Il coordinamento delle donne per i diritti aii danisinni adotta asilo e consultorio

Alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, un gruppo di donne ha deciso di ripulire le strutture dell’asilo ai danisinni e del giardino antistante l’edificio scolastico e il consultorio.

E’ stata una giornata eccezionale in cui gruppi e collettivi femministi, associazioni, donne del quartiere e della città, hanno con un gesto concreto deciso di affermare i propri diritti.

Molte delle lotte delle donne degli anni 70 sono state portate avanti per la costruzione di asili e consultori. Oggi, in uno Stato che combatte la crisi anche a colpi di pacchetti sicurezza e ordinanze antistupro e che cerca di relegare le donne all’interno delle mura domestiche a supplire le carenze dello Stato in materia di welfare, asili e consultori ritornano ad essere le parole d’ordine delle nostre lotte!

La violenza sulle donne si combatte cambiando la cultura maschilista e machista di questo Stato

Ni una mas! Stop feminicidio!

Per l’autodeterminazione delle donne!

A seguire le foto di questa splendida giornata, il comunicato stampa del Coordinamento delle donne per i diritti ai Danisinni e un nostro volantino

)comunicato stampa
In atto uno SCIOPERO ALLA ROVESCIA per adottare Asilo Nido e Consultorio, contro ogni forma di violenza sulle Donne – MEZZO SECOLO DOPO, SULLE ORME di Danilo Dolci a Danisinni
24/11/2010 ore 11.00
Poco meno di mille donne l’anno  (circa il 50% nuove utenti) hanno frequentato il consultorio di piazza Danisinni dal 1983 ad oggi, con una media di cinquemila prestazioni l’anno; molte di loro hanno portato i loro figli all’asilo “G.L. Galante”,  adiacente i locali dell’ex Onmi, che da quasi trent’anni rappresenta le istituzioni nel quartiere.
Se l’asilo ha chiuso i battenti già  alcuni anni fa, dopo il furto e l’incursione nei locali del Consultorio  la prospettiva di una chiusura del servizio (o del suo spostamento)  potrebbe essere una minaccia piuttosto concreta. Per questo, oggi, alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, il Coordinamento Donne per i diritti a Danisinni propone uno sciopero alla rovescia, coniugando la pratica non violenta di Danilo Dolci, inaugurata dal pacifista nel lontano Natale del 1956 nella stessa piazza Danisinni, “alla difesa dei  diritti di quelle persone escluse dal potere e dalle decisioni” come lo sono ancora oggi le donne. Il tema dei diritti negati non è estraneo alla violenza di genere che sulle donne diventa violenza di Stato, se si sottintende con l’espressione anche la progressiva eliminazione delle reti di servizi sociali a sostegno delle donne, come consultori familiari e asili nido, che costituiscono anche gli autentici avamposti  della legalità  nelle zone più degradate  della città . Stamattina, una cinquantina di donne, molte dello stesso quartiere Danisinni, seguendo l’esempio del sociologo Danilo Dolci, si sono armate di ramazze, secchi e attrezzi da giardinaggio per ripulire il giardino e i locali dell’asilo nido. Un gesto simbolico e di riappropriazione di diritti contro i luoghi comuni che considerano il quartiere zona off-limits. Un gesto che vuol far riflettere sullo stato di abbandono di una storica zona della città  promosso dalle donne del quartiere con la solidarietà e la partecipazione di tante altre associazioni di donne, di singole cittadine e di Antonella Monastra Consigliera Comunale di Un’Altra Storia, da anni ginecologa del Consultorio. Donne che non vogliono cedere alla rassegnazione, riappropriandosi invece di servizi chiave come il consultorio e l’asilo nido, che insieme alla parrocchia S. Agnese rappresentano punto di riferimento  e di aggregazione sociale a portata di mano, a differenza invece del vicinissimo palazzo dei Normanni, dato che la bassura di Danisinni si trova proprio alle sue spalle, sede del Governo delle Regione.
COORDINAMENTO DONNE PER I DIRITTI A DANISINNI

