Sabato 6 febbraio dal pomeriggio alla notte il Laboratorio Zeta invade la città!

zeta iniziativa di piazza

Dopo lo sgombero violento e la rioccupazione vogliamo che ciò che è accaduto ed accade dentro le pareti dello Zeta sia visibile a tutta la città.Per questo a partire dal pomeriggio si alterneranno artisti di strada, musicisti, attori, mostre… per ribadire che LO ZETA NON SI TOCCA! All’interno della giornata è prevista per ognuno la possibilità di dare il proprio contibuto alla narrazione della storia dello Zeta. Il gioco è molto semplice:Ci sarà una superficie ampia dove nel pomeriggio sarà proposto un grande collage di immagini aventi come tema lo ZetaLab e le giornate recentemente trascorse. Chiunque potrà incollare le proprie foto scattate, nel numero e nel formato che più preferisce, bianco/nero o colore, stabilendo egli stesso la posizione e l’associazione da fare, rispetto anche alle altre immagini che di volta in volta i partecipanti inseriranno.
Lo scopo è quello di raccontare una storia che più sarà varia più sarà ricca,partendo dal contributo singolo di ognuno, protagonista o semplice spettatore degli eventi.
Partecipate numerosi/e!

programma ed iniziative prossima settimana allo zetalab rioccupato

PRESIDIO PERMANENTE IN DIFESA DELLO ZETALAB

zetalab
Programma eventi ed iniziative
Sabato 30 gennaio
h. 11.00 Conferenza stampa
ore 17 Incontro di formazione_informazione "Acqua bene pubblico diritto di tutt@"
dibattito con: U. Santino e D. Giannopolo
dalle ore 22 "MEATMEETBEAT" Laptop music liveset & ELectro-mash up party: DRLR
ROMANCINO,RINAUDO + OREINOI & GS : Clabrò/Scuderi- Destruction Beat CLUSTER
BOMB. LiveVJset: MOTIONTRICK+COLOMBO
Domenica 31 gennaio
SCIOPERO ALLA ROVESCIA dalle 10.00 in poi – sistemiamo Via Boito e lo ZetaLab -Grigliata
a pranzo
21.00 Concerto “Encontros e despedidas” (Florinda Piticchio voce, Gabrio Bevilacqua
contrabbasso, Aki Spadaro pianoforte)
Lunedì 1 febbraio
h 17.00 Messa interculturale con Padre Notari e i laici comboniani
h. 19.00 Assemblea cittadina (aggiornamento vertenza ZetaLab)
h 21.00 Spettacolo teatrale “Orlando” di e con Alberto Nicolino e Dario Compagna,
H 21.00 Riunione dell’associazione Articolo 3
Martedì 2 febbraio
h 19.00 DanLeNuar – romanzo di Giacomo Guarneri. Presentano Ottavio Navarra e Preziosa
Salatino. Sarà presente l’autore.
h. 20.00 Z CENA (tutti cibi con la z… zucca, zucchine, zenzero…) sottoscrizione libera
h. 21.00 Riunione Coordinamento Stop Omofobia
h. 21.00 Proiezione documentario “Danilo Dolci- memoria e utopia”. Sarà presente il regista
Alberto Castiglione. Letture di Danilo Dolci con Daniele Moretto
h 21.30 Collegamento web con il VAG di Bologna
Mercoledì 3 febbraio
Dalle 18.00 Assemblea cittadina “Emergenza lavoro”
h.19.00 Presentazione del documentario “Un caso di ordinaria ingiustizia. I palermitani
processano la Fincantieri per il caso Palumbo” Incontro con Salvatore Palumbo.
h. 20.00 Video “Radio Aut fuori dei cancelli della FIAT” e “Lotte degli operai”
h 20.30 Cena sociale per il finanziamento della cassa di resistenza FIAT
21.30 Concerto dei C.P.F con Moffo Schimmenti
giovedì 4 febbraio
h 18.00 compleanno Kom-Pa “Nostalgia del contemporaneo” Incontro con Matteo di Gesù
Marcello Faletra e Giuseppe Marsala
h 19.00 Assemblea Malefimmine
h 20.00 Cena sociale sottoscrizione per lo Zlab
h. 21.00 Concerto MatriMia e Lalla into the Garden
venerdì 5 febbraio
dalle ore 15,30 G.A.P. gruppi d’acquisto popolare di rifondazione comunista.
h 21.00 Incontro con la cittadinanza “Cosa vuol dire vivere sotto la minaccia mafiosa” con G. Lo
Verso -dipartimento di psicologia – Università di Palermo.
P.S. Il calendario è dinamico e quindi soggetto ad integrazioni e modifiche. Si accettano proposte da
cu e gghiè

