8 marzo 2011:ancora in Piazza a Palermo!!!! 0re 17.00 Piazza Politeama
L’OTTO NON SOLO A MARZO!
Siamo un collettivo femminista e lesbico autorganizzato, nato otto anni fa nella facoltà di lettere e filosofia. Quando ci siamo riunite la prima volta sapevamo che qualsiasi cosa fosse nata tra quelle mura sarebbe partita dalle impressioni, immaginari, idee, opinioni di ognuna di noi in merito alla società e rispetto a come questa si relazionava con la differenza di genere: è proprio sulla base delle contraddizioni e delle imposizioni che più intimamente viviamo sui nostri corpi che elaboriamo un’analisi concreta della società e dei ruoli che questa ci obbliga a rivestire.
Nel corso degli anni siamo uscite dall’università, abbiamo partecipato ai movimenti di lotta per la casa, ai movimenti studenteschi, di lavoratori/trici , migranti, antirazzisti, anticapitalisti, antisessisti e per il riconoscimento di diritti civili e politici della comunità lgbtqi: abbiamo deciso dunque di essere parte integrante di ogni sussulto di rivendicazione e autodeterminazione!
Ecco perché per noi l’otto marzo non è una festa, ma una giornata di lotta ed ecco perché abbiamo deciso di fare un elenco di ciò che viviamo in quanto donne e di ciò che rivendichiamo.
– Contro uno Stato in cui con la maschera della legalità si consumano i peggiori crimini contro l’umanità!
Siamo accanto a tutt* i/le migranti. Crediamo che l’8 marzo sia un giorno per stare in piazza per e con le vittime della tratta che vivono e muoiono nelle nostre strade, e per coloro che vengono umiliate, stuprate, massacrate dentro i CIE. Siamo con tutte quelle donne che prive di qualsiasi diritto e contratto continuano a curare anzian* e bambin* e a pulire per pochi euro le abitazioni.
L’8 marzo è la giornata di tutte le donne a prescindere da religione, etnia, luogo e data di nascita. L’8 marzo è una giornata di mobilitazione internazionalista perché la discriminazione di genere non ha confini!
Per ogni donna lesa, stuprata, offesa siamo tutte parte lesa!
– contro la strumentalizzazione o la banalizzazione della violenza di genere.
“Spesso si crede che la violenza sulle donne riguardi mogli e madri di famiglie “ignoranti”,che non possa riguardare noi o le nostre coetanee, o a chi a noi stia più vicina…invece certe ragazze camminano a testa bassa per non cadere nell’insensato stimolo di salutare conoscenti….
Ci rattrista sentire gente che crede che tutti gli omicidi dettati da possessione e dall’idea che un uomo si senta in diritto di opprimere una donna sia nel corpo che nello spirito,non siano crimini sessisti e che non abbiano a che fare con il maschilismo radicato in tutti noi,uomini e donne, ma che semplicemente siano un dilagare di pazzie sociali.
Se non le vedete per strada con l’occhio nero,non vuol dire che non le abbiano tirato i capelli ,dato calci,trascinate,strattonate,che non le abbiano sputato in faccia;
Se non le vedete per strada piangere non vuol dire che non le sia stato impedito di salutare,di studiare ,di aprirsi e confidarsi,di andare in palestra;
se non conoscete alcuna donna vittima di violenza non vuol dire che non esistano o che abbiate gli occhi per vederle,loro non possono parlare,non possono uscire sole e se escono in compagnia neanche le vedete,sono fantasmi svuotate da qualsiasi forza ,tranne quella che permette loro di sopravvivere”.
Noi pretendiamo lo stanziamento dei fondi per i centri antiviolenza. La violenza maschile sulle donne sia essa psicologica, economica, fisica, sessuale colpisce una donna su tre!
Noi abbiamo il diritto e pretendiamo di uscire dal silenzio!
– contro la precarietà esistenziale e lavorativa e contro e i tagli sui luoghi di lavoro.
Viviamo in un periodo di crisi strutturale del sistema capitalista, e a farne le spese siamo noi lavoratori e lavoratrici.
Le donne sono i soggetti che più direttamente subiscono i contraccolpi della contrazione economica. Da sempre percepiamo salari a parità di prestazioni più esigui, e oggi subiamo maggiormente l’espulsione dal mercato del lavoro. Conseguenza ne è il ritorno forzato delle donne tra le mura domestiche, rinvigorendo la divisione in ruoli tipica della famiglia etero sessista e patriarcale. In questo modo viene fatto passare come “corretto” e “naturale” non solo un modello di organizzazione sociale ma anche un modello culturale opprimente che non tiene assolutamente in considerazione la nostra indipendenza, autonomia, libertà di scelta.
– Ci opponiamo alla divisione tra donne per bene e donne per male. Siamo accanto alle lavoratrici del sesso e insieme a loro rivendichiamo diritti!
Tentiamo di costruire ogni giorno una società diversa. Combattendo per dei miseri stipendi a fine mese lottiamo soprattutto per conquistare un nostro spazio in questo mondo creato sino ad ora solo a misura di uomo. La nostra lotta parte dalle nostre case, spesso teatro di violenze e sopraffazioni, attraversa le strade e i luoghi di lavoro. Desideriamo relazioni tra partner orizzontali e non determinate da nessuno stereotipo comportamentale.
– Lottiamo – ancora! – per una sessualità libera e consapevole!
Ci battiamo contro un’idea di sessualità basata su stereotipi di comportamento che prendono avvio solo dalla cultura machista sino ad oggi predominante nella società.
Non riconosciamo alcun modello né di virilità né di femminilità. Pensiamo che ognun* debba realizzare il proprio piacere nelle relazioni con gli/le altr* in modo libero.
Siamo per la liberazione dei e dai generi!
