8 marzo 2010

lunedì 8 marzo dalle 18.00 allo z rioccupato (via Boito 7) avrà
inizio un pomeriggio di mostre, incontri, banchetti,letture sulle lotte
delle donne, accompagnati da performance musicali.
Nel corso del
pomeriggio saranno proiettati dei video tra i quali : " il movimento
delle donne in Sicilia negli anni ’70 – ’80" video accompagnato
dall’esposizione della mostra sul movimento delle donne negli anni 70 a
cura di Ambra Mangani, "il corpo delle donne" di Lorella Zanardo e
Marco Malfi Chindemi, proiezione di foto e immagini de "i monologhi
della vagina" lettura dei monologhi di Eve Ensler da parte delle donne
di Palermo.
Che ognun* porti il suo contributo fotografico, cartaceo, video ecc…
Questo
è un modo per non far passare inosservata una data tanto importante,
soprattutto in questo momento storico di revisionismo culturale,
sociale istituzionale,contro un rimodellamento della società  in senso
securitario e oppressivo, in cui la famiglia patriaracale eterosessuale
diventa il nucleo fondante e fondamentale, e in cui i diritti delle
donne, ottenuti con anni di lotte, vengono sempre più messi in
discussione.

Alle 20.00 sarà offerto anche un "gustoso aperitivo"!

Per noi compagne importante è che questa giornata venga svolta allo z, laboratorio politico e autorganizzazione sociale.
 
8 marzo 2010
 
 

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UNA DONNA SU TRE NEL MONDO SUBISCE O HA SUBITO VIOLENZA NEL CORSO DELLA SUA
VITA!
Il 70% DI QUESTE VIOLENZE AVVIENE TRA LE MURA DOMESTICHE!!!


Nonostante questi dati, i governi continuano ad
ignorare la realtà e a strumentalizzare la violenza maschile sulle donne per
approvare leggi razziste, xenofobe, e lesive dei diritti dei/delle cittadini/e,
come il pacchetto sicurezza! Così facendo le istituzioni non soltanto deviano
la discussione e l’attenzione dell’opinione pubblica su temi altri che non
riguardano, né risolvono il problema, ma soprattutto perpetuano un
atteggiamento discriminatorio per le donne, e in questo senso commettono una
violenza di eguale entità, di chi ci uccide, ci stupra, ci costringe a vestire
dei ruoli che non abbiamo scelto, limitando le nostre libertà.


In altri paesi del mondo, e in effetti anche in Europa, e ovunque si siano
sviluppati movimenti di donne e dibattiti sul fenomeno, da anni ormai si parla
di femminicidio.
Per femminicidio si intende qualsiasi violenza sulle donne in quanto donne, e
per questo essa non dipende né dal passaporto, né dalla religione, né dalla
situazione economica, ma è una violenza esercitata sulle donne dagli uomini,
dalla cultura dominante (che è maschile), dalla società, da istituzioni e
legislazioni che sono frutto della cultura patriarcale! Trattasi della costante
situazione di discriminazione a cui le donne sono sottoposte dalle famiglie ai
luoghi di lavoro, dalle concrete azioni quotidiane alle limitazioni poste alla
nostra libertà di scelta.
Slogan quali l’”utero è mio e lo gestisco io”, oggi guardati con un ghigno o
considerati retrogradi, esprimono in poche parole concetti chiave della vita
delle donne: in Italia qualsiasi dibattito politico, partitico o istituzionale
sui diritti delle donne, passa automaticamente attraverso la normazione dei
nostri corpi e la violazione della nostra sessualità; sul controllo dei nostri
desideri e delle nostre scelte; sul mantenimento di un “decoro” imposto sulla
nostra pelle da secoli di cultura maschile, una cultura che vede le donne solo
come mogli e/o oggetti sessuali che DEVONO DARE all’uomo, e la cui sessualità è
vista come complementare a quella maschile ( concezione da cui deriva
l’omofobia, la lesbofobia, la transfobia)!

A
proposito delle aggressioni di stampo omofobo che hanno riempito le pagine dei
giornali e che purtroppo non si esauriscono:
«(…) Questo
tipo di aggressioni rende più evidente il legame di necessità tra fascismo e
sessismo, fascismo uno dei cui fondamenti è rappresentato dal mantenimento violento
del sistema patriarcale di sottomissione di un sesso all’altro. Ma la cultura
patriarcale non si esaurisce nel fascismo, sottende le relazioni tra maschi e
femmine così come le ha strutturate l’eterosistema, quel sistema ideologico
cioè che persegue la normazione dei generi come “complementari” l’uno
all’altro, sistema che quindi non può che combattere ferocemente il lesbismo,
soggettività che lega esplicitamente l’accesso maschile al corpo femminile, che
rifiuta l’obbligatorietà e la naturalità dell’etero-sessualità.(…)»
[1].

 

Siamo stanche di vedere i nostri diritti calpestati e i nostri sogni
spegnersi dentro le mura di casa, spesso insieme alla nostra dignità. Noi non
abbiamo scelto, tocca a noi adesso decidere!
Repressivo e violento è imporci un modello familiare etero patriarcale,
un’istituzione cioè per noi totalizzante e totalitaria, una prassi, inoltre,
che equivale a quel 70% di violenze di cui si è detto prima.
Repressivo e violento è far credere che la nostra sicurezza passa per un
rinvigorimento delle forze dell’ordine, non soltanto perché maggiore controllo
è sempre uguale a maggiore violazione della nostra dignità, ma soprattutto
perché sono proprio loro a garantire la conservazione di questo sistema, e non
di rado, a non riconoscere la violenza e a rinviare a casa chi si rivolge loro
a denunciare il convivente, il padre, il fratello, lo zio, il marito, ecc…
Repressivo e violento è per noi donne, vedere oggi legittimate tutte quelle
ideologie fasciste e razziste che ci vedono come madri della patria,
conservatrici di una razza pura che ci fa paura!
A questo continuo crescendo di leggi, decreti e politiche repressive, si
aggiunge una politica indirizzata alla riduzione dell’informazione e dei
servizi per le donne dovuta al pericoloso crescendo di medici obiettori in
ospedali, farmacie e consultori. Per questo rilanciamo la campagna OBIETTIAMO
GLI OBIETTORI (www.ogo.noblogs.org), e la raccolta di informazioni e dati sulla
presenza degli obiettori e sui disservizi che ne conseguono.

Collettivo Malefimmine

Per info: malefimmine@gmail.com – www.malefimmine.noblos.org –
www.myspace.com/malefimmine

 


[1] Elena
Biagini, Lesbiche che fanno paura. Una mina al sistema-famiglia.
Pubblicato su “In fondo l’Itaglia è tutta qua”. Facciamo Breccia. www.facciamobreccia.org