comunicato stampa laboratorio z rioccupato

“I nivuri oggi ci sù e dumani ‘un ci sù cchiù”

zetalab

Palermo 25
Gennaio 2010- Questa una delle minacce verbali di stampo mafioso fatte
pervenire al Laboratorio Zeta. Le intimidazioni che da più parti si
sono susseguite negli ultimi giorni contro il Laboratorio Zeta, hanno
iniziato a fare emergere più di un sospetto sul fatto che le attenzioni
rivolte allo stabile di via Boito 7 siano mosse da interessi di natura
non semplicemente economico-affaristica, ma che siano anche fortemente
impregnati da ragioni legate al controllo mafioso del territorio.

Abbiamo
già visto con i vergognosi e tragici accadimenti di Rosarno cosa può
succedere quando le mafie, gli interessi economici, i fascismi e il
razzismo si intrecciano nel tentativo di governare persone e territori.

E’ chiaro che riteniamo preventivamente responsabili di qualsiasi intimidazione, ritorsione o atto violento dovessimo
subire, tutte quelle istituzioni, forze politiche e realtà associative
cittadine che in questi giorni hanno delegato, con la propria voce o il
proprio silenzio, alle organizzazioni che controllano criminalmente il
territorio, la soluzione della nostra vertenza.

Ci auguriamo
di essere smentiti dagli eventi e, soprattutto, che trionfi la legalità
dei fatti e non quella formale, assieme alla nostra storia siciliana,
quella fatta di dignità e conquista di diritti, e non quella che
abbiamo più volte conosciuta, fatta dallo stretto intreccio tra mafia,
lobby affaristiche, manovalanza fascista e potere politico.

La solidarietà del Quartiere allo ZETALAB
Chiediamo
oggi a chi è sceso in piazza a dire a voce alta che il Laboratorio Zeta
è una storia comune, e anche a chi fino ad ora non l’ha fatto, di
esprimere più che mai concretamente solidarietà e sostegno ad una lotta
che ogni giorno di più sta diventando la battaglia di civiltà di una
città intera.

Domani, martedi 26 gennaio 2010, alle ore 11.00
si svolgerà al Laboratorio Zeta in via Arrigo Boito 7 una conferenza
stampa di denuncia e di aggiornamento sui risultati del tavolo tecnico
tenutosi oggi 25 gennaio in prefettura.

ANCORA UNA VOLTA ZETALAB NON SI TOCCA

comiunicato stampa zetalab rioccupato

“I nivuri oggi ci sù e dumani ‘un ci sù cchiù”

zetalab

Palermo 25
Gennaio 2010- Questa una delle minacce verbali di stampo mafioso fatte
pervenire al Laboratorio Zeta. Le intimidazioni che da più parti si
sono susseguite negli ultimi giorni contro il Laboratorio Zeta, hanno
iniziato a fare emergere più di un sospetto sul fatto che le attenzioni
rivolte allo stabile di via Boito 7 siano mosse da interessi di natura
non semplicemente economico-affaristica, ma che siano anche fortemente
impregnati da ragioni legate al controllo mafioso del territorio.

Abbiamo
già visto con i vergognosi e tragici accadimenti di Rosarno cosa può
succedere quando le mafie, gli interessi economici, i fascismi e il
razzismo si intrecciano nel tentativo di governare persone e territori.