– Lottiamo – ancora! – per avere il diritto ad essere curate, per una sanità laica e a misura delle nostre esigenze. Difendiamo i consultori che subiscono oggi attacchi feroci da parte di una gestione criminale della sanità pubblica. Purtroppo in Italia le elezioni sono sempre motivo di compromesso ed è sempre sui diritti delle donne che tali compromessi vengono siglati. Il sostegno della Chiesa cattolica e delle sue organizzazioni sembrano essere tanto fondamentali che ad ogni elezione e ad ogni campagna elettorale i primi diritti ad essere negati sono i nostri! Ci riferiamo ad es. alle proposte di Cota in Piemonte e/o alla riforma Tarzia nella regione Lazio, o al riconoscimento dei diritti civili che in questo paese – ancora!- tardano ad arrivare!
A questo sistema politico economico e culturale gridiamo BASTA!
Siamo per l’autodeterminazione!
Il nostro 8 marzo è alla luce della R/esistenza, dell’antisessismo, antirazzismo, antifascismo, anticapitalismo!
Le nostre bandiere e i nostri ombrelli rossi coloreranno ancora le piazze!
Il nostro 8 marzo è all’insegna della libertà di scelta!
Libere di agire capaci di reagire!
Collettivo Malefimmine malefimmine@gmail.com –www.malefimmine.noblogs.org
Cineforum make revolutionary love “Ai confini del paradiso” (2007 Fatih Akin)
TERZO APPUNTAMENTO “AI CONFINI DEL PARADISO”
A pochi mesi dal pride 2011 e nel pieno collasso del sistema economico
eterocapitalista ,sentiamo di dover dare un contributo per accendere la questione dei carenti diritti di cittadinanza che caratterizza le nostre esistenze.
Viviamo in uno Stato in cui la cultura misogina ,razzista
…cattolica e omo-lesbo-transfobica trionfa e viola gli immaginari
imponendo rigidi vincoli alla libertà di circolazione, alle relazioni di amore e al…la sessualità. La nostra gioia e la voglia di inventare famiglie
non obbligatoriamente eterosessuali ,slegate dai ruoli e dalla violenza della famiglia patriarcale non trovano legittimazione.
Questo cineforum è uno sguardo sulla nostra quotidianità di negazioni,di r/esistenza e creativià per aprire spazi di riappropriazione di corpi e desideri.Sono sei momenti di incontro pe interrogare i nostri immaginari ed aprire insieme varchi,chiamando a raccolta chi vive a palermo vite,secondo la morale dominante,impossibili
I APPUNTAMENTO: domenica 13 febbraio WOMEN
II APPUNTAMENTO: domenica 27 febbraio GO FISH
III APPUNTAMENTO: domenica 6 marzo AI CONFINI DELPARADISO
IV APPUNTAMENTO: domenica 20 marzo BOYS DON’T CRY
V APPUNTAMENTO: domenica 3 aprile DIRTY DIARIES
VI APPUNTAMENTO:domenica 17 aprile IL LUPO IN CALZONCINI
CORTI
unite indecorose libere e ribelli il 13 febbraio
In tutta Italia i movimenti e i collettivi femministi saranno in piazza insieme alle donne, compagne,lesbiche, lavoratrici, migranti, precarie, disoccupate, inoccupate, casalinghe e lavoratrici del sesso, per dire no a un sistema politico, economico e culturale che sta usando in ogni suo ambito i nostri corpi per celare la sua crisi strutturale. .
La nostra coscienza è di classe, politica e soprattutto di genere. Siamo antisessiste, antifasciste, antispeciste, antirazziste, antiliberiste, siamo contro tutte quelle idee e ideologie sottese a distruggere il nostro presente e il nostro futuro, la nostra dignità, i nostri immaginari! Dividerci tra sante e puttane, tra donne oggetto e angeli del focolare è quello che ha portato all’affermazione di un modello di società basato su ruoli e stereotipi che ci ingabbiano e ci uccidono ogni giorno. E il modello impostoci è in ogni caso un modello maschile, creato da uomini, piegando le donne ad essere quello di cui loro hanno bisogno nei vari ambiti della loro esistenza. Quello che si afferma in questo momento non è un modello di donna, è un sistema!E ad esserne offese non dovremmo essere solo noi: viene diffuso anche un immaginario di uomo spietato, violento, pedofilo…davvero tutti gli uomini vogliono essere complici di questo stereotipo maschile? La differenza di genere è la nostra battaglia politica quotidiana ed ha il colore politico della riscossa. La nostra autodeterminazione cozza con un regime autarchico e patriarcale. Noi siamo sempre state nelle piazze, non avremmo potuto non esserci…il delitto d’onore in Italia è stato abolito solo nel 1981, la violenza sessuale è diventata reato contro la persona e non contro la morale solo nel 1996. Ancora oggi ci battiamo per un sistema sanitario che tenga conto delle nostre esigenze:eppure quanti sono i medici non obiettori negli ospedali? Quanti sono gli ospedali che non rimandano a casa con il carnefice le donne vittime di violenza?E quanti fondi sono stati tagliati ai centri antiviolenza?Inoltre non stanno forse promuovendo una riforma morale della società, tesa solo ad imporre un sistema classista, accompagnato da una riproposizione della famiglia etero patriarcale come base dello Stato, e che punta ad espellere migliaia di donne dal mercato del lavoro?
In quanto donne ci sentiamo dilaniate da una battaglia partitica che ci usa solo come merci di scambio!Ci hanno dipinto come delle deboli vittime da proteggere. Hanno sfruttato la violenza maschile contro le donne per giustificare leggi razziste quali il decreto antistupro e la creazione delle ronde. Sfruttano le donne per dare il colpo finale ad un premier le cui sorti sono già scritte in tutti i processi per concussione, abusi di potere, associazione mafiosa, p2, ecc…E’ deprimente pensare che la cultura sia talmente intrisa da perbenismo catto-conservatore che per condannare questo sistema politico istituzionale, si è dovuti passare attraverso uno “scandalo” che ha come perno – tanto per cambiare! – la “morale” femminile. Quante prestazioni vendiamo noi oggi sul mercato? E quante di queste prestazioni sono equamente compensate?
