A proposito di aggressioni omofobe, transfobiche, lesbofobiche

Normal
0

14

false
false
false

IT
X-NONE
X-NONE

MicrosoftInternetExplorer4

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-priority:99;
mso-style-qformat:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:11.0pt;
font-family:”Calibri”,”sans-serif”;
mso-ascii-font-family:Calibri;
mso-ascii-theme-font:minor-latin;
mso-fareast-font-family:”Times New Roman”;
mso-fareast-theme-font:minor-fareast;
mso-hansi-font-family:Calibri;
mso-hansi-theme-font:minor-latin;
mso-bidi-font-family:”Times New Roman”;
mso-bidi-theme-font:minor-bidi;}

Martedì 13 ottobre 2009
      

Due ragazzi, dichiaratamente
omosessuali, all’uscita dall’Istituto di moda da loro frequentato a Canicattì
(provincia di Agrigento) hanno subito una brutale aggressione omofobica.
Calogero è stato ricoverato per una lesione al timpano mentre Vincenzo è stato
costretto a portare un collare rigido per diversi giorni.

 Roma
11 ottobre 2009

«Eravamo appena usciti da
Palazzo Venezia – ha raccontato Massimo Fusillo – dopo aver visitato la mostra
l’intenzione era quella di andare a pranzare in un ristorante al Pantheon. Ci
siamo incamminati lungo via del Corso e abbiamo deciso di tagliare per una
delle stradine laterali quando siamo stati avvicinati da sei ragazzi in
motorino: erano giovanissimi, forse dai 16 ai 18 anni». Probabilmente ad
attirare l’attenzione degli aggressori è stato l’abbigliamento della coppia
gay, che indossava capi in stile Skinhead sharp, l’acronimo di skinhead against
racial prejudice, ovvero contro il pregiudizio razziale. “ (…) Ci hanno
avvicinato, erano alle nostre spalle, ci hanno fatto il saluto romano, ma noi
non abbiamo risposto, poi ci hanno più volte gridato "camerati". Io
ho cominciato a correre verso via del Corso pensando che anche il mio compagno
lo stesse facendo ed invece è rimasto indietro. Il tempo di accorgermene e lo
avevano già aggredito. "Io non sono fascista" ha gridato Francesco
mentre i suoi aggressori fuggivano in sella agli scooter diretti verso piazza
Venezia. "Appunto, lo siamo noi", hanno risposto. Fisicamente Francesco
sta abbastanza bene, a parte il dolore alla mano con cui ha cercato di
proteggersi dal colpo alla testa.

 

È cresciuta finalmente
l’attenzione dei media per le aggressioni nei confronti di gay, lesbiche e
trans… eppure pestaggi, violenze e omicidi sono all’ordine del giorno da anni
in questo paese in cui ci vengono spesso negati i diritti civili.

Attraverso i mezzi di comunicazione, però, le
aggressioni, sempre più frequenti negli ultimi anni, sono state fatte passare
come episodi isolati e privi di qualunque matrice politico – culturale,  come puri e semplici atti di balordi. Ci pare
però innegabile come il lancio di bombe carta in una strada affollata,
aggressioni individuali e pestaggi, attacchi alle sedi di collettivi e
organizzazioni lgbt e femministe, siano in realtà frutto di una trasformazione
culturale e politica, in cui la crisi economica e la precarietà dell’esistenza
vengono usate per alimentare la paura e focalizzare la rabbia verso il/la
diverso/a. Inoltre, la maggior parte di queste aggressioni ai danni di gay,
lesbiche e trans, ma anche ai danni di immigrati/e e di chi propone una società
diversa, sono compiuti da esponenti di organizzazioni di estrema destra
razziste, fasciste, xenofobe ed omofobe (e anche da parte di chi semplicemente
vive immerso in questa cultura facendola propria), sempre più legittimate e
coperte dalle istituzioni di questo paese.

Il disegno politico di chi governa il paese, inoltre,
prevede la ghettizzazione del diverso, il divieto alla libera circolazione
(fino a considerare la clandestinità come categoria di etichettamento della
gente), rende reato la sola presenza di una persona sul suolo italiano, e
ancora, impone un’omologazione culturale su valori clerico-fascisti con lo
scopo di plasmare una società su modelli e valori quali la famiglia
eterosessuale e patriarcale (un modello ormai in crisi, che rappresenta
un’istituzione totalitaria e totalizzante per le donne e per tutti quei
soggetti che non rientrano nei suoi standard, coercitiva e che lede
giornalmente le dignità).