E’ chiaro che riteniamo preventivamente responsabili di qualsiasi intimidazione, ritorsione o atto violento dovessimo
subire, tutte quelle istituzioni, forze politiche e realtà associative
cittadine che in questi giorni hanno delegato, con la propria voce o il
proprio silenzio, alle organizzazioni che controllano criminalmente il
territorio, la soluzione della nostra vertenza.

Ci auguriamo
di essere smentiti dagli eventi e, soprattutto, che trionfi la legalità
dei fatti e non quella formale, assieme alla nostra storia siciliana,
quella fatta di dignità e conquista di diritti, e non quella che
abbiamo più volte conosciuta, fatta dallo stretto intreccio tra mafia,
lobby affaristiche, manovalanza fascista e potere politico.

La solidarietà del Quartiere allo ZETALAB
Chiediamo
oggi a chi è sceso in piazza a dire a voce alta che il Laboratorio Zeta
è una storia comune, e anche a chi fino ad ora non l’ha fatto, di
esprimere più che mai concretamente solidarietà e sostegno ad una lotta
che ogni giorno di più sta diventando la battaglia di civiltà di una
città intera.

Domani, martedi 26 gennaio 2010, alle ore 11.00
si svolgerà al Laboratorio Zeta in via Arrigo Boito 7 una conferenza
stampa di denuncia e di aggiornamento sui risultati del tavolo tecnico
tenutosi oggi 25 gennaio in prefettura.

ANCORA UNA VOLTA ZETALAB NON SI TOCCA

25 novembre giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne

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UNA DONNA SU TRE NEL MONDO
SUBISCE O HA SUBITO VIOLENZA NEL CORSO DELLA SUA VITA!
Il 70% DI QUESTE VIOLENZE AVVIENE TRA LE MURA DOMESTICHE!!!


Nonostante questi dati, i governi continuano ad ignorare la realtà e a
strumentalizzare la violenza maschile sulle donne per approvare leggi razziste,
xenofobe, e lesive dei diritti dei/delle cittadini/e, come il pacchetto
sicurezza! Così facendo le istituzioni non soltanto deviano la discussione e
l’attenzione dell’opinione pubblica su temi altri che non riguardano, né
risolvono il problema, ma soprattutto perpetuano un atteggiamento
discriminatorio per le donne, e in questo senso commettono una violenza di
eguale entità, di chi ci uccide, ci stupra, ci costringe a vestire dei ruoli
che non abbiamo scelto, limitando le nostre libertà.
In altri paesi del mondo, e in effetti anche in Europa, e ovunque si siano
sviluppati movimenti di donne e dibattiti sul fenomeno, da anni ormai si parla
di femminicidio.
Per femminicidio si intende qualsiasi violenza sulle donne in quanto donne, e
per questo essa non dipende né dal passaporto, né dalla religione, né dalla
situazione economica, ma è una violenza esercitata sulle donne dagli uomini,
dalla cultura dominante (che è maschile), dalla società, da istituzioni e
legislazioni che sono frutto della cultura patriarcale! Trattasi della costante
situazione di discriminazione a cui le donne sono sottoposte dalle famiglie ai luoghi
di lavoro, dalle concrete azioni quotidiane alle limitazioni poste alla nostra
libertà di scelta.
Slogan quali l’”utero è mio e lo gestisco io”, oggi guardati con un ghigno o
considerati retrogradi, esprimono in poche parole concetti chiave della vita
delle donne: in Italia qualsiasi dibattito politico, partitico o istituzionale
sui diritti delle donne, passa automaticamente attraverso la normazione dei
nostri corpi e la violazione della nostra sessualità; sul controllo dei nostri
desideri e delle nostre scelte; sul mantenimento di un “decoro” imposto sulla
nostra pelle da secoli di cultura maschile, una cultura che vede le donne solo
come mogli e/o oggetti sessuali che DEVONO DARE all’uomo, e la cui sessualità è
vista come complementare a quella maschile ( concezione da cui deriva
l’omofobia, la lesbofobia, la transfobia)!
Siamo stanche di vedere i nostri diritti calpestati e i nostri sogni spegnersi
dentro le mura di casa, spesso insieme alla nostra dignità. Noi non abbiamo
scelto, tocca a noi adesso decidere!
Repressivo e violento è imporci un modello familiare etero patriarcale,
un’istituzione cioè per noi totalizzante e totalitaria, una prassi, inoltre,
che equivale a quel 70% di violenze di cui si è detto prima.
Repressivo e violento è far credere che la nostra sicurezza passa per un
rinvigorimento delle forze dell’ordine, non soltanto perché maggiore controllo
è sempre uguale a maggiore violazione della nostra dignità, ma soprattutto
perché sono proprio loro a garantire la conservazione di questo sistema, e non
di rado, a non riconoscere la violenza e a rinviare a casa chi si rivolge loro
a denunciare il convivente, il padre, il fratello, lo zio, il marito, ecc…
Repressivo e violento è per noi donne, vedere oggi legittimate tutte quelle
ideologie fasciste e razziste che ci vedono come madri della patria,
conservatrici di una razza pura che ci fa paura!
A questo continuo crescendo di leggi, decreti e politiche repressive, si
aggiunge una politica indirizzata alla riduzione dell’informazione e dei servizi
per le donne dovuta al pericoloso crescendo di medici obiettori in ospedali,
farmacie e consultori. Per questo rilanciamo la campagna OBIETTIAMO GLI
OBIETTORI (www.ogo.noblogs.org), e la raccolta di informazioni e dati sulla
presenza degli obiettori e sui disservizi che ne conseguono.