Noi siamo un collettivo femminista e lesbico autorganizzato, il nostro è un percorso che continua e che non comincia adesso!
La dignità delle donne NON è la dignità della nazione!
La dignità della nazione NON è la dignità delle donne!
Il fascismo aveva dato alle donne il compito di educatrici della gioventù fascista e quindi il compito di essere le portatrici degli onori della nazione!
Non ci stiamo a queste parole d’ordine!Molte donne, sorelle, compagne hanno già combattuto quelle parole e sono morte per proteggere la nostra dignità di soggetto politico pensante, indipendente, libero!
Indecorose e libere, ribelli e antifasciste saremo in piazza con gli ombrellini rossi delle sexworkers (http://www.lucciole.org/content/view/662/14/) e con le nostre bandiere!
Collettivo Malefimmine
malefimmine@gmail.com – www.malefimmine.noblogs.org
Link suggeriti: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/02/08/13-febbraio-massa-critica-con-gli-ombrelli-rossi-noi-vogliamo-tutto/
a proposito del 13 febbraio
Compagn*, avendo deciso di sfruttare il momento di piazza di giorno 13 ma ritenendoci ben distanti dall’analisi della Concita e dal qualunquista anti-Berlusconismo dilagante abbiamo pensato di scendere in piazza e caratterizzare il corteo,che si è riuscito ad ottenere con non poche pressioni e di riempirlo di contenuti: i nostri!
Vorremmo che chi decidesse di partecipare, condividendo questa nostra posizione e l’analisi fatta da …Femminismo a sud ( http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/02/06/13-febbraio-partecipiamo-con-i-nostri-contenuti-critici/ – http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/01/20/donne-perbene-e-donne-permale/ ) e dalle figliefemmine ( http://figliefemmine.noblogs.org/post/2011/02/05/siamo-puttane-siamo-antirazziste-e-siamo-antifasciste/ ) ,si unisse al nostro spezzone vestendosi di rosso ,portando bandiere rosse, ombrelli rossi, cappelli e tutto ciò che di rosso avete per i diritti di tutte le donne! Basta alla divisione tra donne perbene e donne permale!
Riempiamo di rosso e contenuti la piazza con tutto il materiale che possiamo e vogliamo,con i veri problemi che affliggono il nostro paese.
Appuntamento a Piazza Croci giorno 13 febbraio alle ore 10,facciamoci riconoscere!
Saluti a pugni chiusi e bandiere rosse al vento
14 dicembre: contro la crisi esplode la rabbia. L’unica risposta di governo e magistratura è la repressione
24 gennaio@ple Clodio: la nostra passione contro la vostra repressione
L’unica risposta di governo e magistratura è la repressione.
Il 14 dicembre, a Roma, la piazza era gremita di studenti, lavoratori e lavoratrici, precari e precarie, migranti, cittadini aquilani e di Terzigno e molti altri ancora, a cui il governo da anni sta facendo pagare il prezzo della crisi, negando loro qualunque prospettiva di una vita dignitosa.
Quel giorno la piazza ha manifestato in massa la sua giusta rabbia, mentre a poche centinaia di metri uno dei governi più corrotti che questo paese abbia mai avuto si assicurava la sopravvivenza attraverso la compravendita di consensi parlamentari.
Per tutta risposta le forze dell’ordine rastrellavano persone per le vie del centro di Roma, e si scatenavano le dichiarazioni forcaiole degli uomini politici di vario colore. Costoro, abbandonando per un momento le loro invettive alle “toghe rosse”, hanno invocato un vigoroso intervento della magistratura.
Quel giorno sono state arrestate 23 persone. Uno di loro, Mario, è tutt’ora in regime di arresti domiciliari nonostante sia incensurato ed accusato di reati “minori”. Un altro, benché minorenne, sarà sottoposto fino a giugno agli arresti domiciliari.
Il 23 dicembre 2010 si è tenuta la prima udienza del processo contro Mario e gli altri compagni/e arrestati\e. Il processo è stato rinviato al 24 gennaio.
Il motivo per il quale i giudici hanno negato la libertà a Mario è la permanenza in Italia di un “clima di tensione sociale”. Per fortuna è stata almeno respinta l’assurda richiesta avanzata da Alemanno per la costituzione di parte civile del Comune di Roma, in quanto a Mario non è addossata nessuna “lesione dell’arredo urbano”.
Ai numerosi compagni/e presenti in aula – studenti, lavoratori, amici degli imputati – l’atteggiamento dei giudici non è apparso né sereno, né imparziale , ma anzi costoro sono sembrati partecipi e schierati con il clima fazioso e colpevolista voluto dal governo all’indomani del 14 dicembre.
Ad oggi è ormai noto alla cittadinanza che gli arrestati sono stati rastrellati a caso e accusati genericamente del reato di “resistenza in concorso”.
Del resto, è fallito anche il tentativo di dividere i manifestanti in “buoni e cattivi” sia per la compattezza del movimento, sia perché larga parte della società ha riconosciuto alla protesta motivazioni valide e concrete: la crisi economica e sociale che il paese sta attraversando non solo mette in pericolo il nostro futuro, ma cosa ben più grave, è un attacco al nostro presente e la protesta contro tutto ciò non può essere semplicemente ignorata e repressa.
Tenere ulteriormente agli arresti domiciliari Mario è una iniqua punizione, una pena prima della sentenza.
Inoltre si preannunciano ulteriori e numerosi provvedimenti penali nei confronti di centinaia di partecipanti alla giornata del 14 dicembre.
E’ quindi quanto mai necessario che tutti coloro che hanno animato la piazza del 14 dicembre facciano sentire la loro voce durante la prossima udienza per esprimere la loro solidarietà a Mario e a tutti e tutte gli/le arrestati/e.