L’approvazione del pacchetto
sicurezza, l’istituzione delle ronde, i decreti antistupro, le ordinanze contro
le prostitute, e ancora l’etichettamento dei gay, lesbiche, trans come soggetti
incostituzionali paragonati a pedofili, necrofili e masochisti,  sono la risposta che viene data alla
rivendicazione di diritti e libertà.

La laicità e la libertà di scelta
e di pensiero sono svenduti dai governanti ad una chiesa che cerca di garantire
la più totale adesione al sistema in cambio del controllo sulle nostre esigenze
più intime a suon di anatemi.

Questa è la politica da cui ci
allontaniamo, che non riconosciamo e che osteggiamo. Pensiamo che non esista
un’alternativa di società diversa se non nelle menti e nelle quotidianità di
chi giorno per giorno cerca i ritagliarsi, con fatica, uno spazio sempre più
ampio nella coltre di intolleranza e discriminazione, che sono, queste si (!)
il “nostro pane quotidiano”.

Non esiste un bavaglio tanto
forte per fermare i nostri pensieri e non esiste repressione tanto dura sa
impedirci di vedere e sognare!

Guardiamo il modo con l’occhio
del ciclone e sempre con maggior convinzione urleremo i nostri NO e
sventoleremo i nostri bisogni e desideri.

Non crediamo che il problema del
razzismo, del neofascismo e delle violenze possa essere risolto da chi dai
pulpiti di una sinistra che mette le bende sugli occhi, partecipa al
revisionismo storico e non vuole nemmeno immaginare un modello diverso di
economia e di società.

 

Crediamo fermamente che
l’omofobia e la transfobia siano assolutamente connessi al sessismo.  

«(…)
Questo tipo di aggressioni rende più evidente il legame di necessità tra
fascismo e sessismo, fascismo uno dei cui fondamenti è rappresentato dal
mantenimento violento del sistema patriarcale di sottomissione di un sesso
all’altro. Ma la cultura patriarcale non si esaurisce nel fascismo, sottende le
relazioni tra maschi e femmine così come le ha strutturate l’eterosistema, quel
sistema ideologico cioè che persegue la normazione dei generi come
“complementari” l’uno all’altro, sistema che quindi non può che combattere
ferocemente il lesbismo, soggettività che lega esplicitamente l’accesso
maschile al corpo femminile, che rifiuta l’obbligatorietà e la naturalità
dell’etero-sessualità.(…)»[1].

 

Finché la nostra differenza di genere non sarà
riconosciuta e finché i nostri corpi verranno violati da legislatori e politici
sordi alle nostre esigenze, e abituati a usarci quale merce di scambio, saremo
sempre qui nelle piazze a lottare per la nostra libertà di scelta e per la
nostra autodeterminazione.

 

CONTRO
SESSISMO, OMOFOBIA, LESBOFOBIA E TRANSFOBIA

ORA E SEMPRE
ANTIFASCISTE!

INDECOROSE E
LIBERE

Il collettivo Malefimmine


[1] Elena Biagini, Lesbiche
che fanno paura. Una mina al sistema-famiglia
. Pubblicato su “In fondo
l’Itaglia è tutta qua
”. Facciamo Breccia. www.facciamobreccia.org

 

CONTINUIAMO A RESISTERE

g8 genova

 

Normal
0

14

false
false
false

IT
X-NONE
X-NONE

MicrosoftInternetExplorer4

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-priority:99;
mso-style-qformat:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:11.0pt;
font-family:”Calibri”,”sans-serif”;
mso-ascii-font-family:Calibri;
mso-ascii-theme-font:minor-latin;
mso-fareast-font-family:”Times New Roman”;
mso-fareast-theme-font:minor-fareast;
mso-hansi-font-family:Calibri;
mso-hansi-theme-font:minor-latin;
mso-bidi-font-family:”Times New Roman”;
mso-bidi-theme-font:minor-bidi;}

Normal
0

14

false
false
false

IT
X-NONE
X-NONE

MicrosoftInternetExplorer4

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-priority:99;
mso-style-qformat:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:11.0pt;
font-family:”Calibri”,”sans-serif”;
mso-ascii-font-family:Calibri;
mso-ascii-theme-font:minor-latin;
mso-fareast-font-family:”Times New Roman”;
mso-fareast-theme-font:minor-fareast;
mso-hansi-font-family:Calibri;
mso-hansi-theme-font:minor-latin;
mso-bidi-font-family:”Times New Roman”;
mso-bidi-theme-font:minor-bidi;}

ITALIA, 2009 : AMNISTIA PER POLIZIA, CARCERE
DURO PER CHI È ACCUSATO DI AVERE SPACCATO UNA VETRINA..