Collettivo
Malefimmine
simbolo malefimmine

Per info: malefimmine@gmail.com – www.malefimmine.noblos.org –
www.myspace.com/malefimmine

in prossimità del 25 novembre

 

 

In prossimità della giornata mondiale contro la violenza
sulle donne, vorremmo portare alla luce un esempio di violenza che passa inosservata
ai più.

Riferiamo infatti della perenne presenza sui muri d’ingresso
degli ospedali di scritte offensive per le donne, quasi sempre, per di più,
siglate da croci celtiche o simboli politici che richiamano chiaramente al
fascismo!

Gli ospedali, e gli avamposti sanitari in genere, sono
strutture pubbliche aperte a tutt*, che hanno il compito, sancito per legge, di
recare ausilio e giovamento agli/alle utenti, e ci chiediamo onestamente come
sia possibile che da anni sui muri dei più grossi centri ospedalieri della
città vi siano scritte come: “donne assassine”, “aborto legalizzato, assassinio
di stato” e similari.

Riteniamo la presenza di tali scritte lesive della nostra
dignità, della nostra capacità di scelta, delle nostre sofferenze.

Per questo abbiamo deciso in prossimità del 25 novembre di
iniziare un’opera di pulizia dei muri della città in generale, degli ospedali
in particolare.

Non possiamo più accettare alcuna violenza sulle donne sia
essa domestica, sia essa compiuta da estranei, sia sia essa di Stato in ogni
sua forma:psicologica, fisica, economica,ecc…

L’appuntamento è sabato 14 novembre davanti l’ingresso
dell’ospedale Civico alle ore 12.30.

Con questa giornata cerchiamo di riprenderci i nostri spazi
di vita e di rivendicare uno Stato più laico, con servizi e strutture a misura
anche di donna, in cui la sessualità femminile non sia vissuta come un tabù
peccaminoso, ma come espressione della nostra differenza di genere.

Per questo lanciamo in città anche la campagna “obiettiamo
gli obiettori”, puntando la nostra attenzione sui diritti spesso negati, come
quello di vivere una sessualità libera e consapevole, iniziando una capillare campagna
d’informazione, a partire dalle scuole, sull’utilizzo degli anticoncezionali e
sulle malattie sessualmente trasmissibili.