Lunedì 24 gennaio
Ore 9:30
Presidio a Piazzale Clodio
La nostra passione Contro la vostra repressione
Mario libero
Tutte Liberi
due giorni Comitato di difesa Palermo e collettivi studenteschi e documento politico
E’ doveroso rivederci tutti quanti per fare il punto della situazione, per ricapitolare questi ultimi due mesi di straordinaria agitazione e per trarne dei risultati. Il malcontento civile di questa nostra società si va a legare sempre di più alla crisi economica che imperversa nell’occidente europeo, rendendo di fatto questo straordinario clima politico la conseguenza quasi scontata di scellerate politiche governative basate su… logiche di profitto in atto, ormai, da decine di anni. Il malcontento è generalizzato, ed è dovere morale di tutte le categorie “in lotta” tessere rapporti e socializzare i bisogni e i beni comuni.
Socializzare i percorsi di lotta per comprendere al meglio i conflitti che viviamo giorno per giorno: è con questa finalità che abbiamo organizzato questi 2 giorni di attività e incontri.
CALENDARIO:
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Venerdì 21 Gennaio presso il Laboratorio z (via Arrigo Boito 7)
– ORE 17.00
Assemblea delle Soggettività in Lotta dal titolo “Quali prospettive per il Movimento: Percorsi Autorganizzati tra Crisi e Repressione”
Interverranno:
° Studenti Medi e Universitari
° Lavoratori
° Comitati per la difesa dei Beni Comuni
– ORE 20.00
Cena Sociale / Benefit “Cassa di Resistenza”
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Sabato 22 Gennaio:
– DALLE ORE 17.00
Banchetti Informativi di Collettivi & Associazioni + Estemporanea Pittorica Libera (a cura del Collettivo Artistico “CREA”: http://www.facebook.com/profile.php?id=100001731997010)
– DALLE ORE 18.00
Live di Gruppi Studenteschi
Suoneranno:
° “Lamiera” (Thrash Metal dallo Scientifico Cannizzaro)
° “Favequaid” (Rock/Hard Rock da Linguistico Cassarà, Classico Garibaldi e Scientifico Einstein)
° “Dirty Side” (Rock/Hard Rock dallo Scientifico Cannizzaro)
° “Bursting” (Rock dal Classico Umberto I)
° “Begliri” (Rock dal Classico Garibaldi)
° “Lightwave” (Rock/Alternative/Inediti da Classico Umberto I e Scientifico Cannizzaro)
° “Metronova” (Elettronica/Drum&Bass/Hardcore)
– ORE 20.00
Aperitivo Sociale
– DALLE ORE 23.00 TILL LATE
Live Set di Elettronica
° “Oscar Miguél Gutierrez” (Dubstep/Hardtek)
° “Badtrip” (Drum&Bass/Dubstep/Breakbeat/Jungle)
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REDITTO E CULTURA PER TUTT@
“Comitato di Difesa Palermo”
° comitatodidifesapa@autistici.org
°www.comitatodidifesa.noblogs.org
“Rete dei Collettivi Studenteschi”
° http://www.facebook.com/group.php?gid=151978751508199
Il Comitato di difesa Palermo nasce all’indomani degli arresti di 6 antifascisti davanti al liceo Umberto I, una scuola in cui la destra cittadina ha tentato più volte di veicolare i suoi messaggi xenofobi e razzisti.
Questo progetto politico nasce soprattutto dall’esigenza di costruire dei percorsi autorganizzati di resistenza alla repressione, al controllo, al fascismo ed alla mafia in tutte le sue forme.
Questa scelta si è inserita in un processo di evoluzione e crescita complessiva di un movimento di opposizione culturale, sociale e politico alle logiche mafiose e clientelari dei nostri territori; questo processo non ha seguito linee e strategie politiche calate dall’alto; partendo dai bisogni e dalle esigenze di un contesto sociale soffocato dal clientelismo mafioso e dal potere politico affaristico ha portato avanti percorsi di antimafia sociale in totale autonomia dal contesto politico in cui viviamo.
Come scriveva Peppino Impastato 30 anni fa “ La tendenza del sociale all’autonomia comporta si il rifiuto del politico inteso in senso tradizionale (delega, rappresentatività e centralizzazione burocratica), ma non il rifiuto dell’organizzazione autonoma di base e della teoria rivoluzionaria”.
Durante tutto il 2010 il nostro paese è stato attraversato da focolai di lotta che hanno coinvolto tutti gli strati sociali colpiti dalla crisi e dalle politiche reazionarie del governo, dai/dalle precari/e della scuola ai/alle cittadini/e de L’Aquila, dagli/dalle studenti/esse ai/alle lavoratori/trici della Fiat, dai/dalle migranti a tutti coloro che hanno visto minacciati i propri diritti.
Quotidianamente veniamo colpiti/e attraverso la cancellazione dei diritti basilari e con l’intimidazione poliziesca volta a scoraggiare chiunque decida di lottare per difendere il diritto all’istruzione, al lavoro, alla casa, alla libertà di espressione e ad un futuro.
L’obiettivo di tutta la classe politica è quello di precarizzare ogni aspetto delle nostre vite, contrastando e bloccando con tutti i mezzi possibili la crescita delle strutture, delle organizzazioni e delle reti che stimolano e spesso pongono le basi per la strutturazione delle lotte di emancipazione e di rivendicazione dei diritti e delle libertà.
Negli ultimi 2 anni questo progetto di totale precarizzazione, ai fini di un totale controllo, ha trovato la sua giustificazione nella crisi e nella necessità di risollevarsi da questa.
La via è una via suicida che ha portato al disastro sociale e che non ha certo risolto quello economico e che non lo risolverà.
Il Comitato nasce come laboratorio politico che riunisce individui, collettivi e associazioni che vogliono costruire un’analisi condivisa delle lotte, della repressione e del controllo nella società neoliberista.