Contro sessismo, fascismo, razzismo e omo-lesbo-transfobia

Autodeterminazione

La lotta per l’autodeterminazione delle donne si basa innanzitutto sulla libertà di vivere una sessualità libera e consapevole. Conoscere il proprio corpo, i propri bisogni e desideri è la prima strada verso l’affermazione di noi stesse. E ciò è reso molto difficile in questo momento storico. L’assenza sempre maggiore di strutture pubbliche sui territori è accompagnata da una riproposizione pesante e permanente di stereotipi di donna e di famiglia categoricamente eterosessuale e patriarcale che negli anni abbiamo sempre cercato di distruggere.

Lo stereotipo della donna madre-angelo del focolare e lo stereotipo della donna oggetto sessuale, sono solo due facce della stessa medaglia, che ogni giorno ci vengono con vigore riproposti su tutti gli schermi da politici e politiche pubbliche. In ogni caso i ruoli che vengono oggi attribuiti alle donne passano attraverso ciò che la donna rappresenta nell’immaginario machista, riproposto da una cultura maschilista e da istituzioni maschili.

La rivisitazione di ruoli e culture, che sapevamo non superate ma speravamo almeno molto indebolite, si affermano per l’appunto attraverso l’annientamento delle strutture pubbliche, come consultori asili nido che hanno il compito di sostenere le donne come soggetti politici e sociali indipendenti e autonome, ma anche attraverso la divisione tra “sante e puttane” che non ci piace e che ci viene tutti i giorni riproposta.

Le ordinanze sul decoro urbano emanate da comuni e sindaci –sceriffi negli ultimi anni in molte città o il ddl Carfagna del 2008 sono un aspetto preoccupante in questo senso (su 12 grandi città in Italia, 11 hanno adottato tali provvedimenti. Il maggior numero di tali ordinanze ha interessato La Lombardia, la Toscana, l’Emilia Romagna).Il controllo diretto a sanzionare qualsiasi atteggiamento o abbigliamento considerato “trasgressivo” passa attraverso la valutazione e la sanzione non di azioni o comportamenti non giusti, ma di ciò che una persona è e di ciò che una persona rappresenta. E ‘ un controllo diretto ad uniformare sulla “morale” confessionale e patriarcale la società tutta guardando alle differenze e alle eterogeneità  come dei limiti alla “pace sociale”. Non è un caso che tali ordinanze somiglino a leggi adottate nei peggiori regimi nazisti e fascisti che hanno caratterizzato il Novecento.

Tali ordinanze  misurano sui centimetri delle nostre gonne quali comportamenti siano accettabili o meno! Da questa valutazione alla legittimazione della violenza di genere il passaggio è pericolosamente molto breve.

Con il decreto antistupro (Decreto Legge 23 febbraio 2009 n.11), ad esempio, di nuovo la violenza  diventa un problema esclusivamente di tutela della sicurezza pubblica e non viene analizzata rispetto alle cause scatenanti. Inoltre nel decreto si parlava di esclusiva violenza sessuale, ma non si proponeva  di affrontare il problema della violenza più diffusa ( colpisce il 70% delle donne) che è quella domestica.

La violenza maschile sulle donne è frutto della stessa cultura che trasforma i consultori in avamposti sanitari che hanno come scopo la cura del concepito e della donna solo in quanto madre. La violenza maschile sulle donne è la riduzione della donna da soggetto a oggetto rispondente solo ad aspettative e voleri imposti da altri.

Viviamo in uno Stato che ogni giorno promuove politiche “femminicide” senza valutare i costi che tali politiche hanno per noi.

Ribadiamo  il nostro impegno contro le politiche sessiste di questo Stato  e la nostra lotta per l’autodeterminazione delle donne.

Collettivo Malefimmine