Collettivo Malefimmine

– Mostra testo citato –

A proposito di aggressioni omofobe, transfobiche, lesbofobiche

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Martedì 13 ottobre 2009
      

Due ragazzi, dichiaratamente
omosessuali, all’uscita dall’Istituto di moda da loro frequentato a Canicattì
(provincia di Agrigento) hanno subito una brutale aggressione omofobica.
Calogero è stato ricoverato per una lesione al timpano mentre Vincenzo è stato
costretto a portare un collare rigido per diversi giorni.

 Roma
11 ottobre 2009

«Eravamo appena usciti da
Palazzo Venezia – ha raccontato Massimo Fusillo – dopo aver visitato la mostra
l’intenzione era quella di andare a pranzare in un ristorante al Pantheon. Ci
siamo incamminati lungo via del Corso e abbiamo deciso di tagliare per una
delle stradine laterali quando siamo stati avvicinati da sei ragazzi in
motorino: erano giovanissimi, forse dai 16 ai 18 anni». Probabilmente ad
attirare l’attenzione degli aggressori è stato l’abbigliamento della coppia
gay, che indossava capi in stile Skinhead sharp, l’acronimo di skinhead against
racial prejudice, ovvero contro il pregiudizio razziale. “ (…) Ci hanno
avvicinato, erano alle nostre spalle, ci hanno fatto il saluto romano, ma noi
non abbiamo risposto, poi ci hanno più volte gridato "camerati". Io
ho cominciato a correre verso via del Corso pensando che anche il mio compagno
lo stesse facendo ed invece è rimasto indietro. Il tempo di accorgermene e lo
avevano già aggredito. "Io non sono fascista" ha gridato Francesco
mentre i suoi aggressori fuggivano in sella agli scooter diretti verso piazza
Venezia. "Appunto, lo siamo noi", hanno risposto. Fisicamente Francesco
sta abbastanza bene, a parte il dolore alla mano con cui ha cercato di
proteggersi dal colpo alla testa.

 

È cresciuta finalmente
l’attenzione dei media per le aggressioni nei confronti di gay, lesbiche e
trans… eppure pestaggi, violenze e omicidi sono all’ordine del giorno da anni
in questo paese in cui ci vengono spesso negati i diritti civili.

Attraverso i mezzi di comunicazione, però, le
aggressioni, sempre più frequenti negli ultimi anni, sono state fatte passare
come episodi isolati e privi di qualunque matrice politico – culturale,  come puri e semplici atti di balordi. Ci pare
però innegabile come il lancio di bombe carta in una strada affollata,
aggressioni individuali e pestaggi, attacchi alle sedi di collettivi e
organizzazioni lgbt e femministe, siano in realtà frutto di una trasformazione
culturale e politica, in cui la crisi economica e la precarietà dell’esistenza
vengono usate per alimentare la paura e focalizzare la rabbia verso il/la
diverso/a. Inoltre, la maggior parte di queste aggressioni ai danni di gay,
lesbiche e trans, ma anche ai danni di immigrati/e e di chi propone una società
diversa, sono compiuti da esponenti di organizzazioni di estrema destra
razziste, fasciste, xenofobe ed omofobe (e anche da parte di chi semplicemente
vive immerso in questa cultura facendola propria), sempre più legittimate e
coperte dalle istituzioni di questo paese.

Il disegno politico di chi governa il paese, inoltre,
prevede la ghettizzazione del diverso, il divieto alla libera circolazione
(fino a considerare la clandestinità come categoria di etichettamento della
gente), rende reato la sola presenza di una persona sul suolo italiano, e
ancora, impone un’omologazione culturale su valori clerico-fascisti con lo
scopo di plasmare una società su modelli e valori quali la famiglia
eterosessuale e patriarcale (un modello ormai in crisi, che rappresenta
un’istituzione totalitaria e totalizzante per le donne e per tutti quei
soggetti che non rientrano nei suoi standard, coercitiva e che lede
giornalmente le dignità).