La reazione governativa ai conflitti e alle lotte in atto non si limita più, alla repressione della piazza, ma va ben oltre: costruire una società precarizzata composta da individui asserviti alle logiche del profitto smembrando qualsiasi coscienza critica individuale e, soprattutto, collettiva. Il controllo è assolutamente totalizzante e passa dalla repressione delle nostre lotte alla coercizione e controllo dei nostri bisogni e delle nostre scelte di vita.
Questo è tanto più vero quanto più tragico per le lavoratrici. La flessibilità del lavoro accompagnata dallo smantellamento del Welfare State finisce con l’espellere le donne dal mondo del lavoro ( es. la percentuale di donne che subiscono i tagli della riforma Gelmini) per ricondurle tra le mura domestiche a rivestire compiti di cura e assistenza di cui lo Stato non si fa carico. Per non parlare poi delle continue minacce di questo governo a diritti basilari quali la maternità o i congedi parentali o ancora l’allungamento dell’età di pensionamento. La logica conseguenza di questa scelta è la riproposizione di un modello culturale che vede un annichilimento delle differenze di genere accompagnato da un’imposizione di ruoli e stereotipi umilianti, degradanti e discriminatori per le donne che continuano a subire una doppia oppressione, quella statale e quella di genere.
I tentacoli di questa “nuova” pratica politica, nella sua totalità, si snodano in due direzioni: da un lato la negazione di un accesso libero ai saperi e alla cultura accompagnato da un plagio mentale somministrato dalle televisioni e da una rigida informazione di regime, dall’altro la ridefinizione autoritaria e gerarchica dei rapporti sociali tanto nelle scuole e nelle università quanto nei posti di lavoro.
In questo contesto rientra a pieno l’interesse da parte del mondo economico/finanziario e della classe politica di frammentare qualsiasi composizione di classe, rimettendo in discussione paletti fondamentali come la contrattazione collettiva e la rappresentanza sindacale e studentesca.
I paladini di questo progetto, Marchionne e Confindustria in primis, trovano terreno fertile in un governo pronto ad appoggiare le loro richieste emanando leggi criminali come il “Collegato Lavoro”, la “legge Brunetta” e le varie riforme Gelmini e appoggiando direttamente i nuovi piani industriali, dando man forte a chi questa crisi l’ha creata.
Il decreto 150/2009 come la legge 183/2010 non solo riducono gli spazi di espressione e di formazione di una coscienza critica, ma concretamente dissuadono dalle procedure di contestazione contro provvedimenti ingiusti, con l’obiettivo di toglierci non solo la possibilità di lottare.
Lo stesso obiettivo hanno l’introduzione del ricatto del voto in condotta e della soglia delle 50 assenze utilizzate come arma dagli/alle insegnanti e dai/dalle presidi che si sono prestati ad un gioco più grande del loro ruolo.
Il capitale oggi presume di poterci tenere a bada andando oltre gli strumenti che esso stesso si era dato, superando il modello concertativo svuotando di significato altri strumenti come il referendum o lo statuto dei lavoratori.
L’arroganza sta nel presumere che non ci sia più bisogno di indorare la pillola della violenza capitalistica.
La crisi creata dai padroni è l’unico velo di giustificazione utilizzato per asservire un popolo non più nel nome di una strumentale pace sociale ma esplicitamente nel nome del profitto.
Per questo è necessario raccogliere la sfida, cambiare il segno dei rapporti di forza di fronte ad un esplicito esautoramento dei canali ufficiali come partiti e sindacati, ripartire dalle proprie forze autorganizzate che facciano leva sulle contraddizioni del sistema stesso.
Il comitato è uno strumento che ci siamo dati per resistere e andare oltre; il nostro è un percorso di crescita collettiva e politica anche per la difesa tecnico-legale, perchè in questo presunto stato di diritto vogliono ridurre le lotte di emancipazione a reati individuali; è un percorso di crescita e svilupppo di un’analisi che sia frutto di una connessione e confronto orizzontale tra tutti i luoghi che hanno generato conflitto.
Da questo nasce anche la necessità e il dovere di una informazione dal basso che stimoli, attraverso l’individuazione delle forme di controllo (che sia poliziesco, ricattatorio come nelle scuole e nell’impiego pubblico e privato, mafioso, di genere), una interconnessione e multidimensionalità delle lotte.
Comitato di Difesa Palermo
www.comitatodidifesa.noblogs.org
comitatodidifesapa@autistici.org
Il coordinamento delle donne per i diritti aii danisinni adotta asilo e consultorio
Alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, un gruppo di donne ha deciso di ripulire le strutture dell’asilo ai danisinni e del giardino antistante l’edificio scolastico e il consultorio.
E’ stata una giornata eccezionale in cui gruppi e collettivi femministi, associazioni, donne del quartiere e della città, hanno con un gesto concreto deciso di affermare i propri diritti.
Molte delle lotte delle donne degli anni 70 sono state portate avanti per la costruzione di asili e consultori. Oggi, in uno Stato che combatte la crisi anche a colpi di pacchetti sicurezza e ordinanze antistupro e che cerca di relegare le donne all’interno delle mura domestiche a supplire le carenze dello Stato in materia di welfare, asili e consultori ritornano ad essere le parole d’ordine delle nostre lotte!
La violenza sulle donne si combatte cambiando la cultura maschilista e machista di questo Stato
Ni una mas! Stop feminicidio!
Per l’autodeterminazione delle donne!
A seguire le foto di questa splendida giornata, il comunicato stampa del Coordinamento delle donne per i diritti ai Danisinni e un nostro volantino
)comunicato stampa
In atto uno SCIOPERO ALLA ROVESCIA per adottare Asilo Nido e Consultorio, contro ogni forma di violenza sulle Donne – MEZZO SECOLO DOPO, SULLE ORME di Danilo Dolci a Danisinni
24/11/2010 ore 11.00
Poco meno di mille donne l’anno (circa il 50% nuove utenti) hanno frequentato il consultorio di piazza Danisinni dal 1983 ad oggi, con una media di cinquemila prestazioni l’anno; molte di loro hanno portato i loro figli all’asilo “G.L. Galante”, adiacente i locali dell’ex Onmi, che da quasi trent’anni rappresenta le istituzioni nel quartiere.
