Vi invitiamo a partecipare alla cena sociale che si terrà domenica 7 febbraio alle 20.00 presso il laboratorio z, per contribuire tutt* alla manifestazione nazionale No Vat del 13 febbraio a Roma.
Dopo la cena proietteremo il film-documentario "Il corpo delle donne" di Lorella Zanardo.
Arrivate numeros* e diffondete questa email!
Sempre in difesa dello Zetalab rioccupato e di tutti gli spazi liberati.
Il collettivo Malefimmine
In basso la piattaforma No Vat 2010
Per maggiori informazioni visitate il sito http://www.facciamobreccia.org/
Per aggiornamenti sul laboratorio z http://www.kom-pa.net/
Il 13 Febbraio 2010 per il quinto
anno scendiamo ancora in piazza contro il Vaticano per denunciarne l’invadenza
nella politica italiana: è infatti uno degli attori che agiscono nelle
complesse dinamiche di potere sottese a un sistema autoritario e repressivo.
L’11 febbraio 1929 i Patti Lateranensi sancivano la saldatura tra Vaticano e
regime fascista, oggi le destre agitano il crocefisso per legittimare un ordine
morale in linea con l’integralismo delle gerarchie vaticane, lo
strumentalizzano per costruire un’identità nazionale razzista e una
declinazione della cittadinanza eterosessista e familista.
Da una parte le
destre criminalizzano immigrate ed immigrati, istigano a una vera “caccia all’
uomo”, li/le rappresentano come la concorrenza nell’accesso alle risorse
pubbliche mentre nessuno affronta il problema di un welfare smantellato e
comunque disegnato su un modello sociale che non c’è più. D’altra parte la
chiesa cattolica legittima esclusivamente questo modello di società, basato
sulla famiglia, sulla divisione dei ruoli sessuali, dove un genere è
subordinato all’altro e lesbiche, gay e trans non hanno alcun diritto di
cittadinanza.
Su un altro fronte, destra moderata e sinistra riformista
attuano il tentativo di procedere ad un’assimilazione selettiva dei soggetti
minoritari sulla base della disponibilità espressa a offrirsi docilmente a
legittimare discorsi razzisti, eterosessisti e repressivi. E’ prevista
l’inclusione solo di quelle soggettività che non mettono in discussione il
potere: c’è un piccolo posto anche per gay, lesbiche e trans e per altre figure
della diversità, purché confermino l’ordine razzista, sessista e repressivo.
In questo quadro, nel movimento lgbtq, abbiamo assistito alla comparsa di
“nuovi” soggetti che ne usano le parole d’ordine per produrre un ribaltamento
della realtà: a protezione delle soggettività supposte deboli pongono i loro
carnefici. Chi legittima questi “nuovi” soggetti, contribuisce a produrre un
ulteriore spostamento a destra, a normalizzare la presenza delle destre
radicali nel dibattito pubblico.
Fuori da queste lotte interne al potere,
dobbiamo constatare la diffusa e asfissiante presenza di un’etica cattolica, un
modello di politica che propone come uniche alternative di “rinnovamento” il
moralismo e il giustizialismo. Sappiamo che se oggi il Vaticano appare meno
interventista è solo perché non ne ha bisogno: già nel nostro paese possiede il
monopolio dell’”etica” che abbraccia indistintamente governo e opposizione
parlamentare che fanno a gara – come sempre – ad inginocchiarsi all’altare del
giustizialismo e del buonismo ipocrita.
Respingiamo il tentativo di
espropriare anche i movimenti di lesbiche, gay, trans e femministe, di
categorie fondamentali quali l’antifascismo, altrimenti l’ambiguità politica
finirebbe per rendere le nostre soggettività complici di quest’ordine morale e
politico che concede una legittimazione vittimizzante e minoritaria in cambio
dell’assuefazione alla repressione.
Contrastiamo questo potere che, dove non
addomestica, reprime e, attraverso l’ordine morale vaticano, assume dispositivi
di disciplinamento e controllo sociale che negano qualunque tipo di
autodeterminazione: l’autodeterminazione sociale ed economica dei e delle
migranti, l’autodeterminazione dei corpi e degli stili di vita di donne, gay,
lesbiche e trans, ogni percorso di autorganizzazione, di dissenso e di
conflitto.
Denunciamo che quando il processo di addomesticamento non si
compie viene utilizzato il carcere, il CIE (centri di identificazione ed
espulsione), la repressione, la paura, la noia, la solitudine, l’intimidazione
e la criminalizzazione per neutralizzare gli elementi di dissenso non previsti
e non gestibili: migranti, movimenti, studenti, lavoratori e lavoratrici,
disoccupati/e.
Riaffermiamo che antirazzismo, antifascismo, antisessismo sono
lotte, necessarie l’una all’altra, da condurre anche contro l’uso strumentale
delle libertà di donne e lgbt per rafforzare e legittimare un modello razzista.
Portiamo in piazza i nostri percorsi di autodeterminazione nell’acutizzarsi
della crisi economica e dello smantellamento dello stato sociale – in
particolare della scuola e dell’università – che tanto spazio lascia alle
imprese private e confessionali.
Riaffermiamo le diversità e le differenze
sociali, sessuali, culturali, contro l’identità nazionale razzista e
eterosessista che ci vogliono imporre e contro l’ordine morale vaticano.
Portiamo in piazza i nostri percorsi di liberazione per ribadire la nostra
volontà di agire nello spazio pubblico per produrre trasformazione sociale e
culturale.