Otto anni fa, a Genova, per le
manifestazioni contro il G8, le forze del (dis)ordine eseguirono  cariche ingiustificate e pestaggi brutali,
reclusioni coatte, torture alla caserma di Bolzaneto; infine, l’irruzione ed il
massacro alla scuola Diaz, dove dormivano i manifestanti e gli attacchi ai
media centre, con il sequestro e la sparizione immediata di filmati che
riprendevano le manifestazioni di quei giorni.

Tutto quello che è successo, in
questi anni, è stato falsato e riscritto, ed oggi, sembra quasi che tutto
quello che è accaduto non abbia mai avuto luogo: in otto anni, le istituzioni
hanno costruito la loro “verità", e false ricostruzioni degli avvenimenti
sono state create ad hoc per giustificare l’operato del governo italiano e
delle “forze dell’ordine”.

I filmati, i documenti e le
testimonianze dirette, smontano pezzo per pezzo la montatura istituzionale,
rovesciandola completamente. Ma i documenti che girano  nel sottobosco della vera informazione ,
delle pubblicazioni indipendenti, del tam tam telematico sono sepolti
dall’assoluto silenzio della (dis)informazione ufficiale.

Oggi, il capolavoro delle
istituzioni si sta  definitivamente
compiendo.

Il tribunale di Genova  ha sepolto sotto un secolo di carcere,
comminati a 10 manifestanti, un movimento straordinario che ha voluto mettere
in discussione le scellerate politiche dei padroni del mondo.

 Alle violenze di quei giorni, sono seguiti
l’archiviazione dell’omicidio di Carlo Giuliani, la promozione di tutti gli
alti vertici della polizia responsabili del massacro della Diaz, la
prescrizione dei processi riguardanti le forze dell’ordine, e addirittura
l’assoluzione per De Gennaro, (ex capo della polizia, oggi direttore del Dipartimento delle Informazioni per
la Sicurezza), uno dei mandanti di quella carneficina, uno dei cervelli che
comandò i manganelli che spaccarano teste e gli spara lacrimogeni. È stato
assolto anche l’ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola, accusato
anche lui di aver indotto alla falsa testimonianza l’ex questore di Genova
Francesco Colucci riguardo all’irruzione della Polizia nella scuola Diaz .

Succede invece che 10 presunti
black block siamo diventati il capro espiatorio di tutto, un monito vivente del
fatto che da 16 a 6 anni di reclusione è il prezzo da pagare per chiunque
decide di alzare la testa.

Le pene inflitte per reati di
“devastazione e saccheggio” (anche se fosse, solo ai danni di cose materiali),
sono semplicemente “esemplari”. qualsiasi cosa abbiano o non abbiano fatto
questi 10 manifestanti in quei giorni di certo non può assolutamente nemmeno
essere messo a paragone rispetto alla violenza indiscriminata e ingiustificata
che fu messa in atto in quei giorni dall’allora compiaciuto governo su migliaia
di persone. Inoltre  nessuna azione di
autodifesa può essere punita con anni di galera. Una pietra contro un
lacrimogeno, scudi di plastica contro defender, furgoni e plotoni di polizia
che effettuavano caccia all’uomo indipendentemente da quello che i manifestanti
stessero effettivamente facendo, cassonetti di spazzatura rovesciata contro chi
in quei giorni sparò e uccise!!!!!

 

Eppure almeno adesso qualcosa
dovrebbe muoversi:

e non solo nelle coscienze dei/delle
militanti e di chi a Genova c’era,

ma di tutti quelli/e che ogni
giorno continuano a rivendicare il loro diritto di esistere, di vivere
dignitosamente e di essere liberi/e.

Abbiamo il diritto di resistere ad
uno stato di cose che ci relega alla precarietà lavorativa ed esistenziale, che
vorrebbe costringerci all’immobilismo ed alla condizione di ricatto continuo,
sotto cui non soggiaciamo!

Continuiamo a portare avanti le
nostre vertenze e rivendicazioni, la repressione non spegnerà la nostra rabbia .

Per i 10 processati resta solo la
cassazione, poi potrebbero aprirsi le porte delle carceri.

 

Non vogliamo che queste condanne
restino nel silenzio, non vogliamo che qualcuno paghi per il diritto di tutti e
tutte i/le cittadini/e di questo paese di poter giustamente manifestare il
proprio dissenso alle scellerate e criminali politiche economiche, ambientali,
sociali e estere che i governi impongono su tutt* noi .

 

 

Diffondiamo l’informazione

ALZIAMO LE BARRICATE E CONTINUIAMO
A R*ESISTERE

 

Laboratorio Antifascista
Palermitano –  lab.antifa.pa@gmail.com – labantifapa@wordpress.com