Se l’asilo ha chiuso i battenti già alcuni anni fa, dopo il furto e l’incursione nei locali del Consultorio la prospettiva di una chiusura del servizio (o del suo spostamento) potrebbe essere una minaccia piuttosto concreta. Per questo, oggi, alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, il Coordinamento Donne per i diritti a Danisinni propone uno sciopero alla rovescia, coniugando la pratica non violenta di Danilo Dolci, inaugurata dal pacifista nel lontano Natale del 1956 nella stessa piazza Danisinni, “alla difesa dei diritti di quelle persone escluse dal potere e dalle decisioni” come lo sono ancora oggi le donne. Il tema dei diritti negati non è estraneo alla violenza di genere che sulle donne diventa violenza di Stato, se si sottintende con l’espressione anche la progressiva eliminazione delle reti di servizi sociali a sostegno delle donne, come consultori familiari e asili nido, che costituiscono anche gli autentici avamposti della legalità nelle zone più degradate della città . Stamattina, una cinquantina di donne, molte dello stesso quartiere Danisinni, seguendo l’esempio del sociologo Danilo Dolci, si sono armate di ramazze, secchi e attrezzi da giardinaggio per ripulire il giardino e i locali dell’asilo nido. Un gesto simbolico e di riappropriazione di diritti contro i luoghi comuni che considerano il quartiere zona off-limits. Un gesto che vuol far riflettere sullo stato di abbandono di una storica zona della città promosso dalle donne del quartiere con la solidarietà e la partecipazione di tante altre associazioni di donne, di singole cittadine e di Antonella Monastra Consigliera Comunale di Un’Altra Storia, da anni ginecologa del Consultorio. Donne che non vogliono cedere alla rassegnazione, riappropriandosi invece di servizi chiave come il consultorio e l’asilo nido, che insieme alla parrocchia S. Agnese rappresentano punto di riferimento e di aggregazione sociale a portata di mano, a differenza invece del vicinissimo palazzo dei Normanni, dato che la bassura di Danisinni si trova proprio alle sue spalle, sede del Governo delle Regione.
COORDINAMENTO DONNE PER I DIRITTI A DANISINNI
Contro sessismo, fascismo, razzismo e omo-lesbo-transfobia
Autodeterminazione
La lotta per l’autodeterminazione delle donne si basa innanzitutto sulla libertà di vivere una sessualità libera e consapevole. Conoscere il proprio corpo, i propri bisogni e desideri è la prima strada verso l’affermazione di noi stesse. E ciò è reso molto difficile in questo momento storico. L’assenza sempre maggiore di strutture pubbliche sui territori è accompagnata da una riproposizione pesante e permanente di stereotipi di donna e di famiglia categoricamente eterosessuale e patriarcale che negli anni abbiamo sempre cercato di distruggere.
Lo stereotipo della donna madre-angelo del focolare e lo stereotipo della donna oggetto sessuale, sono solo due facce della stessa medaglia, che ogni giorno ci vengono con vigore riproposti su tutti gli schermi da politici e politiche pubbliche. In ogni caso i ruoli che vengono oggi attribuiti alle donne passano attraverso ciò che la donna rappresenta nell’immaginario machista, riproposto da una cultura maschilista e da istituzioni maschili.
La rivisitazione di ruoli e culture, che sapevamo non superate ma speravamo almeno molto indebolite, si affermano per l’appunto attraverso l’annientamento delle strutture pubbliche, come consultori asili nido che hanno il compito di sostenere le donne come soggetti politici e sociali indipendenti e autonome, ma anche attraverso la divisione tra “sante e puttane” che non ci piace e che ci viene tutti i giorni riproposta.
Le ordinanze sul decoro urbano emanate da comuni e sindaci –sceriffi negli ultimi anni in molte città o il ddl Carfagna del 2008 sono un aspetto preoccupante in questo senso (su 12 grandi città in Italia, 11 hanno adottato tali provvedimenti. Il maggior numero di tali ordinanze ha interessato La Lombardia, la Toscana, l’Emilia Romagna).Il controllo diretto a sanzionare qualsiasi atteggiamento o abbigliamento considerato “trasgressivo” passa attraverso la valutazione e la sanzione non di azioni o comportamenti non giusti, ma di ciò che una persona è e di ciò che una persona rappresenta. E ‘ un controllo diretto ad uniformare sulla “morale” confessionale e patriarcale la società tutta guardando alle differenze e alle eterogeneità come dei limiti alla “pace sociale”. Non è un caso che tali ordinanze somiglino a leggi adottate nei peggiori regimi nazisti e fascisti che hanno caratterizzato il Novecento.
Tali ordinanze misurano sui centimetri delle nostre gonne quali comportamenti siano accettabili o meno! Da questa valutazione alla legittimazione della violenza di genere il passaggio è pericolosamente molto breve.
Con il decreto antistupro (Decreto Legge 23 febbraio 2009 n.11), ad esempio, di nuovo la violenza diventa un problema esclusivamente di tutela della sicurezza pubblica e non viene analizzata rispetto alle cause scatenanti. Inoltre nel decreto si parlava di esclusiva violenza sessuale, ma non si proponeva di affrontare il problema della violenza più diffusa ( colpisce il 70% delle donne) che è quella domestica.
La violenza maschile sulle donne è frutto della stessa cultura che trasforma i consultori in avamposti sanitari che hanno come scopo la cura del concepito e della donna solo in quanto madre. La violenza maschile sulle donne è la riduzione della donna da soggetto a oggetto rispondente solo ad aspettative e voleri imposti da altri.
Viviamo in uno Stato che ogni giorno promuove politiche “femminicide” senza valutare i costi che tali politiche hanno per noi.
