarie. Come dire,  che una volta nella lista o si segue con diligenza il programma dettato da precise regole morali ed ideologiche, alla faccia del fatto che il nostro è uno Stato laico, oppure si perde anche il sussidio!
Una vergogna gravissima, a cui ci opponiamo e che denunceremo  in tutta la Regione con iniziative ed interventi  per svelare  l’ipocrisia di una giunta che taglia i fondi per i servizi, spalanca la porta ai privati in tutti i rami delal vita pubblica (dai servizi alla persona, ai trasporti, alla scuola) in nome del supremo  valore del profitto, ha soppresso i servizi pubblici di qualità per  sovvenzionare con oltre 5 milioni di euro una iniziativa demagogica e spudoratamente filoclericale degna della costrizione medioevale.
Occorre ribadire che proprio la legge 194 ha come obiettivo quella della prevenzione e come l’ interruzione della gravidanza per ogni donna e solo per lei, rappresenti un trauma che nessun bonus potrà mai lenire: si sostengano e si finanzino i servizi pubblici, si investa nel lavoro e nella difesa dei diritti ad esso connessi, si garantiscano i diritti e le garanzie delle donne lavoratrici, si elimini il precariato, si sostenga e condivida una politica di genere ed una cultura delle differenze che faccia del rispetto della donna il proprio fondamento culturale e sociale.
Di avvilenti campagne demagogiche non ci sarà più bisogno solo se la lotta delle lavoratrici, delle precarie e delle donne che stanno pagando il prezzo della crisi e dell’involuzione di cultura e costumi sociali, riuscirà a determinare quel cambiamento delle politiche sociali e di genere, del lavoro e dei diritti  i cui temi e tempi sono oggi dettati dalle destre di governo ma che,  da tempo, nemmeno sono contrastate dall’opposizione istituzionale,  troppo spesso acquiscente ed anzi sostenitrice della politica di destrutturazione dei servizi pubblici e addirittura di attacco alla stessa legge 194.
Monica Perugini
proletaria – comunicazione militante