L’approvazione del pacchetto
sicurezza, l’istituzione delle ronde, i decreti antistupro, le ordinanze contro
le prostitute, e ancora l’etichettamento dei gay, lesbiche, trans come soggetti
incostituzionali paragonati a pedofili, necrofili e masochisti,  sono la risposta che viene data alla
rivendicazione di diritti e libertà.

La laicità e la libertà di scelta
e di pensiero sono svenduti dai governanti ad una chiesa che cerca di garantire
la più totale adesione al sistema in cambio del controllo sulle nostre esigenze
più intime a suon di anatemi.

Questa è la politica da cui ci
allontaniamo, che non riconosciamo e che osteggiamo. Pensiamo che non esista
un’alternativa di società diversa se non nelle menti e nelle quotidianità di
chi giorno per giorno cerca i ritagliarsi, con fatica, uno spazio sempre più
ampio nella coltre di intolleranza e discriminazione, che sono, queste si (!)
il “nostro pane quotidiano”.

Non esiste un bavaglio tanto
forte per fermare i nostri pensieri e non esiste repressione tanto dura sa
impedirci di vedere e sognare!

Guardiamo il modo con l’occhio
del ciclone e sempre con maggior convinzione urleremo i nostri NO e
sventoleremo i nostri bisogni e desideri.

Non crediamo che il problema del
razzismo, del neofascismo e delle violenze possa essere risolto da chi dai
pulpiti di una sinistra che mette le bende sugli occhi, partecipa al
revisionismo storico e non vuole nemmeno immaginare un modello diverso di
economia e di società.

 

Crediamo fermamente che
l’omofobia e la transfobia siano assolutamente connessi al sessismo.  

«(…)
Questo tipo di aggressioni rende più evidente il legame di necessità tra
fascismo e sessismo, fascismo uno dei cui fondamenti è rappresentato dal
mantenimento violento del sistema patriarcale di sottomissione di un sesso
all’altro. Ma la cultura patriarcale non si esaurisce nel fascismo, sottende le
relazioni tra maschi e femmine così come le ha strutturate l’eterosistema, quel
sistema ideologico cioè che persegue la normazione dei generi come
“complementari” l’uno all’altro, sistema che quindi non può che combattere
ferocemente il lesbismo, soggettività che lega esplicitamente l’accesso
maschile al corpo femminile, che rifiuta l’obbligatorietà e la naturalità
dell’etero-sessualità.(…)»[1].

 

Finché la nostra differenza di genere non sarà
riconosciuta e finché i nostri corpi verranno violati da legislatori e politici
sordi alle nostre esigenze, e abituati a usarci quale merce di scambio, saremo
sempre qui nelle piazze a lottare per la nostra libertà di scelta e per la
nostra autodeterminazione.

 

CONTRO
SESSISMO, OMOFOBIA, LESBOFOBIA E TRANSFOBIA

ORA E SEMPRE
ANTIFASCISTE!

INDECOROSE E
LIBERE

Il collettivo Malefimmine


[1] Elena Biagini, Lesbiche
che fanno paura. Una mina al sistema-famiglia
. Pubblicato su “In fondo
l’Itaglia è tutta qua
”. Facciamo Breccia. www.facciamobreccia.org

 

CONTINUIAMO A RESISTERE

g8 genova

 

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ITALIA, 2009 : AMNISTIA PER POLIZIA, CARCERE
DURO PER CHI È ACCUSATO DI AVERE SPACCATO UNA VETRINA..

Otto anni fa, a Genova, per le
manifestazioni contro il G8, le forze del (dis)ordine eseguirono  cariche ingiustificate e pestaggi brutali,
reclusioni coatte, torture alla caserma di Bolzaneto; infine, l’irruzione ed il
massacro alla scuola Diaz, dove dormivano i manifestanti e gli attacchi ai
media centre, con il sequestro e la sparizione immediata di filmati che
riprendevano le manifestazioni di quei giorni.

Tutto quello che è successo, in
questi anni, è stato falsato e riscritto, ed oggi, sembra quasi che tutto
quello che è accaduto non abbia mai avuto luogo: in otto anni, le istituzioni
hanno costruito la loro “verità", e false ricostruzioni degli avvenimenti
sono state create ad hoc per giustificare l’operato del governo italiano e
delle “forze dell’ordine”.