Ribadiamo il nostro impegno contro le politiche sessiste di questo Stato e la nostra lotta per l’autodeterminazione delle donne.
Collettivo Malefimmine
in occasione del 25 novembre 2010 giornata mondiale contro la violenza sulle donne mercoledi 24 novembre ore 11,00 CONFERENZA STAMPA Segreteria Organizzativa Casa Internazionale delle Donne
Segreteria Organizzativa Casa Internazionale delle Donne
Via della Lungara 19 – 00165 Roma – tel. 06 68401720 – fax 06 68401726 – segreteria@casainternazionaledelledonne.org
in occasione del 25 novembre 2010 giornata mondiale contro la violenza sulle donne
mercoledi 24 novembre ore 11,00
CONFERENZA STAMPA
“La violenza contro le donne si manifesta ogni volta che viene lesa la loro libertà e dignità. Le stesse istituzioni talvolta possono esercitare questa violenza. Per questo respingiamo in blocco la proposta di legge regionale del centrodestra che modificherebbe profondamente l’organizzazione e i principi ispiratori dei Consultori”. L’Assemblea Permanente delle donne con queste parole comunica le ragioni della conferenza stampa del 24 novembre e dell’invito a partecipare alle manifestazioni previste per la GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE.
“La proposta Tarzia vorrebbe cancellare i consultori pubblici a favore di un nuovo servizio confessionale e totalitario contro la donna e contro la stessa famiglia, dirottando risorse economiche pubbliche a favore di soggetti privati con dichiarato scopo di lucro. Inoltre, gravissimo, il Consultorio si rivolgerebbe solo alle coppie sposate e la donna sarebbe espropriata della libertà di decidere se e quando procreare. Bolliamo come medievale la definizione di procreazione come ‘dovere morale’ per la donna e riteniamo che la maternità e la paternità libere e responsabili, nonché desiderate, siano un valore per tutta la società. Inoltre appare inadeguata la retorica sulla famiglia a modello unico, quando la realtà è ben altro con la sua molteplicità: coppie di fatto, persone conviventi, famiglie allargate, separati/e e divorziati/e. Le politiche per la famiglia chiederebbero strumenti concreti, e! conomici e organizzativi, per le vere necessità: asili nido, asili aziendali, servizi alla persona, sostegno alla genitorialità, misure di conciliazione.”
Questa proposta del centrodestra ha il sapore di un manifesto ideologico, infatti fin nelle sue premesse si rivela in netto contrasto con le leggi nazionali e con la Costituzione. “Nonostante i Consultori siano stati poco finanziati se non addirittura boicottati dalle stesse istituzioni, il loro buon operato è certificato dalla drastica riduzione delle interruzioni volontarie di gravidanza. Sono assolutamente infondate, quindi, le accuse rivolte a questi preziosi presidi territoriali quando vengono definiti ‘abortifici’.”
Manifestare affinché non sia modificata la normativa vigente che regolamenta l’attività dei Consultori e affinché le risorse loro destinate siano incrementate vuole essere un richiamo alle tante forme di violenza contro le donne e contro le famiglie.
Intervengono
Pina Adorno, Loretana Angelici, Claudia Bella, Lisa Canitano, Fabiola Correale, Rosella Giangrazi, Luisa Laurelli, Cinzia Paolillo, Serena Orazi, Carlotta Sorrentino, Vittoria Tola.
Coordina Elena Ribet
Saranno presenti
Giovanna Cau, Furio Colombo, Simona Marchini, Lidia Ravera, Ettore Scola.
Hanno aderito all’appello per salvare i consultori del Lazio
Milvia Amurri, Francesca Archibugi, Alessandra Bartoleschi, Enrica Bonaccorti, Maria Luisa Busi, Francesca Comencini, Giancarlo De Cataldo, Valeria Di Napoli, Iaia Fiaschi, Raffaella Fioretta, Rosetta Loy, Pia Mancini, Dacia Maraini, Giovanna Mezzogiorno, Susanna Nicchiarelli, Ilaria Occhini, Veronica Pivetti, Lucia Poli, Tiziana Pomes, Saviana Scalfi, Grazia Scuccimarra, Clara Sereni.
L’Assemblea permanente delle donne contro la proposta di legge Tarzia invita a partecipare al PRESIDIO indetta in occasione del 25 NOVEMBRE, GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE a partire dalle ORE 10,00 di fronte alla REGIONE LAZIO – Via Rosa Raimondi Garibaldi.
dalle ore 18,30 continuiamo a stare insieme alla Casa Internazionale delle Donne – Via della Lungara, 19 – con la stessa tenacia abbiamo organizzato una serata dal titolo SALVIAMO I CONSULTORI DEL LAZIO sostenuta dalla eccezionale presenza di LUCIA POLI.
Presentata da SILVIA NEBBIA con FAUSTA MANNO che interpreta “la proposta di legge Tarzia”. Segue il concerto delle ARDESIA formato da Stefania Tarantino (voce) e Letizia Pelosi (chitarra) il loro gruppo, da loro definito, pop-acustico-sperimentale viene dalla città di Napoli.
Al termine del concerto nel ristorante LUNA e L’ALTRA c’è la Cena di sostegno ai progetti della Casa (€30,00 cad.) Aperta a tutti. Vi preghiamo di prenotarvidi alla segreteria Tel. 06 68401720
se vuoi saperne di più visita sempre il nostro sito www.casainternazionaledelledonne.org
TI ASPETTIAMO!!!!
I figli degli altri e le battute dei potenti (http://www.famigliearcobaleno.org/Comunicati.asp?id=102)
Ho letto questi giorni tutti i commenti e le esternazioni possibili sull’infelice e terribile “battuta” del signor Berlusconi.
Qualcuno sostiene che questa non sia una battuta, bensì un messaggio chiaro inviato agli elettori, rivolgendosi agli istinti e sentimenti più bassi che, senza riflettere, la gente può esternare; come fa quando ride delle barzellette sui carabinieri, sui froci, sugli ebrei, sulle bionde…
Vorrei rivolgermi anche io agli elettori di Berlusconi e, più in generale, a quelli che sogghignano compiaciuti alle battute illuminate del presidente del Consiglio.
Vorrei farvi notare, in particolare, come sia facile ironizzare e sogghignare sulle sorti delle figlie e dei figli degli altri!
Quando i potenti si trovano in difficoltà, cercano il sostegno di una platea per un applauso compiaciuto. E, chissà perché, l’applauso arriva sempre se chi viene deriso è più debole. Nel nostro paese, i più deboli sono i bambini, le donne, gli omosessuali, tre categorie ad alto rischio.
Basta leggere i giornali (di destra, di sinistra e del centro, cattolici e laici) per constatare quante donne ogni giorno vengano picchiate, uccise, violentate da mariti, fidanzati, padri e zii o perfetti sconosciuti. Basta leggere gli stessi giornali per constatare il numero orrendo di casi di pedofilia e di maltrattamenti perpetrati nelle case di Dio e nel contesto di quella “famiglia”, tanto osannata da chi applaude alle battute rivoltanti di chi ci dovrebbe rappresentare e tutelare. Basta leggere i giornali per constatare quanti gay, lesbiche, transessuali vengono con regolarità picchiati a sangue o trucidati sulla pubblica via… e a qualcuno piace.
Forse piace agli stessi che non si scandalizzano più di tanto nel vedere ragazze minorenni invitate ai festini dei potenti-impotenti, ultrasettanteni, strafatti di droga e di denari rubati ai metalmeccanici di Melfi o a qualche disgraziato disoccupato e suicida. Piace forse, tra i tanti, a chi non si stupisce più di vedere al nord come al sud, le città sommerse dal fango mentre i responsabili della sicurezza vanno a spasso liberi e ricchi, di vedere spazzatura ovunque, di vedere aule sovraccariche di alunni e insegnanti a spasso, ecc…
Nel frattempo, mentre scrivo questa lettera, un’altra donna, forse minorenne, è stata venduta al potente di turno, un’altra lesbica è stata picchiata a sangue dal padre o cacciata via da casa, un altro bimbo violentato da qualche prete frustrato.
Applaudiamo e ridiamo alle battute del nostro presidente del Consiglio. Giustifichiamolo.
Ma quanto è facile ridere sulle sorti delle bambine e dei bambini degli altri?
In tutta onestà, quante e quanti di voi divertiti manderebbero la figlia diciassettenne a quegli appuntamenti da puttanieri? Quanto è divertente e appagante ridere sulle vite fantasma di 5 milioni di gay, lesbiche e trans italiani?
Ma di chi sono figli i gay, le lesbiche e i trans?
Sbaglia chi crede che tocchi sempre all’altro! Tra una risata e l’altra, potreste scoprire che il vostro adorato figlio, così maschio, è felice solo nel letto del suo vicino, o che la vostra figlia, così in gamba, se la caverà solo se accetterà di compiacere l’anziano potente di turno.
Mentre voi ridete, a me viene solo una grande tristezza. Non per la battuta squallida, né per la promozione elettorale, una tristezza immensa per la cecità che colpisce questa nazione assurda e ipocrita.
Vi auguro di smettere di ridere, di concedervi un pianto liberatorio e rimboccarvi le maniche per costruire altro da questo schifo, un paese degno per i vostri figli e le vostre figlie, non più obbligati a sottostare al potere, ai soldi, all’impotenza, alla disonestà, alla paura, all’orrendo e vigliacco sfottò mortifero.
Alla signora Rizzoli, che ha scritto un articolo demenziale su “Il giornale” in cui scomoda addirittura la partenogenesi a difesa della potenza delle donne, vorrei ricordare che forse succederà fra milioni di anni (sempre che, malgrado gli uomini, riusciamo a cavarcela), ma che le donne hanno bisogno ADESSO di rispetto e tutela.
Vorrei altresì ricordarle che i gay e le lesbiche hanno sempre avuto figli, da che mondo è mondo, e che oggi, grazie a persone e nazioni illuminate, le coppie gay e le coppie lesbiche riescono, se lo desiderano, a concepire e crescere insieme dei bambini che, come può immaginare, sono estremamente felici di leggere le battute del loro Presidente del Consiglio. Ma, come dicevo prima, è molto facile ridere o considerare dall’alto i sentimenti dei figli degli altri.
Quando mia figlia è nata, signora Rizzoli, non ho pensato nemmeno un secondo “speriamo che sia etero”. Ho pensato solo “speriamo che riusciremo, io e l’altra sua madre, a renderla felice”. E’ quello che dovrebbero pensare tutti i genitori del mondo, etero o gay che siano, senza soffermarsi nemmeno su quello che sarà l’orientamento sessuale dei figli.
Le ricordo anche che se gli adolescenti gay si suicidano è per il peso di essere sottoposti ad un continuo bombardamento fatto di battute divertenti e molto maschie, come quella di cui parliamo, e tanti articoli come il suo.
Non è l’omosessualità la responsabile della morte e dei suicidi dei giovani, è l’omofobia. Una brutta malattia da cui la signora Rizzoli, come tanti, è affetta. Ma non si preoccupino ! da quella malattia non muore chi ne soffre, muoiono molto più spesso i figli e le figlie degli altri.
La signora Rizzoli, come tanti, in questi giorni, si arrampica su specchi scivolosi. Se almeno avesse declinato l’invito a scrivere quell’articolo, avrebbe dato dignità al suo essere donna, figlia e madre.
Giuseppina La Delfa
presidente@famigliearcobaleno.org (ma soprattutto madre lesbica orgogliosa)
Famiglie Arcobaleno
associazione genitori omosessuali
http://www.famigliearcobaleno.org/Comunicati.asp?id=102