I filmati, i documenti e le
testimonianze dirette, smontano pezzo per pezzo la montatura istituzionale,
rovesciandola completamente. Ma i documenti che girano  nel sottobosco della vera informazione ,
delle pubblicazioni indipendenti, del tam tam telematico sono sepolti
dall’assoluto silenzio della (dis)informazione ufficiale.

Oggi, il capolavoro delle
istituzioni si sta  definitivamente
compiendo.

Il tribunale di Genova  ha sepolto sotto un secolo di carcere,
comminati a 10 manifestanti, un movimento straordinario che ha voluto mettere
in discussione le scellerate politiche dei padroni del mondo.

 Alle violenze di quei giorni, sono seguiti
l’archiviazione dell’omicidio di Carlo Giuliani, la promozione di tutti gli
alti vertici della polizia responsabili del massacro della Diaz, la
prescrizione dei processi riguardanti le forze dell’ordine, e addirittura
l’assoluzione per De Gennaro, (ex capo della polizia, oggi direttore del Dipartimento delle Informazioni per
la Sicurezza), uno dei mandanti di quella carneficina, uno dei cervelli che
comandò i manganelli che spaccarano teste e gli spara lacrimogeni. È stato
assolto anche l’ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola, accusato
anche lui di aver indotto alla falsa testimonianza l’ex questore di Genova
Francesco Colucci riguardo all’irruzione della Polizia nella scuola Diaz .

Succede invece che 10 presunti
black block siamo diventati il capro espiatorio di tutto, un monito vivente del
fatto che da 16 a 6 anni di reclusione è il prezzo da pagare per chiunque
decide di alzare la testa.

Le pene inflitte per reati di
“devastazione e saccheggio” (anche se fosse, solo ai danni di cose materiali),
sono semplicemente “esemplari”. qualsiasi cosa abbiano o non abbiano fatto
questi 10 manifestanti in quei giorni di certo non può assolutamente nemmeno
essere messo a paragone rispetto alla violenza indiscriminata e ingiustificata
che fu messa in atto in quei giorni dall’allora compiaciuto governo su migliaia
di persone. Inoltre  nessuna azione di
autodifesa può essere punita con anni di galera. Una pietra contro un
lacrimogeno, scudi di plastica contro defender, furgoni e plotoni di polizia
che effettuavano caccia all’uomo indipendentemente da quello che i manifestanti
stessero effettivamente facendo, cassonetti di spazzatura rovesciata contro chi
in quei giorni sparò e uccise!!!!!

 

Eppure almeno adesso qualcosa
dovrebbe muoversi:

e non solo nelle coscienze dei/delle
militanti e di chi a Genova c’era,

ma di tutti quelli/e che ogni
giorno continuano a rivendicare il loro diritto di esistere, di vivere
dignitosamente e di essere liberi/e.

Abbiamo il diritto di resistere ad
uno stato di cose che ci relega alla precarietà lavorativa ed esistenziale, che
vorrebbe costringerci all’immobilismo ed alla condizione di ricatto continuo,
sotto cui non soggiaciamo!

Continuiamo a portare avanti le
nostre vertenze e rivendicazioni, la repressione non spegnerà la nostra rabbia .

Per i 10 processati resta solo la
cassazione, poi potrebbero aprirsi le porte delle carceri.

 

Non vogliamo che queste condanne
restino nel silenzio, non vogliamo che qualcuno paghi per il diritto di tutti e
tutte i/le cittadini/e di questo paese di poter giustamente manifestare il
proprio dissenso alle scellerate e criminali politiche economiche, ambientali,
sociali e estere che i governi impongono su tutt* noi .

 

 

Diffondiamo l’informazione

ALZIAMO LE BARRICATE E CONTINUIAMO
A R*ESISTERE

 

Laboratorio Antifascista
Palermitano –  lab.antifa.pa@gmail.com – labantifapa@wordpress.com